Raffaello 1520-1483, dalle Scuderie del Quirinale alle porte virtuali dei social network
“Qui riposa Raffaello, da cui, finché visse, la natura temette d’esser vinta, ed ora che egli è morto, teme di morire con lui”
Il 6 aprile 1520 a Roma, mentre si svolgeva il processo formale contro Lutero che portò alla sua scomunica, moriva Raffaello. Era un Venerdì Santo come il giorno della sua nascita, e coincise con un crollo nel palazzo pontificio che spinse a interpretare questi eventi come “segni” del cielo e oscuri presagi (Zuccari 1986).
La città sembra fermarsi nella commozione e nel rimpianto, mentre la notizia si diffonde con incredibile rapidità in tutte le corti europee. Proprio da qui, dalla suggestiva riproduzione della tomba al Pantheon e dall’epitaffio, scritto da Pietro Bembo, ha inizio la mostra organizzata per celebrare il 500esimo anniversario dalla morte di Raffaello Sanzio (1483, Urbino – 1520, Roma). Un sorprendente viaggio a ritroso, ideato da Matteo Lafranconi, direttore delle Scuderie del Quirinale e curatore, che parte dall’apice della sua arte, per arrivare agli esordi, ponendo per fine la vera nascita del Divino Raffaello.
Tra gli eventi più attesi del nostro secolo, con più di 60mila prevendite acquistate già da febbraio da ogni parte del mondo, la mostra, inaugurata con una cerimonia ufficiale dal capo dello Stato Sergio Mattarella e dalle più alte cariche istituzionali, insieme ai rappresentanti dei principali Paesi esteri che hanno dato il loro apporto, a causa del decreto emanato per contenere il propagarsi dell’epidemia è stata aperta al pubblico per soli tre giorni, a partire dal 5 marzo.
La mostra si concentra in particolare sul periodo romano del grande artista, che gli permise di venire a contatto con le cariche più alte dell’epoca, ottenendo commissioni così prestigiose da consacrarlo ad artista di grandezza ineguagliabile e leggendaria, tanto da renderlo immediatamente oggetto di un processo di divinizzazione, mai veramente interrotto.
L’esposizione è stata realizzata dalle Scuderie del Quirinale insieme alle Gallerie degli Uffizi, con la curatela di Marzia Faietti e Matteo Lafranconi. Hanno contribuito anche Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro. Hanno collaborato al progetto, inoltre, la Galleria Borghese, il Parco Archeologico del Colosseo e i Musei Vaticani. La mostra ha riunito per la prima volta oltre 200 capolavori tra dipinti, disegni, arazzi, progetti e lettere provenienti dai 52 musei tra i più importanti d’Italia e del Mondo. Approvata dal Comitato Nazionale appositamente istituito dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini per la celebrazione, avrebbe dovuto costituire l’apice delle celebrazioni mondiali dedicate all’artista.
Le Scuderie del Quirinale aprono, così, le “porte virtuali” della mostra su Raffaello, attraverso i social e con un canale YouTube interamente dedicato. Con l’hashtag #RaffaelloInMostra le Scuderie mostrano video-racconti e passeggiate virtuali all’interno delle sale per ammirare alcune tra le più belle opere esposte. #RaffaelloOltreLaMostra è invece l’hashtag con cui sarà possibile prendere parte ad approfondimenti, al racconto dell’allestimento, al dietro le quinte e a racconti di esperti.
Si potrà partecipare virtualmente anche agli incontri ospitati a Palazzo Altemps prima dell’apertura al pubblico dell’esposizione, così da ascoltare il racconto dei curatori e di alcuni tra i maggiori studiosi italiani. Da Silvia Ginzburg, che affronta il tema della giovinezza di Raffaello, ad Antonio Natali, che racconta il periodo fiorentino del pittore, fino ad Alessandro Zuccari, che ne approfondisce l’attività nella Capitale.
La serie, introdotta dalla curatrice Marzia Faietti con Qualche ragione, tra le tante, per amare Raffaello, partirà con Matteo Lafranconi con La morte di Raffaello. A seguire, i co-curatori Francesco Di Teodoro e Vincenzo Farinella approfondiranno la Lettera a Leone X, il progetto di Villa Madama, il rapporto di Raffaello con l’antico, con i suoi committenti e gli anni della gioventù. Infine, lo studioso Achim Gnann presenterà una riflessione su Raffaello e Giulio Romano.
Tra i musei esteri che hanno collaborato attraverso i prestiti si annoverano: il Louvre, la National Gallery di Londra, il Museo del Prado, il Museo Nacional de Artes decorativas di Madrid, la National Gallery of Art di Washington, il Metropolitan Museum di New York, l’Albertina di Vienna, il British Museum, la Royal Collection, il Ashmolean Museum di Oxford, le Musée des BeauxArts di Strasburgo e altri; mentre tra i prestatori italiani troviamo le Gallerie degli Uffizi, Galleria Borghese, le Gallerie Nazionali d’Arte Antica, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, il Museo e Real Bosco di Capodimonte, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e la Fondazione Brescia Musei.