Recensione – “30 anni in un giorno”: perché il docufilm su Ligabue va visto al cinema
Dal 20 marzo arriverà nelle sale italiane il docufilm musicale 30 anni in un giorno – Campovolo 2022 sulla carriera di Luciano Ligabue, realizzato dal maestro italiano del videoclip di Marco Salom.
Il 15 marzo a Roma abbiamo avuto l’occasione di partecipare all’anteprima stampa e condividere la prima visione assoluta con lo stesso Ligabue in prima fila (che vedeva l’opera per intero per la prima volta).
Perché no?
30 anni in un giorno è stato realizzato durante la preparazione del grande concerto nella Rfc Arena di Campovolo (il quarto nella carriera del cantante di Correggio) che si è tenuto nel 2022 per festeggiare l’importante anniversario. Fil rouge dell’evento e dunque del film è “30+2“: infatti la grande festa era prevista nel pieno dell’emergenza da Covid-19. Ed è proprio la paralisi lunga tre anni che ha portato Luciano a scrivere la sua prima autobiografia È andata così – Trent’anni come si deve: “Non potendo guardare avanti” dice “ho guardato indietro e ho fatto i conti con il passato“.
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D’altronde nella sua lunga carriera -iniziata tardi dopo una breve gavetta- Ligabue non si è mai tirato indietro di fronte ai più svariati modi di esprimersi: la regia del film Radiofreccia, la scrittura di un musical a partire dalle sue canzoni o ancora la creazione di un balletto sul suo repertorio. “Le cose che ho fatto sono spesso nate da un perché no?” – racconta soddisfatto della “leggerezza e passione nella mia risposta“.
Amici e ricordi
Su quel palco diventato quasi un tutt’uno con la sua identità, il re del rock italiano (che in realtà non bada molto alle definizioni di genere come a chi ribatte che il suo sia uno stile pop o della canzone d’autore) ha riunito tutti i membri delle tre band che lo hanno accompagnato nei vari anni. La banda, I ClanDestino e I Campovolo si alternano nei brani e nei ricordi e aneddoti del film durante l’allestimento dello spettacolo o nella tenuta di campagna “Lusiana”. Come a chiudere un cerchio apertosi nel primo studio di registrazione in cui incisero Buon Compleanno Elvis tra rane sul mixer e canto delle rondini.
Tra i tanti musicisti e tecnici riuniti mancava però qualcuno: il ricordo di Luciano Ghezzi, lo storico bassista di Luciano morto improvvisamente a 56 anni nel 2020, è però molto presente nel docufilm. Fra i tanti racconti e video, il cantante lo definisce “equilibratore: sapeva sempre come rimettere le cose a posto“.
I duetti
A parlare di e con Ligabue si alternano non solo i membri delle band, ma anche quelli del suo team e suo fratello Marco. Ma sul palco di Campovolo 6 amici con cui ha realizzato indimenticabili duetti. Prima di tutto Loredana Bertè con cui canta Ho smesso di tacere, brano scritto da Liga per una delle paladine dei diritti delle donne che approfitta dell’occasione per un annuncio contro la violenza di genere. Poi Elisa, l’unica artista con cui abbia collaborato non due ma ben tre volte: Gli ostacoli del cuore, A modo tuo e Volente o nolente. Insieme ripercorrono il loro legame umano ed artistico: “mi sento spiata nell’anima” rivela Elisa riguardo le parole delle canzoni scritte per lei.
Poi Eugenio Finardi, uno dei primi a credere nella voce e nel modo di scrivere di Ligabue simile a “un rock dell’America di mezzo“, dice. Il primo concerto apriva proprio un appuntamento live di Finardi e fu anche grazie a lui se l’album d’esordio venne prodotto. Sul palco dell’Rfc Arena condividono Musica Ribelle. Subito dopo è la volta di Mauro Pagani con cui racconta la breve gavetta e canta Il mio nome è mai più.
