“L’occidente è una bugia”: l’ultima trovata di un professore cinese
L’Occidente è un fake. O meglio la storia occidentale sarebbe “una bugia”. È quanto sostiene il professore cinese Huang Heqing, storico dell’arte presso la famosa università di Zhejiang, che conta oltre 60 mila iscritti. Secondo questo esimio docente universitario le principali testimonianze culturali e storiche europee sono dei falsi architettati ad hoc dalla cultura occidentale dall’età moderna fino al XIX secolo (la scelta dei numeri romani non è casuale data la recente querelle scatenatasi in Francia).
Le piramidi di Giza, il Partenone, il Foro romano sarebbero tutte copie in cemento per offuscare lo splendore dell’unica vera civiltà mondiale, quella cinese.
L’occidente e la Cina nell’età moderna
L’idea d’Europa, dell’essere europei in quanto diversi da ciò che Europa non era, è stato un processo lungo che tra ‘500 e ‘700 ha visto una particolare impennata. Filosofi del calibro di Montesquieu e Voltaire, ma anche Machiavelli, posero le basi del loro ragionamenti proprio su questa idea: la diversità.
Voltaire in particolare sostenne la superiorità religiosa e morale dell’Oriente, rispetto all’Occidente europeo, facendo trasparire la sua avversione di principio al cattolicesimo, che all’epoca era uno dei cardini intorno a cui girava la vita occidentale. Ma se l’Europa era inferiore moralmente, di certo non si poteva dire lo stesso nel campo delle scienze e delle lettere.
Federico Chabod, uno dei più importanti storici del ‘900 osservò che “i cinesi furono iniziatori in quasi tutti i rami del sapere umano: essi erano già civili, quando noi eravamo ancora pochi di numero e selvaggi, nelle foreste delle Ardenne. Ma poi si fermarono lì […]. Invece, in Occidente, gli uomini venuti dopo, fattisi più lentamente, continuarono ad avanzare: Ulisse lanciò la sua nave oltre le colonne d’Ercole”.
Per Voltaire gli europei presero da altri ma svilupparono e perfezionarono. Come Ulisse osò andare oltre i limiti imposti dalla sua cultura e dalla religione, così gli europei nei secoli sono andati oltre il sapere a loro contemporaneo, dimostrando capacità e volontà di apprendere, di conoscere superando le “colonne d’Ercole” della propria civiltà.
Il filosofo parigino aveva in testa un’Europa patria di una tradizione artistico-letteraria ineguagliabile. Per lui né i cinesi né gli arabi avevano il génie dell’Europa, poiché nonostante le guerre (fratricide o meno) comunque vi furono uomini in grado di sviluppare le arti utili e piacevoli.
Nella sua opera “Siècle de Louis XIV”, Voltaire individuò quattro periodi storici in cui le arti furono perfezionate e furono da esempio ai posteri. Erano le età di Pericle, quella di Cesare e Augusto, il Rinascimento italiano e l’epoca di Luigi XIV, tutte facenti parte della storia d’Europa. La volontà quindi era quella di esaltare una superiorità europea di fronte ai rispettabilissimi cinesi e arabi, di elogiare quell’Europa unità culturale di cui lo stesso illuminista scrisse.
Montaigne, uno dei filosofi più avversi all’idea di una superiorità occidentale, affermò nella sua opera “Essais” che “nella Cina la cui organizzazione e le cui arti, senza avere relazioni né conoscenza delle nostre sorpassano i nostri esempi in parecchie parti di eccellenza, e la cui storia mi insegna quanto il mondo è più ampio e vario, di quel che gli antichi e noi ci figuriamo”.
