Un Piano B per guardare al futuro: Cristallo canta emozioni e speranze nel nuovo ep
Quante volte nel corso degli ultimi mesi ci siam trovati a dover pensare ad un “Piano B”? Il nuovo EP di Cristallo, all’anagrafe Francesca Pizzo, nasce così, frutto di tutte le difficoltà che quest’anno ci siamo trovati ad affrontare. Il filo conduttore che intercorre tra le cinque tracce dell’EP è legato al confronto con l’altro, alle relazioni e al concetto di prossimità e fa perno sul binomio presenza/assenza.
Guardarsi nella proiezione che l’altro ha di noi tentando di farla nostra; la possibilità di prendersi il giusto tempo per domandarsi cosa si desidera davvero: queste sono le tematiche sentite, scelte e, infine, cantate da Cristallo nel suo nuovo lavoro discografico. Il sound dell’EP è una commistione di acustico e digitale con rimandi che vanno dagli anni ‘60 agli ‘80 per intingersi di contemporaneità negli intrecci di bassi funky, synth e fiati.
Il titolo dell’ep è “Piano B” e, pensando all’anno che è stato, è quanto mai esemplificativo della necessità di rinnovarsi, non solo artisticamente ma anche personalmente. Come è nato questo lavoro? Da cosa è stato influenzato?
L’ep è in tutto e per tutto l’alternativa al Piano A, che prevedeva l’uscita dell’album in primavera. Come molti altri colleghi, ho dovuto sospendere la pubblicazione del disco non potendo organizzare un tour vero e proprio a sostenerne l’uscita. Così in autunno ho deciso con Black Candy, la mia etichetta, di pubblicare in digitale le cinque tracce comprese nell’ep. Il titolo Piano B era quasi ovvio per me.
Le sonorità presenti al suo interno rispecchiano il tuo stato d’animo durante la fase di songwriting? Anche queste sono frutto di un piano b oppure erano quelle che avevi originariamente in mente?
Le tracce sono fedeli alla stesura originale, che risale a circa un anno fa, quindi ben prima della situazione di isolamento in cui siamo tutti costretti da mesi. La cosa interessante è che la solitudine o comunque una forte tensione tra presenza e assenza è il fil rouge di tutti i brani.
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Ti va di presentarci i singoli brani e cosa li ha ispirati?
“Dei due” chiede a entrambi gli attori coinvolti in una relazioni di domandarsi quale ruolo vogliano avere nei confronti dell’altro. “Casa di vetro” è un luogo astratto che ci permette di allontanarci dal contesto per poterlo vedere in una nuova prospettiva. “Cosa c’è” considera come la diversità dell’altro ci spaventi e ci porti a giudicarlo e allontanarlo. “Falena” è una ballad che vola attorno all’innamoramento come fosse una lampadina. “Cuore nero” parla di codipendenza e relazioni tossiche che non mantengono mai le promesse.
Per il 2021 da dove pensi di ripartire? Cosa ti aspetti, artisticamente parlando, dall’anno nuovo?
L’unica cosa che mi aspetto è di potere riprendere presto a suonare dal vivo. Sto soffrendo molto questo momento di stallo. Da quando ho iniziato a suonare non mi è mai capitato di stare ferma così a lungo.
Un anno complesso come quello che si sta chiudendo, quali insegnamenti lascia? E’ possibile trarre del buono?
È possibile pensare che siamo tra i fortunati che non si sono ammalati. Pensare che tutto sommato abbiamo cercato di mantenerci sani di mente. E che tante cose date per scontate da tutta la vita non lo sono affatto.
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