Iron Maiden, 43 anni fa l’esordio: uno schiaffo al punk londinese
Iron Maiden’s gonna get you, no matter how far!
Compie oggi quarantatré anni l’omonimo album d’esordio degli Iron Maiden, emblema della primordiale era dell’heavy metal britannico e autentico masterpiece che ancora oggi, a distanza di tutto questo tempo, suona fresco e originale come quel 14 aprile del 1980. Il ritornello della title track “Iron Maiden” sembra profetizzare l’impetuoso successo di una band che, dopo quattro decadi sulle spalle, continua a entusiasmare vecchie e nuove generazioni come un libro datato e polveroso, ma ancora accattivante e in grado di trasportarci in un altro mondo, quello che noi amiamo, quello delle emozioni incondizionate provocate dal nostro genere musicale preferito.
Un disco che ha letteralmente stravolto i canoni della musica punk del tempo, rinnovando un genere come l’heavy metal e dando ampio respiro a un filone come il progressive che fino a quel momento viaggiava su binari standardizzati e sicuri
Siamo nella Londra del 1980. Scordiamoci l’indie e il pop. Scolleghiamoci dall’idea che abbiamo della metropoli cosmopolita contemporanea e sintonizziamoci con il passato. La primissima volta che ho ascoltato il disco, sono stata immediatamente trasportata a Camden Town, nel suo affollato mercato alternativo pieno di musica, tipi strambi e negozi di anfibi e tatuaggi. Lo scenario che mi si prefigurava quindi era il più completo trionfo del punk e di band come The Clash e Sex Pistols e una gioventù di irriverenza e sregolatezza al loro seguito.
Piccola nota a margine: il 1980 è anche l’anno d’uscita di Sandinista! quarto album in studio dei The Clash. Il titolo trae origine dalla rivolta dei guerriglieri sandinisti del Nicaragua avvenuta nel 1979, durante la quale era stato destituito l’allora presidente Anastasio Somoza Debayle. In particolare, si trattava di una critica rivolta al tentativo della leader del partito conservatore britannico, Margaret Thatcher, di abolire l’uso del termine “sandinista” perché provocatorio e inadeguato.
Leggi anche: Jesus Christ Superstar, l’opera rock compie 50 anni e conserva intatto il suo messaggio dirompente e provocatorio
A giugno dello stesso anno viene pubblicato il singolo “Sanctuary”, originariamente non incluso nell’edizione europea dell’album. La copertina – guarda caso – raffigurava Eddie che brandiva un coltello sulle spoglie del primo ministro inglese Margaret Thatcher, generando fior di polemiche e censure. Eddie “The Head“, trovata geniale del disegnatore Derek Riggs, trionfo iconoclasta di Steve Harris, Dave Murray, Paul Di Anno, Clive Burr e Dennis Stratton, la prima line up della band. Un simbolo diventato ben presto effige del gruppo inglese, dai più emulato ma mai con altrettanto successo. Gli Iron Maiden, infatti, prima di altri illustri colleghi, furono in grado di cogliere l’importanza dell’immagine e del merchandising. Meglio di loro, forse, solamente i Kiss.
L’otto novembre, viene pubblicato il singolo “Women in Uniform” la cui copertina raffigura nuovamente la Thatcher, questa volta armata di mitra e in attesa di vendicarsi di Eddie che cammina indisturbato assieme a due prostitute.
Se da un lato l’ascesa della band appare ostacolata dal punk che imperversava a Londra in quegli anni, dall’altro ne riprende i toni irriverenti e – soprattutto in Iron Maiden – lo spirito di ribellione che si respira in tutti i brani dell’omonimo disco d’esordio
Con tanta fatica e un solo EP autoprodotto alle spalle (The Soundhouse Tapes), finalmente nel 1979 una delle copie di “Prowler” finisce nelle mani giuste, ovvero in quelle del manager Rod Smallwood che sancisce e ufficializza l’ingresso della band nella New Wave Of British Heavy Metal. Di lì a poco i Maiden si trovano a suonare come spalla ai Motörhead e al loro primo concerto al Marqee Club di Londra. Freschi di pubblicazione dei singoli “Running Free”, “Phantom Of The Opera”, e “Iron Maiden”, la band cavalca l’onda del successo e della notorietà ottenuta. Segue ben presto il primo tour ufficiale, il Metal for Muthas Tour e Europe 80, in cui ebbero l’occasione di aprire il British Steel Tour dei Judas Priest.
Fin da subito le sonorità della band appaiono chiare, così come i rimandi alla storia, alle leggende e alla letteratura, nonostante manchino ancora un paio d’anni prima dell’arrivo del cantante Bruce Dickinson. Lo testimoniano le atmosfere sofferte di “Remember Tommorrow”, brano dedicato alla scomparsa del padre di Paul Di’ Anno, “Running Free”, l’immancabile grido di libertà della band, la ballata “Strange World” tratta da un mondo fantastico immaginato da Steve Harris e tante altre.
Di una band con 45 anni di carriera musicale alle spalle ci sarebbe tanto da raccontare e da interpretare, ma preferiamo celebrare il quarantesimo anniversario di Iron Maiden semplicemente immergendoci in un’altra epoca grazie all’ascolto della loro musica perpetua e incorruttibile.