Parole & Suoni, Bennato e la trilogia delle favole rock
Edoardo Bennato è un po’ il Peter Pan della musica italiana. Molti suoi testi sembrano non voler invecchiare. Risposte sempre attuali ad alcuni problemi della società.
Il cantautore napoletano è detentore di molti primati. Fu il primo italiano a riempire San Siro, il primo a pubblicare due album a distanza di 15 giorni, il primo ad essere definito “punk” tra i musicisti tricolori.
Ma nonostante ciò alcuni dei più grandi successi affondano le radici nella tradizione letteraria per bambini.
Peter Pan, Capitan Uncino, Pinocchio, il Gatto e la Volpe, l’isola che non c’è e molto altro.
Proprio alla storia del bambino che non voleva crescere è dedicato l’album “Sono solo canzonette” del 1980.
Bennato però idealizza un po’ troppo il personaggio dalla penna di Jamie Barrie. Rende lui e il suo mondo l’esempio della fanciullezza avventurosa, tra fate, pirati e amici con cui condividere tutto.
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Il Peter del libro, rispetto alla riproposizione della Disney, è molto più complesso e alle volte oscuro. Ma proprio al cartone per bambini le parole del musicista napoletano sembrano ispirarsi.
Nell’isola che non c’è bennatiana sembra non esserci odio, né violenza. Ma nel pezzo di terra dello scrittore britannico queste componenti ci sono. Addirittura è lo stesso ragazzino protagonista che talvolta le alimenta.
La letteratura che si è sviluppata anche grazie alla multinazionale statunitense in Bennato viene messa in musica. Quelle tonalità tipiche del cantautore napoletano. Un rock nostrano, dove l’armonica, la chitarra e il tamburello a pedale alternano anche blues e folk.
Ma soprattutto utilizza i personaggi come Capitan Uncino e la sua ciurma per una critica alla società del suo tempo. La storia dell’isola che non c’è viene presentata dal punto di vista del pirata, che sembra rappresentare i politici degli anni ’70-’80. I suoi sottoposti sarebbero invece quei giovani dediti alla violenza, forse per noia e mancanza di interesse verso altri ideali e valori.
“Veri pirati noi siam, contro il sistema lottiam
Ci esercitiamo a scuola a far la faccia dura
Per fare più paura ma cosa c’è di male?”
Questo il coro della ciurma al richiamo del loro capitano.
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Ma anche la favola di Pinocchio viene cantata, in un altro grande successo, dal punto di vista di due antagonisti. Quei Gatto e la Volpe che dal romanzo di Collodi sono diventati l’emblema dei falsi amici. Degli ingannatori. Il brano “Il Gatto e la Volpe”, contenuto nell’album “Burattino senza fili” del 1977, tratta proprio questo tema. I truffatori. Chi promette soldi e fama. Bennato sembra parlare proprio del mondo della musica, dello spettacolo, dove è facile trovare falsi amici pronti a sfruttare non mantenendo le promesse.
“Noi scopriamo talenti e non sbagliamo mai
Noi sapremo sfruttare le tue qualità
Dacci solo quattro monete e ti iscriviamo al concorso
Per la celebrità”.
I brani di questo concept album sono tutti riferimenti alla società, con critiche più o meno velate. Da “Mangiafuoco”, “Dotti, medici e sapienti”, fino a “Tu, grillo parlante” in cui il musicista parla dello Stato, limitante e monotono, come se fosse l’insetto-coscienza di Pinocchio.
Ma anche l’album “La fantastica storia del Pifferaio Magico” è una sua personale rivisitazione della leggenda tedesca trascritta dai fratelli Grimm. Chiude quella può essere definita la trilogia degli album-favole di Bennato. Qui ha collaborato con artisti come Alex Britti, Piero Pelù, Irene Grandi, Max Pezzali, Raf, Neffa. I 18 colleghi del cantante hanno scelto ognuno un brano riadattandolo alle proprie corde.
Nonostante la distanza dai primi due dischi di favole rock, anche qui il cantautore napoletano è riuscito a lanciare i suoi messaggi. La critica all’arroganza dei potenti. All’apatia che pervade la maggioranza della gente lasciando spazio all’elité interessate solo al proprio profitto.
Insomma Edoardo Bennato, ancora oggi, è più attuale che mai. Grazie a quella letteratura per ragazzi che non passa mai.