Phill Reynolds e il suo viaggio introspettivo on the road. Scopiamo il nuovo album “A Ride”
A Ride è il nuovo concept album del singer-songwriter e one man band Phill Reynolds, in uscita in CD, vinile e digitale oggi 17 giugno 2022 per Bronson Recordings. Un album che è un viaggio on the road, un mistero avvincente, una storia oscura di redenzione come nella migliore tradizione alt-country americana.
Come tutti i migliori concept album, A Ride scaraventa l’ascoltatore al suo interno. Cioè dentro un trip su strada, una storia immaginaria che riguarda gli ultimi tre giorni di vita di un fuggiasco statunitense, un uomo travagliato il cui passato si ripresenta a perseguitarlo. In precedenza, l’uomo era stato incarcerato per un crimine di cui poteva essere o non essere colpevole, ma non scopriremo mai la sua vera identità, quale fosse il crimine in questione o dove stia andando.
Viaggeremo però con lui attraverso una successione di canzoni intimiste, collocate in sequenza cronologica. Ci sono epifanie e sequenze oniriche, serate trascorse al bar da ubriachi persi, chiacchiere intraprese con Gesù e Lucifero. Mentre il narratore combatte con la sua metà oscura, siamo noi stessi a soppesare e rendere “carne” le sue vicende. Le cose, ad ogni modo, potrebbero non essere sempre come sembrano.
This Isn’t Me, il primo degli undici brani che compongono A Ride e il primo singolo da esso estratto, racconta la fuga con voce vissuta, temprata dal sale dell’esperienza, e con una melodia scandita da un fingerpicking incalzante che diventa corsa forsennata. “Questo” è senz’altro Phill Reynolds, finalmente di ritorno.
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Il secondo singolo The Fault Is Mine è invece il momento di rinascita del protagonista di questa storia: Phill Reynolds offre una inquietante ed evocativa confessione, in grado di conquistare gli appassionati di artisti come Damien Jurado, Strand Of Oaks o del Bon Iver di For Emma, Forever Ago. Successivamente, il brano si apre e lascia entrare una luce eterea in un crescendo epico, guidato dall’armonica e scandito da un ritmo di cassa su cui la voce si eleva in un vigoroso auto da fé.
A seguire A Sudden Nowhere del 2021, anno della partecipazione a X Factor, A Ride è il quarto album da solista di Phill Reynolds, alter ego del musicista veneto Silva Martino Cantele, originario e orbitante nella provincia di Vicenza. Fulminato in tenera età dai Beach Boys, durante gli anni 90 appassionato soprattutto di punk californiano, Cantele si è fatto le ossa alla guida di vari gruppi post-hardcore e milita tuttora sia negli emo-punk Hearts Apart sia nei power pop Miss Chain & The Broken Heels. Nell’ultimo decennio il suo amore per la musica folk ha preso definitivamente il sopravvento, espresso a firma Phill Reynolds, uno pseudonimo da uomo comune, da uomo della strada per l’appunto, che rende in realtà omaggio ai songwriter folk di protesta Phil Ochs e Malvina Reynolds.
Le origini di A Ride risalgono addirittura al 2015. Nel corso di un tour negli Stati Uniti, Phill Reynolds ha osservato la mutazione dei paesaggi davanti ai suoi occhi, assorbendo al contempo i racconti delle persone incontrate tappa dopo tappa. Tutto questo è confluito nel nuovo album, il più ambizioso e compiuto a oggi, che ha registrato in analogico al TUP Studio di Brescia.
Phill Reynolds ha suonato per conto proprio quasi tutti gli strumenti e si è occupato della produzione assieme al collaboratore di lunga data Bruno Barcella. I pochi contributi esterni sono comunque sia di assoluto rilievo: Stefano Pilia alla chitarra nel blues di Dive Bar Oblivion, IOSONOUNCANE a cori, sintetizzatore, basso e field recordings sulla fantasmatica World On Fire e la band C+C=Maxigross a dare supporto con basso, batteria e cori per la desertica galoppata rock di In The Dark.
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L’enigma dietro ad A Ride potrebbe risiedere nella sua quinta canzone in scaletta, A Clockwork Dream, con un placido eppure corposo e sostenuto arrangiamento in stile Neil Young & Crazy Horse. “È qui che scopriamo che, a causa probabilmente di un processo in tribunale, il protagonista ha perso qualcuno che era molto importante per lui”, spiega Phill Reynolds. Gli altri episodi sono più spogli e riflessivi, sostenuti da banjo, Fender Rhodes, armonica e chitarra slide.
The Call Of The Dark ribadisce invece la destrezza del padrone di casa alle sei corde, coadiuvate da una voce da crooner che porta con sé la profondità e la forza degli oltre cento concerti all’anno macinati di media prima della pandemia. Spostandosi su altre coordinate, il brano strumentale A Glow Beneath The Abyss è uno stratificato soundscape dark, quasi uno schermo cinematografico sul quale proiettare i pensieri.
In A Ride c’è cupezza, ma c’è anche la fiamma della speranza. “Ogni fine è un nuovo inizio”, afferma Phill Reynolds, e non a caso la prima frase pronunciata nell’iniziale This Isn’t Me è la medesima che chiude l’ultima ed estesa traccia in programma, It Rains. “Uno dei temi principali dell’album è che la vita può essere una sorta di trappola se non riconosci i tuoi demoni e cerchi di affrontarli”.
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