Recensione. “Atlas”: poche idee, tanto spettacolo
Poteva andare meglio ma poteva andare peggio, molto peggio. Si potrebbe riassumere così il giudizio a caldo dopo aver visto “Atlas“, sci-fi targato Netlifx uscito il 24 maggio sulla celebre piattaforma streaming.
Tranquilli, non andremo oltre nel raccontare la trama e non faremo spoiler.
Protagonista della pellicola è Jennifer Lopez che veste i panni di Atlas Shepard, una brillante analista di dati che, in un futuro distopico governato dall’intelligenza artificiale, dove le macchine si stanno sostituendo agli esseri umani tanto da costringerle a una connessione interneurale per sviluppare un rapporto di simbiosi e armonia, diffida di loro e fa ciò che può per limitarne l’utilizzo. Harlan (cui presta il volto Simu Liu) è una macchina ribelle, sofisticata e sviluppata al punto da possedere una propria coscienza da leader rivoluzionario. La sua missione è far governare l’AI a discapito della razza umana e, essendo per tale scopo un ricercato nelle varie galassie conosciute ed esplorate, si nasconde nei meandri di pianeta in attesa dello scontro con chi è incaricato di stanarlo e metterlo fuori uso.
A comporre il cast troviamo Simu Lio, Sterling K. Brown, Gregory J. Cohan, Abraham Popoola, Lana Parrilla, Mark Strong.
Il tema dell’intelligenza artificiale è quanto mai attuale e dibattuto. Nel 2023 è stato senza dubbio tra quelli più discussi dalla comunità internazionale, talmente influente da essere analizzato in quasi tutti gli aspetti della vita umana: da quello sociale a quello economico, da quello culturale a quello medico. La scienza, così come la filosofia, ha posto interrogativi tecnici ma anche etici e morali, per lo più rivolti alla comprensione del fenomeno e ad una determinante ricerca dell’equilibrio tra l’uomo e la macchina. Un argomento delicato sul quale il confronto non può più essere rimandato, però.
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Quel futuro, che solo pochi decenni fa ritenevamo essere estremamente lontano da noi, lo stiamo vivendo appieno e, in considerazione della rapida progressione tecnologica che ha preso piede, c’è da scommetterci che da qui a pochi anni, se non mesi, l’impatto dell’intelligenza artificiale sulle nostre vite sarà enorme e forse controverso. Ma quei dubbi che la scienza ora si pone, e che Atlas cerca di fare propri costruendoci attorno una trama interessante ma estremamente derivativa e tutt’altro che originale, sono gli stessi che Isaac Asimov professava negli Quaranta con le tre “Leggi della Robotica“.
- Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno;
- Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge;
- Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.
Non a caso è proprio Asimov a essere citato all’inizio dello sci-fi Netflix. Il film del regista Brad Peyton (San Andreas, Rampage – furia animale, Viaggio nell’Isola Misteriosa) non brilla per originalità, ma è comunque un prodotto piacevole e dal ritmo sostenuto, a tratti assimilabile a un videogioco e certamente frizzante e divertente. Come sottolineato, non aspettatevi il nuovo capolavoro del genere e neanche una novità tale da farvi sobbalzare dal divano. Il lungometraggio lancia l’allarme sulle possibili – prevedibili? – conseguenze nefaste della ricerca di indipendenza e autonomia da parte dell’intelligenza artificiale nel rapporto con i suoi creatori, cioè gli esseri umani.
Una trama semplice che poteva essere futuristica o vagamente curiosa qualche decennio addietro. Negli anni di prodotti simili ne sono usciti numerosi e con alterne fortune, focalizzarsi sul topic odierno per dare vita a un film che di forma ne ha molta ma di sostanza neanche tanto risulta una scelta di comodo, più limitante che un valore aggiunte. Oltre al ritmo che non consente allo spettatore di non distrarsi praticamente mai, menzioni di rilievo sono per gli effetti speciali le ambientazioni dove gli eventi si svolgono.
Un film senza infamia e senza lode, insomma, che non entusiasmerà gli amanti del genere che dovranno però dargli una possibilità. Ma guai ad approcciarvi con aspettative alte, ne rimarreste delusi.
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