Parole & Suoni: Blake, Huxley e le porte della percezione in Riders on the Storm
“Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all’uomo come in effetti è, infinito”. Da una parte i versi di Willian Blake, fonte di ispirazione per generazioni di musicisti, si pensi ad esempio alle “Songs of Innocence and Experience”.
Dall’altra, l’elaborazione distopica di Aldous Huxley che ci ha lasciato una memoria psichedelica dal titolo “Le porte della percezione”. Il nome Doors parte da qui. Il quadro si completa se aggiungiamo un orientamento filosofico vicino a Friedrich Wilhelm Nietzsche, di cui il frontman Jim Morrison possedeva l’opera omnia.
Atttraverso la via segnata da Zarathustra, Morrison e Nietzche si mettono alla ricerca di una verità che, in fondo, non esiste. Per entrambi, la verità, compare nel circolo, nell’eterno ripetersi di ogni cosa, tra gioie e dolori. Il peso dell’eterno ritorno. Un eterno movimento.
Anche Riders on the Storm certifica un movimento, un cambio di percezione. Una porta che si apre al cambiamento. La canzone è il simbolo di un’epoca che finisce, quella degli ideali della controcultura hippy degli anni ’60 che si spegne con l’arrivo degli anni ’70, la guerra del Vietnam, la repressione.
La canzone nasce da una jam session in cui la band fa una cover di Ghost Riders in the Sky del cantante country Stan Jones (la versione originale è degli anni ’40) e da un testo in cui Jim Morrison si ispira alla storia del serial killer Billy Cook che tra il dicembre 1950 e il gennaio 1951 uccide sei persone in un viaggio di 22 giorni in autostop tra il Missouri e la California: “There’s a killer on the road / His brain is squirmin’ like a toad – C’è un killer sulla strada / Il suo cervello si agita come un rospo”.
Per i 50 anni di uscita di L.A. Woman, l’ultimo disco dei The Doors con Jim Morrison, la band californiana ha pubblicato il video ufficiale di Riders On The Storms. Alla regia il duo Brendo+Gonfiantini.
Foto di copertina: Fotogramma