Letture in viaggio: il ritorno di Pino Cacucci con “L’elbano errante”
Il 31 maggio è uscito l’ultimo romanzo di un mostro sacro della letteratura italiana moderna. Pino Cacucci. Il suo mattone “L’elbano errante”, edito da Mondadori, è un mix di storia, amore, guerra, religione.
Le quasi mille pagine sono in pieno stile cacucciano. Particolari a non finire. Descrizioni dettagliate. Nozioni storiche da far impallidire Barbero. E una conoscenza di alcune materie veramente difficile da trovare altrove. Come nel caso dell’arte della guerra e del duello.
Cacucci sembra aver vissuto quel XVI secolo che racconta. Sembra aver accompagnato veramente Lucero dall’isola d’Elba in giro per l’Italia e oltre i suoi confini arrivando in Spagna, in Ungheria, oltre oceano. Tramite la sua penna fa immergere il lettore negli anni dello scontro di civiltà che ha cambiato radicalmente le idee dell’Europa.
La difesa dei confini, delle tradizioni, della famiglia contro il nemico proveniente da oriente. Quegli arabi che permisero agli europei di avere coscienza di sé in quanto diversi da loro. L’idea di Europa e di europeo nasce proprio nel 1500. Con Machiavelli che batté la strada agli illuministi due secoli più tardi.
Il libro di Pino Cacucci è un libro, almeno inizialmente, di chi cerca vendetta e giustizia. Mettendo a repentaglio la propria vita. Non è più Jules Bonnot, protagonista di “In ogni caso nessun rimorso”, né tantomeno i soldati irlandesi che si arruolarono con i messicani contro gli americani in “Quelli del San Patricio”.
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Qui i protagonisti sono altri tipi di ultimi. Erano persone felici nella loro semplicità. Nel vivere la loro isola, la loro terra e il loro mare. E la vita gli è stata strappata. Non sono andati a cercarsi rogne con rapine o guerre mercenarie. Ma come gli altri protagonisti dei romanzi dello scrittore piemontese anche loro sono vittime di soprusi. Di violenze da chi è più in alto nella scala gerarchica della vita.
I cattivi sono i giannizzeri, i pascià, le matrone dell’harem. Non sono industriali avidi o ufficiali che fanno del nonnismo la propria ragione di vita.
Cacucci porta il lettore a scoprire l’Italia e il mondo arabo del ‘500. Con una dovizia di particolari tipica del suo stile letterario. Un passaggio continuo alle vite parallele dei due protagonisti che si sono visti strappare l’uno dall’altra.
Quasi mille pagine per un romanzo da leggere tutto d’un fiato. Abbandonandosi alla storia. Perché come sempre l’autore parte dalla verità, dalla realtà, dai fatti veramente accaduti. Romanzando il tutto. Ma con una capacità che i dialoghi e le relazioni sembrano essere veritieri.
Un viaggio da affrontare in compagnia di “un soldato di ventura e del suo giovane amico Miguel de Cervantes”. Perché Lucero, alla ricerca della sorella, incontrerà proprio il poco più che ventenne futuro scrittore di “Don Chisciotte”.
Consci del fatto che “il sole si muterà in tenebra, e la luna in sangue”. Il Rinascimento è anche questo. La cavalleria non è morta tra queste pagine.