“Phoenix”: il messaggio di speranza e coraggio nel libro di Lisa Di Giovanni
“Phoenix“, libro scritto a quattro mani da Lisa Di Giovanni e Salvatore Cafiero (chitarrista, fra gli altri, della band che accompagna i concerti di Dolcenera, ha suonato anche con Gianluca Grignani e, attualmente, è il chitarrista di Raf), è un diario dei ricordi nel quale l’autrice ripercorre la vita del chitarrista Salvatore Cafiero segnata prevalentemente dagli attacchi di panico, dalla celiachia e dall’anoressia. Sono ventitré capitoli brevi, scritti con uno stile immediato e senza fronzoli. Si potrebbero quasi leggere slegati, quasi fossero episodi autoconclusivi che, messi poi insieme, permettono al lettore di ricostruire la vita della scrivente. Il denominatore comune di ogni momento è la musica che ha accompagnato Cafiero nei momenti migliori e l’ha salvata dai peggiori, dandogli la forza di rialzarsi e riprendere in mano la sua vita.
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Il realtà, la questione delle patologie legate all’alimentazione meriterebbero maggiore attenzione. Io, che scrivo questo articolo, non sono celiaca ma ho, tra le altre cose, una malattia cronica autoimmune infiammatoria intestinale. Questo significa che, oltre a stare male, spesso mi ritrovo a dover rinunciare a tutto quello che è socialità e, inoltre, a sentirmi giudicata in ogni modo. Non si può di certo passare la vita a spiegare agli sconosciuti che cosa hai, e così molta gente non si fa problemi a farti sentire un peso.
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Ci soffro io che mi sono ammalata da grande, figuriamoci un bambino o un adolescente come si può sentire. Non si può giudicare con superficialità o approssimazione un problema di salute, non è “una cosa che abbiamo avuto tutti”. Sono patologie vere. Io per esempio ogni anno prego di non dover passare alla terapia immunosoppressiva, ma chi non sa parla e basta.
Fino ad alcuni anni fa, poi, la celiachia davvero ti ghettizzava. Non era conosciuta e le alternative alimentari erano davvero pochissime. Sulla depressione egli attacchi di panico poi non ne parliamo. Di quanto le due sfere si influenzino a vicenda e di quanto sia lontano il riconoscimento del diritto alla salute mentale se ne potrebbe scrivere e discutere per ore, se non giornate intere. Il messaggio lanciato dall’autrice è importante e apre finestre su dibattiti di un certo peso all’interno delle dinamiche sociali. Una lettura scorrevole alla quale dare un’opportunità.
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