Recensione. Il capodanno diventa thriller con “Il gioco della notte” di Camilla Läckberg
La notte di capodanno è da sempre una delle tradizioni più sentite al mondo, c’è chi festeggia, chi ad ogni secondo che scorre in quel countdown sullo schermo vorrebbe scomparire sempre di più o chi sogna nuovi capitoli e nuove avventure. Nelle fantasie della scrittrice svedese Camilla Läckberg, invece, la notte di San Silvestro potrebbe diventare un’occasione per poter cancellare il passato frantumando traumi e dolori sotto un cumulo di macerie congelate dal gelo di Stoccolma. La regina scandinava del giallo/thriller ne “Il gioco della notte” racconta la storia tormentata di quattro amici dell’alta borghesia che festeggiano insieme l’arrivo del nuovo anno. Sonda i sentimenti più nascosti e mostra l’inclemente realtà dei figli di una società classista e viziata che si nasconde dietro le maschere della più imbellettata ipocrisia.
I giovani Max, Liv, Anton e Martina attendono l’arrivo del catering nella lussuosa villa sita di fronte a quella in cui si trovano i loro genitori. Fin da subito si evidenzia, con lo stile minimalista tipico della cultura nordica, un rancore latente provato da ognuno dei ragazzi presenti. “abbiamo sempre fatto tutto in quattro…perché eravamo i più rovinati. Perfetti e funzionanti all’esterno, ma tristi e danneggiati dentro”. Si toccano delicatamente, quasi come a sfiorarli, temi dolorosi come la violenza domestica, la pedofilia e le menzogne familiari. La scrittrice non scandaglia gli abissi dei precedenti argomenti, anzi, li descrive con un linguaggio parsimonioso. Al contrario, si sofferma sull’odio partorito da essi.
Gli adolescenti iniziano a giocare ad un monopoli un po’ differente: ad ogni proprietà calpestata equivale un obbligo o una verità. Si va avanti tra eccessi di alcol e pasticche per silenziare le parole ferme in gola, fino a quando, a pochi minuti dalla mezzanotte, i segreti vengono a galla e la falsa felicità degli adulti che, ignari, continuano i loro bagordi nell’altra abitazione, scoppia come una bolla di sapone. Non c’è via di scampo, il disprezzo insito nelle anime indolenzite dei ragazzi deflagra come un ordigno di guerra nascosto da secoli sotto terra. Si legge il racconto fino agli ultimi capitoli con il dubbio sulla sua decantata natura thriller. Si voltano le pagine e si continua a riflettere sulla verità, sulla ridicola e triste vita condotta da queste famiglie alto borghesi claudicanti, bugiarde, finte e disgustosamente sprezzanti.
All’improvviso, quasi allo scoccare della mezzanotte, eccolo. L’elemento thriller deflagra insieme ai fuochi d’artificio che colorano il gelido lago ai piedi delle ville. Ogni minuti che passa segna l’inizio della fine. Il rumore dei giochi pirotecnici e il vento pungente coprono il fragore della vendetta. A seguire un boato, colonne sgretolate, sirene di ambulanze e della polizia ma mai nessun rumore è stato così calmo, silenzioso e appagante per i quattro giovani. In una notte che tutto svela e tutto nasconde, si percepisce l’afflizione per una vita trascorsa a nascondere scheletri in un armadio ormai saturo.
Un racconto lungo da leggere sicuramente nella notte più famosa dell’anno. Perfetto per chi non ama il thriller crudo e sanguinoso ma accoglie piacevolmente l’intrigo.Il libro tratteggia i contorni di una facciata putrida ma perfettamente abile nel dissimulare una limpida parvenza di normalità.La notte di capodanno, soprattutto in questo caso, simboleggia la fine di un capitolo fetido e sporco e sottolinea la potenza di un risentimento. Molto probabilmente la scrittrice ha volutamente inserito l’episodio thriller alla fine del libro, facendolo coincidere con la mezzanotte. Una dura prova per la scrittrice magistralmente superata facendo intendere chiaramente le sue intenzioni letterarie. “Il gioco della notte” non colpisce ma lascia l’amaro in bocca. Non approfondisce ma fa comprendere. Non descrive ma fa immaginare. Non ferisce ma fa male.