Peaky Blinders 6: la vera identità di Jack Nelson
Durante le sei stagioni di Peaky Blinders sono stati molti gli antagonisti della famiglia, in particolare del maggiore dei fratelli, Thomas Shelby (Cillian Murphy). La maggior parte di loro ha provato ad ucciderlo, ma hanno tutti fallito miseramente. Tommy era sempre un passo avanti a loro.
Nell’ultimo capitolo si aggiunge un nome alla lista, quello di Jack Nelson (James Frencheville), capo della criminalità americana di Boston. Shelby viene in contatto con Nelson a causa di Michael (Finn Cole). Infatti il gangster è lo zio di Gina (Anya Taylor – Joy), novella sposa di Michael, con cui Tommy intende intraprendere un rapporto lavorativo.
L’americano ha origini irlandesi, la sua banda è in competizione con le famiglie ebree e italiane per il controllo di Boston. Thomas irrompe in questo scenario, sbilanciando gli equilibri già precari tra le tre fazioni. La sua proposta a Nelson è quella di distribuire il suo oppio negli Stati Uniti attraverso il porto di Boston, nel caso l’uomo rifiuti la sua offerta Tommy si affiderà alle famiglie ebree, capitanate dal suo vecchio amico Alfie Solomon (Tom Hardy), assicurandogli il dominio della città.
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Nonostante la grande tensione tra i due, Jack mostra ammirazione nei confronti del Peaky Blinder, rivendendo in lui la sua storia, quella di un uomo che viene dalla povertà, ma che, grazie al suo ingegno, è riuscito a costruire un impero. Non viene rivelato molto altro di questo personaggio, solo le sue ispirazioni politiche, sottolineate dal suo stretto rapporto con il presidente americano Roosevelt.
Ad un primo sguardo Jack Nelson, al contrario di Mosley e dei Peaky Blinders stessi, non sembra essere basato su nessun personaggio realmente esistito, sembra essere più un insieme di luoghi comuni sul ruolo del malavitoso. È stato il creatore Steven Knight a rivelare di aver tratto ispirazione dalla storia vera di Joseph Kennedy Sr, padre di John F. e Robert Kennedy.
Joseph commerciava liquori durante il proibizionismo e, proprio come Nelson, grazie a questi traffici aveva instaurato rapporti con molte organizzazioni criminali. Una volta finito il periodo di divieti, la sua attività di importazione divenne legale, grazie a dei contratti esclusivi per l’importazione di whiskey e gin dal Regno Unito.
Qualche anno dopo, i Kennedy vendettero la compagnia al prezzo di 8,2 milioni di dollari, l’equivalente di 100 milioni dei giorni nostri, cifra che si pensa sia stata la base per creare l’istituzione che ha poi portato all’elezione di JFK alla Casa Bianca. A questo punto Joseph aveva acquisito molto potere politico, avvicinandosi al presidente americano e diventando suo fidato consigliere, tanto da essere inviato, nel 1938, in Inghilterra, come ambasciatore statunitense durante il secondo conflitto mondiale.
Incarico da cui fu deposto due anni dopo, a causa di comportamenti sospetti, che lo implicavano nel supporto della causa nazista, altro punto in comune con la serie. Sembra quindi che Peaky Blinders abbia trovato il suo Ultimate Villain, unico oppositore in grado di tener testa a Thomas Shelby e di riuscire addirittura ad ingannarlo, facendogli credere di essere gravemente malato, in modo da portarlo a ritirarsi dalle scene e spingerlo al suicidio. Nell’ultima puntata della stagione, una visione salva Thomas, facendogli realizzare l’inganno e svelando la vera natura di Nelson.
Ora il pubblico dovrà attendere l’uscita della pellicola, programmata per il 2023, per scoprire quale amara vendetta avrà escogitato Tommy per punire chi ha osato ingannarlo e fermare la corsa del nazismo alla guida del paese.