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Ben diverso è stato l’approccio tra Luciano e il giovane Gazzelle. Nel sovraffollato mondo dello streaming secondo Liga “La musica buona o che in qualche modo ha a che fare con te, trova sempre il modo di raggiungerti. E Gazzelle mi aveva già raggiunto” quando quest’ultimo aveva pubblicato un video su Instagram con una versione personalizzata di L’amore conta. Di nuovo colpito, non ha esitato a chiedergli di cantarla insieme a Campovolo.
Infine, ma di certo non per ordine di importanza, Francesco De Gregori che si dice fiero e felice di essere stato “fonte di divertimento e di ispirazione per un artista come Ligabue“. Mentre Luciano lo ringrazia per aver reso migliori le nostre vite con la sua musica ed arte. E insieme ci regalano una strepitosa versione di Buonanotte all’Italia e di Alice.
Una dedica da e a Luciano
Il concerto di Campovolo 2022 si presenta come un regalo ai fan con cui Ligabue li ringrazia per avergli donato “una vita bellissima”. Così in questo docufilm musicale si possono ascoltare le recentissime versioni live -intrecciate a video delle primissime esibizioni- di brani come Non cambierei questa vita con nessun’altra, Ballando sul mondo, Non è tempo per noi, Ho messo via e I “ragazzi” sono in giro.
E ancora Io in questo mondo, Il giorno dei giorni, Cosa vuoi che sia, Tra palco e realtà, Luci d’America. Infine i successi che hanno consacrato Ligabue al mito: Certe notti e Urlando contro il cielo.
“Non è vero:” – ammette al regista a fine proiezione – “Trent’anni in un giorno non ci stanno: fortunatamente c’è tanto altro di cui ho goduto“.
Le interviste presenti nel docufilm sono state girate in una giornata uggiosa – che richiede gli occhiali da sole per non corrucciare la fronte – che si illumina al tramonto. Ma il tramonto di Campovolo non va inteso come un’epico finale, anzi magari come il momento magico che apre una notte di live in cui emozionarsi e ballare ancora per molto. Su questo vertono gli auguri di tutti i partecipanti del film al grande artista nella sezione intitolata Caro Luciano…
Un film da cinema
Come tanti docufilm musicali, quello su Ligabue è un bel viaggio tra canzoni, aneddoti e confessioni. Una formula ben nota agli appassionati del genere o a chi ha già guardato un concerto dei più grandi artisti italiani in uno speciale televisivo: parenti, collaboratori, musicisti, colleghi e fan. E gli immancabili siparietti comici che sottolineano la complicità che pian piano si instaura tra regista ed artista e come quest’ultimo sia a disagio vestendo i panni dell’attore sul set.
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Ma Trent’anni in un giorno – Campovolo 2022 è un film da guardare al cinema. Anzi, un’esperienza da vivere al cinema. Per le immagini di dimensioni simili a quelle dei maxischermi nei live. Per l’acustica che a casa, in macchina o in cuffia non avresti mai. Per il pavimento che vibra insieme alle corde o alla batteria invitandoti a battere il tempo con il piede. Per la sensazione che la musica esca da tutti i pori e ti attraversi, tenendoti sospeso a mezz’aria tra le note.
Per i battiti che accelerano e i polmoni che si dilatano. Per la consapevolezza che sta succedendo all’unisono anche agli altri spettatori. Per la testa che muovi a ritmo sullo schienale della poltroncina e la voglia di cantare. per poi ritrovarti spontaneamente a farlo ma tranquillizzato dal fatto che neanche tu senti la tua voce. Perché tanto tutti gli occhi sono incollati allo schermo e le orecchie a proprio agio nella musica concentrate a catturare ogni dettaglio così amplificato.
Per la naturalezza con cui qualcuno si ritrova ad alzare le braccia, urlando contro il cielo o meglio contro il soffitto della sala. Per le mani che hanno voglia di applaudire e di battere a tempo.
(Soprattutto se qualche fila più sotto lo stesso Ligabue sta guardando il film insieme a te).