Pass sanitario per accedere ai luoghi di cultura: l’idea al vaglio del governo
Dal 26 aprile ci si potrà spostare tra Regioni gialle, mentre per andare da quelle arancioni o rosse ci vorrà un pass. Il lasciapassare di cui ha parlato il presidente Mario Draghi, durante la conferenza stampa sull’emergenza Covid in cui ha annunciato le prime riaperture, è una specie di anticipazione del passaporto sanitario europeo.
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Attraverso il pass si darà prova di aver avuto il Covid da meno di 6 mesi (con certificato medico), essere stati vaccinati o aver effettuato un tampone negativo nelle 48 ore precedenti: queste le prime ipotesi. Secondo quanto si apprende dal Ministero del Turismo all’inizio si userà un lasciapassare cartaceo, poi sarà digitalizzato. A tal fine sono state coinvolte anche Poste Italiane.
Tanti i dubbi che saranno chiariti nel prossimo decreto a partire dalla definizione di “vaccinazione”, quindi se si intende solo l’aver ricevuto la prima dose o tutte e due. Non è ancora chiaro, inoltre, l’ente che rilascerà il pass, se Asl, Regione o altro ente sanitario.
Per quanto riguarda gli eventi culturali e la riapertura di cinema, teatri e musei ci sono ancora molti dettagli da definire. Il 16 aprile il Cts ha accolto la proposta del ministro della Cultura Dario Franceschini.
Le sale al chiuso, solo in zona gialla, potranno ospitare il 50% degli spettatori rispetto alla capienza, fino a un massimo di 500 persone. All’aperto invece sarà possibile arrivare a mille. Al momento pare che il pass non sia necessario, ma lo diventerebbe nell’ipotesi di eventi in cui sono previsti più spettatori. In quel caso potrebbero mettersi in atto protocolli più specifici e richiedere, agli spettatori, il pass sanitario a riprova dell’avvenuta vaccinazione, dell’immunità o dell’esito negativo di un tampone.
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