Recensione de “La Sirenetta”: le modifiche del live-action di Rob Marshall
Il live action de La Sirenetta è al cinema da qualche giorno ed è subito riuscito a spaccare il pubblico in due: tra chi apprezza il nuovo adattamento della storia di Ariel e chi proprio non tollera tutto quello che non rispecchia il cartone animato che ha dato inizio al Rinascimento Disney, a partire dalla pelle di Halle Bailey o dal doppiaggio italiano di Sebastian ad opera del cantante Mahmood.
Uscito nel 1989, l’adattamento in cartone animato del racconto di Hans Christian Andersen ha conquistato diverse generazioni di grandi e piccini non solo per la magia dell’oceano, per la simpatia degli amici animali o per a classica storia d’amore: è stato uno dei primi Disney a raccontare la storia di un’emancipazione femminile, quella dell’adolescente principessa del mare Ariel che si ribella contro suo padre e fa le sue scelte.
Dal 2019, con l’annuncio della cantante e attrice Halle Bailey nel ruolo di protagonista, il film di Rob Marshall (Chicago, Memorie di una Geisha, Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare) è stato accusato di voler eccessivamente modernizzare la storia di Andersen (di cui però la versione Disney è già un modificatissimo riaddattamento) sulla scia del politically correct. Dopo cinque anni di lavoro e un budget tra 150 e i 200 milioni, il regista è riuscito nel suo intento?
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Nonostante le versioni iperrealistiche degli animali parlanti – il pesciolino Flounder, il granchio Sebastian e il gabbiano, anzi qui gabbiana Scuttle – che perdono la magica simpatia e tenerezza che li ha resi tanto amati nel cartone animato – lascino un po’ turbati o delusi, dalle reazioni di pubblico e stampa sembra che Marshall abbia saputo ben affrontare la colossale sfida tecnica di mettere in scena il mondo sottomarino. L’universo delle sirene in live action si rivela – seppur molto più buio – magico come quello del cartone animato.
Per fortuna la storia rimane sostanzialmente la stessa del cartone animato (che, ripetiamo differisce già da quella del racconto originale in cui il principe sposa un’altra e Ariel perde la vita trasformandosi in schiuma), ma nel live action de La Sirenetta possiamo notare varie modifiche per modernizzare l’opera, a partire da nuove canzoni.
Il Principe Eric ha ora diritto al suo assolo, intitolato Acque inesplorate, per cantare i suoi desideri, così come Ariel fa con il suo mitico Parte del tuo mondo. Questa sequenza contribuisce a caratterizzare meglio il personaggio del principe piuttosto insipido nel cartone animato: Eric, interpretato da Jonah Hauer-King, ha una vera personalità ed esprime i propri sentimenti. Come Ariel, anche lui soffoca sotto la pressione familiare nella corte dell’isola immaginaria dei Caraibi ed ha uno spiccato gusto per l’avventura.
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La storia de La Sirenetta è tutta incentrata sui temi dell’accettazione dell’altro, del confronto e della bellezza del vivere insieme. Questa versione cinematografica, guidata da una sirena nera, eredita il messaggio di appello alla tolleranza e suona come un’ode alla mescolanze delle culture.
Dopo tutte le critiche e le “preoccupazioni” dei più accaniti fan, la pelle non diafana di Ariel non stona affatto in questa versione ambientata in un’isola dei Caraibi e in cui le sorelle di Ariel hanno tutte tratti somatici completamente diversi tra loro – sono comunque le figlie dei Sette Mari, ognuna orfana di madre.. ma questa è un’altra storia) e la Regina Selina, madre del principe inventata dal regista, è interpretata da Noma Dumezweni.
Le discrete modifiche apportate durante il film riflettono i cambiamenti nella nostra società. A partire dal Re Tritone (Javier Bardem), che spiega il suo odio per gli esseri umani dal disastro ecologico di cui sono responsabili e che ha un forte impatto sul mondo sottomarino. Il vero grande duo del film non è quello che la Sirenetta forma con il suo famoso principe, ma la coppia padre-figlia che Ariel compone con suo padre. Intriso di contraddizioni e orgoglioso di aver portato in scena la propria battaglia per la salvaguardia degli oceani, Javier Bardem è irresistibile nel ruolo del papà-chioccia falsamente autoritario, che vede la sua «piccola» sfuggirgli per raggiungere un mondo che lo disgusta.
Dal canto suo, nel film Ariel affronta il passaggio all’età adulta in modo più consapevole – seppur la vera causa per cui è pronta a sacrificare tutto è l'”amore” per un ragazzo conosciuto, anzi visto qualche giorno prima. Però la Sirenetta del live-action sembra realizzare meglio ciò a cui rinuncia (la sua identità di sirena) e chiedersi se stia prendendo la decisione giusta. Anche se perde momentaneamente la voce, Ariel non è un personaggio che subisce l’azione: sceglie il suo destino e combatte al fianco di Eric per sconfiggere la strega Ursula.
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Interpretata (con fin troppa dolcezza e simpatia secondo i più critici) dalla brillante Melissa McCarthy, l’iconica villaine sembra rimanere fedele alla sua versione animata, disegnata prendendo ispirazione da Harris Glenn Milstead, meglio conosciuta come la drag queen Divine, purtroppo deceduta poco prima dell’uscita del cartone animato nelle sale cinematografiche.
L’ultimo grande cambiamento riguarda la fine del film. Rob Marshall trasforma il matrimonio tra Ariel e Eric in una scena di riconciliazione tra il popolo umano e marino, con una grande festa in pieno stile disneyano. I saluti finali accompagnano la partenza all’avventura dei neosposi uniti dal desiderio di libertà e dalla curiosità per il resto del mondo.
Il live-action de La Sirenetta potrebbe terminare dunque con la formula: “E vissero felici e… esplorarono il mondo“. Al futuro si penserà dopo.