La mostra “Escher” a Palazzo Bonaparte: la rappresentazione dell’infinito tra illusioni ottiche e tassellature
Dal 31 ottobre 2023 al 5 maggio 2024 Palazzo Bonaparte ospita la più grande mostra di Escher mai realizzata sinora, con circa 300 opere, nuove scoperte e grandi novità.
Maurits Cornelis Escher (1898-1972), uno degli artisti più amati dal grande pubblico in tutto il mondo, nel 1923 si trasferì a Roma. Proprio per festeggiare questo importante centenario, Arthemisia ha voluto rendergli omaggio con una mostra epocale che vedrà esposti tutti i più grandi capolavori del genio olandese.
Inquieto, riservato e indubbiamente geniale, Escher è l’artista che, con le sue incisioni e litografie, ha avuto e continua ad avere la capacità unica di trasportarci in un mondo immaginifico e impossibile, dove si mescolano arte, matematica, scienza, fisica e design.
Artista scoperto in tempi relativamente recenti, Escher ha conquistato milioni di visitatori nel mondo grazie alla sua capacità di parlare ad un pubblico molto vasto amato da chi conosce l’arte, ma anche da chi è appassionato di matematica, geometria, scienza, design e grafica. Nelle sue opere confluiscono una grande vastità di temi e per questo nel panorama della storia dell’arte rappresenta un unicum.
La mostra di Roma si configura come un evento eccezionale che presenta al pubblico, oltre ai suoi capolavori più celebri, anche numerose opere inedite mai esposte prima.
Un’antologica di circa 300 opere che comprende l’ormai iconica Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938), la celebre serie di Emblemata e tantissime altre.
Inoltre a impreziosire il percorso espositivo anche una ricostruzione dello studio che l’artista aveva a Baarhn in Olanda che, qui a Roma, espone al suo interno i vari strumenti originali coi quali il maestro produceva le sue opere e il cavalletto portatile che lo stesso Esher portò con sé nel suo peregrinare per l’Italia.
Dopo vari viaggi nel Bel Paese iniziati nel 1921, quando visitò la Toscana, l’Umbria e la Liguria, Escher giunse a Roma dove visse per ben 12 anni, dal 1923 al 1935, al civico 122 di via Poerio, nel quartiere di Monteverde vecchio: il periodo romano ebbe una forte influenza su tutto il suo lavoro successivo che lo vide prolifico nella produzione di litografie e incisioni soprattutto di paesaggi, scorci, architetture e vedute di quella Roma antica e barocca che lui amava indagare nella sua dimensione più intima, quella notturna, alla luce fioca di una lanterna.
A Palazzo Bonaparte, infatti, è presente anche la serie completa dei 12 notturni romani prodotta nel 1934 – tra cui Colonnato di San Pietro, San Nicola in carcere, Piccole chiese, Piazza Venezia, Santa Francesca Romana, Il dioscuro Polluce – insieme ad altre opere che rappresentano i fasti dell’antica Urbe come Roma (e il Grifone dei Borghese) del 1927, San Michele dei Frisoni, Roma (1932) e Tra San Pietro e la Cappella Sistina (1936).
Una mostra che richiede quasi due ore per essere vissuta a pieno: tra stampe, bozzetti, xilografie, citazioni, installazioni moderne, video e attività interattive e punti selfie. Sarete incantati dalla stanza degli specchi e persino dal bookshop.
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Il progetto col patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, è prodotto e organizzato da Artemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits ed è curato da Federico Giudiceandrea. uno dei più importanti esperti al mondo sull’artista e Mark Veldhuysen, Ceo della M. C. Escher Company.
La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura, special partner Ricola, mobility partner Atac e Freccia Rossa Treno Ufficiale, media partner la Repubblica e Urban Vision, partner Mercato Centrale Roma e hospitality partner Hotel de Russie e Hotel de la Ville.
Rientra nel progetto L’arte della solidarietà realizzato con Komen Italia, charity partner della mostra. Unire l’arte con la salute, la bellezza con la prevenzione: è questa l’essenza di un progetto che vede il colore rosa della Komen Italia fondersi con i capolavori esposti nelle mostre. Nel concreto una parte degli incassi provenienti dalla vendita dei biglietti di ingresso della mostra verrà devoluta da Artemisia per la realizzazione di specifici progetti di tutela della salute delle donne. Con questa partnership Komen Italia chiude ottobre, mese della prevenzione e si prepara al grande evento nazionale per festeggiare il suo 25° anno della Race for the cure il prossimo maggio 2024.
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La mostra
I sezione – Gli inizi
I primi lavori di Escher risentono dell’influenza dell’Art Nouveau, corrente caratterizzata da forme sinuose ed eleganti ed ornamenti decorativi ispirati a soggetti naturali. L’artista ha sempre nutrito un profondo interesse per la natura e ha eseguito numerose stampe con raffigurazioni realistiche di fiori e insetti.
In questi lavori, per lo più caratterizzati da prospettive insolite, tra una meticolosa osservazione della natura, si fonde già con vedute che spaziano verso orizzonti lontani, quasi anticipando i paradossi prospettici e le illusioni ottiche della maturità.
In questa sezione sono riprodotte anche le 28 xilografie che compongono il libro XXIV Emblemi, con massime in versi, una delle tre opere di Escher in qualità di illustratore.