La Cina difatti già nel ’500 era vista come una grande potenza a cui gli scrittori tributavano riguardi come fosse un grande stato europeo. Così anche il mercante fiorentino Francesco Carletti nei suoi “Ragionamenti del mio viaggio intorno al mondo” esaltò la civiltà Cinese: “Il mondo di stampare et fare l’artiglieria et polvere con la quale fanno apparire ingeniose et meravigliose cose come alberi di fuoco lavorati…sono tanto antiche inventioni nella Cina, che passano migliaia d’anni et si può senz’alcun dubbio credere che tutte venghino da loro”.
I cinesi vennero apprezzati per questa peculiarità di aver inventato grandi oggetti e arti senza averle apprese da altri, come invece gli europei che ebbero modo di conoscere dai Greci, dai Romani e da altre civiltà ampi saperi del loro bagaglio culturale. L’ammirazione verso la Cina ed il loro confucianesimo fu utilizzata anche come attacco al cristianesimo.
Chabod, a tal proposito, riporta le parole di Boulainvilliers: “I Cinesi sono privati della Rivelazione, essi attribuiscono alla potenza della materia tutti gli effetti che noi attribuiamo alla natura spirituale, di cui essi negano l’esistenza e la possibilità. Essi sono ciechi, e forse cocciuti. Ma essi sono così da quattro o cinquemila anni; e la loro ignoranza e cocciutaggine non ha privato il loro stato politico di alcuni di quei meravigliosi vantaggi che l’uomo razionale spera e deve trovare naturalmente nella società: comodità, abbondanza, pratica delle arti necessarie, studi, tranquillità, sicurezza”.
Ritorna quindi il tema dell’immobilismo delle società non europee, ma in chiave positiva, come vantaggio. Presentato come un pregio della civiltà Cinese anziché motivo di critica. Anche Voltaire in campo religioso elogia la superiorità cinese per sferzare un attacco al cristianesimo di matrice europea, colpevole di guerre fratricide, di millantare pene post-mortem, ricompense eterne e profezie. Il Confucio cinese non era un profeta, non predicava misteri, dogmi, non insegnava la morale. Per questo per Voltaire, “i cinesi sono superiori a tutte le altre nazioni dell’Universo”.
Superiorità Cinese che, per l’illuminista francese, perde di peso davanti la superiorità europea nelle scienze, nelle arti, nelle lettere.
Occidente truffaldino o psicosi?
Sebbene dunque la tesi secondo cui le opere e le attività occidentali furono edificate in quei secoli per offuscare la civiltà cinese sono qui smentite da più opere in cui si esalta la suddetta cultura, il professor Hequing, laureato alla Sorbona di Parigi, sostiene che “l’Occidente non fa che riscrivere la storia e falsificare reperti” scrive la piattaforma “Taiwan English News”. E ancora: “La civiltà dell’antico Egitto, per come oggi la conosciamo, è una favoletta inventata dagli storici occidentali ortodossi a partire dal diciannovesimo secolo”.
Non è chiaro perché, nel tentativo rinascimentale eurocentrico, le Piramidi siano state poste in Africa. Senza pensare alle innumerevoli scoperte fatte nel vicino Oriente. Certo, in molti casi furono gli europei a farle e a portarle in Europa per studiarle. Ma comunque mai finsero di averle trovate nel Mediterraneo, o vicino Stonehenge.
Le parole del professor Huang Heqing sembrano più uno sproloquio per mettere in luce la cultura e la civiltà cinese, che tra l’altro da secoli viene applaudita in occidente. Tranne per quello che riguarda la moda. Lì il vero fake sono loro. Non i secoli, anzi millenni, di cultura occidentale. Da Omero, Socrate, Platone, Aristotele, passando per Livio Andronico, Seneca, Plauto. E ancora Federico II, Galileo, Copernico (in ordine sparso e puramente casuale) e altri ancora per cui non basterebbe un fiume di parole.
Le civiltà si sono formate ed evolute proprio grazie alle proprie differenze. Prendendo anche spunto l’una dalle altre. Pensare di poter cancellare millenni di storia, cultura, arte, architettura, fingendo che una sia pura invenzione moderna, è quanto di più simile alla blasfemia.