Perché il video di Marta C. González, la ballerina affetta da Alzheimer, commuove il web
Tra i post più condivisi sui social in questi giorni c’è un video estremamente semplice eppure molto particolare e ricco di significato.
È il video di una ballerina malata di Alzheimer che interpreta una sequenza de “Il Lago dei Cigni” di Pëtr Čajkovskij: lei è Marta C. González, prima ballerina del New York City Ballet degli anni Sessanta, che nonostante la malattia ricorda ogni movimento e in questo video, girato prima della sua morte e diffuso dall’associazione no profit Música Para Despertar, mostra con tutta la sua passione ed eleganza l’intima connessione tra musica, movimento, e memoria.
Ma perché queste immagini piene di dolcezza sono così amate e, in realtà, anche così importanti?
Diversi studi hanno già dimostrato i benefici della musicoterapia nel trattamento dell’Alzheimer: grazie proprio alla musica, persone affette da Alzheimer riescono a compiere movimenti più fluidi e precisi perché la parte del cervello legata alla memoria musicale sembra non venire del tutto intaccata dalla malattia.
È dunque, banalmente, la memoria muscolare a “vincere”. La musica e il movimento riescono ancora una volta a portare in scena lo spettacolo della danza, che qui si rivela vera protagonista e performer attraverso il corpo ed i movimenti di una ballerina: è la Danza in sé a mostrarsi.
Le ore, i giorni di prove, gli anni di allenamento, permettono al corpo di compiere figure precise e quasi automatiche in risposta alla melodia.
Ed è come andare in bicicletta, dicono. Non si dimentica mai.
I muscoli ricordano più della logica. Si entra in modalità “pilota automatico” e le braccia, le mani, il volto stesso, compiono movimenti senza neanche chiedere più il parere alla mente. È questo il vero studio che si persegue nella danza, è questo che significa essere in simbiosi con la musica, interpretarla.
È un video che in questo momento di stasi dà speranza non solo ai ballerini ma a chiunque abbia una passione.
Ci dà forza, regala una fiducia basata su quella memoria che non sa scomparire, l’unica che fa andare avanti tutto anche senza la nostra volontà, senza appunto “chiedere il parere alla mente”.
Perché nonostante i periodi bui, nonostante i lockdown, nonostante le restrizioni e le malattie, le passioni possono continuare a vivere attraverso noi, e avremo sempre il tempo e la possibilità di tornare ad essere in simbiosi con esse, come deve essere.