II sezione – Italia
Dal 1922 al 1935 Escher soggiornò in Italia. Roma ha ispirato molte delle sue opere tra cui la serie di 12 xilografie del 1934 descritta come Roma notturna e qui esposta per intero, realizzata a partire dagli schizzi abbozzati di notte grazie a una torcia e a un cavalletto da viaggio.
Ogni anno l’artista intraprendeva un viaggio attraverso l’Italia e nel Mediterraneo per riprodurne i magnifici paesaggi. Quello tra Escher e l’Italia è un legame indissolubile qui visse probabilmente gli anni più felici: si sposò, creò una famiglia e raccolse i primi successi professionali. Questo trapela dai suoi diari, dalle fotografie ma soprattutto dalle sue opere anche dopo la svolta artistica verso soggetti astratti, nella composizione dell’immagine troviamo frequenti rievocazioni del paesaggio italiano.
III sezione – Tassellature
Nel 1936, Escher soggiorna a Granada, in Spagna, dove visita nuovamente l’Alhambra: un complesso palaziale fortificato – costruito fra il XXIII e il XXIV secolo sul colle che domina la città dagli emiri nasridi – famoso per l’elaborata decorazione degli edifici.
Questa visita è un punto di svolta nella sua carriera: le elaborate decorazioni geometriche in stile moresco lo affascinano e lo spingono a interessarsi alle tassellature.
In geometria si dicono tassellature i modi di suddividere il piano con una o più figure geometriche ripetute all’infinito senza sovrapposizioni e senza lasciare spazi vuoti.
Sono stati identificati 17 tipi di simmetrie che permettono di suddividere il piano: Escher ne costituì un catalogo di 137 acquerelli, numerati e archiviati secondo un suo proprio schema logico, da usare come motivi per eseguire tassellature e metamorfosi. A partire da questo momento, Escher si dedicherà a parte qualche sporadico caso alla rappresentazione di scene astratte di ispirazione geometrica matematica paradossali o illusorie .
IV sezione – Metamorfosi
Le tassellature sono alla base dei cicli e delle metamorfosi, il cui tema affronta a partire dal 1937. Per Escher, una metamorfosi, ovvero dal greco una trasformazione, in particolare una trasformazione di un essere o di un oggetto in un’altro di natura diversa, prende infatti le mosse dalla modificazione e successiva concatenazione di diverse tassellature aperta parentesi procedimento di divisione regolare del piano parentesi.
Crea così un modo in cui diverse figure danno vita a vortici di trasformazioni di forme astratte in forme animate e viceversa. A volte vi interagiscono elementi antitetici ma complementari, come il giorno e la notte o il bene e il male, intrecciando gli opposti all’interno di una stessa composizione. Lo studio delle tassellature e la realizzazione di cicli e metamorfosi inducono il desiderio della rappresentazione dell’illuminato attraverso la suddivisione infinita del piano.
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V sezione – Struttura dello spazio
Fin dalle sue prime opere, più ancora che per l’elemento pittorico, Escher dimostra un’attenzione particolare per l’organizzazione dello spazio compositivo: si staccherà progressivamente dalla rappresentazione euclidea dello spazio.
Il suo crescente interesse per la matematica e la geometria passa attraverso lo studio e il fascino che esercitano su di lui sfere, superfici riflettenti, solidi geometrici o ancora superfici e topologiche come il Nastro di Möbius, un oggetto percepito come superficie a due facce ma che ad una più attenta osservazione ne dimostra una sola.
VI sezione – Paradossi geometrici
Le sue architetture e composizioni geometriche si caratterizzavano grazie a distorsioni prospettiche che, a prima vista, si presentavano come perfettamente plausibili ma che, dopo una più attenta ispezione, si rivelavano impossibili. Questa sezione analizza la ricerca sulle strutture impossibili, le illusioni ottiche e la rappresentazione dell’infinito attraverso una selezione di alcune delle sue opere più famose: Salire e scendere, Belvedere, Cascata, Galleria di stampe o ancora Relatività.
VII sezione – Lavori su commissione
Per i lavori su commissione, Escher fa un largo e sapiente uso delle tassellature che non sono solo un suo tratto caratteristico, ma si prestano per altro perfettamente all’uso ideale per ottimizzare i tempi del processo creativo attraverso l’uso ripetuto di uno stesso elemento figurativo.
VIII sezione – Eschermania
Dagli anni ’50 in poi la popolarità di Escher cresce grazie anche alle sue connessioni con il mondo scientifico ed accademico: varie riviste cominciano a dedicargli articoli e recensioni.
A partire dalla metà degli anni ’60, suo malgrado, una grande visibilità gli sarà offerta soprattutto negli Stati Uniti dal movimento hippy che si approprierà delle sue opere, modificandole e riproducendole in poster e magliette, in chiave psichedelica.
L’ultima sezione presenta una serie di opere d’arte ed oggettistica che dimostrano quanto Escher non sia stato solo un’artista figlio del suo tempo, ma anche come, fino ai giorni nostri, tramite il suo lavoro avanguardistico e il suo linguaggio quale, eserciti anche una forte influenza sul processo creativo di molti artisti, musicisti, pubblicitari, registi e fumettisti per citare alcuni esempi.
Certamente la sua passione per le tassellature nonché la creazione di modi impossibili paradossali non hanno ancora cessato di essere fonte di ispirazione per ulteriori sviluppi e rielaborazioni, nei settori più diversi.