Oblivion è pronta a sbarcare nella Capitale: anche Roma avrà la sua fiera di letteratura fantasy e horror
Oblivion è pronta a sbarcare nella Capitale. Finalmente anche Roma avrà la sua fiera dedicata alla letteratura fantascientifica, horror e fantasy. Un vuoto che verrà colmato a febbraio 2025, nella due giorni del 22 e 23 quando la Città dell’Altra Economia, location designata per ospitare la prima edizione di Oblivion, aprirà le porte a tutti gli appassionati del genere, e non solo. Una nicchia, che nicchia non è, però, come tiene a precisare e ribadire con fermezza Emmanuele Jonathan Pilia, critico e teorico dell’architettura ma, soprattutto, direttore editoriale della casa editrice anarchica di D Editore, e cofondatore della manifestazione assieme a Claudio Kulesko, Paolo Di Orazio ed Edoardo M. Rizzoli, tutti devoti al verbo di Elder of Scroll, gioco da cui il nome dell’evento prende spunto.
Nel mentre scriviamo, circa trenta case editrici si sono unite al progetto, tra cui D Editore, Safarà, Cliquot, Zona 42, Future Fiction. Altre ne arriveranno, l’obiettivo è raggiunge le quaranta adesioni. “Loro, e molte altre, sono riuscite a far vedere che si può portare avanti un discorso legato alla letteratura di qualità che possa anteporsi al mercato mainstream, quello cioè che domina i canali di comunicazione grazie a un battage pubblicitario sbalorditivo, ovviamente strutturato ad hoc”, spiega Pilia. “L’aspetto dell’editoria di genere è cruciale. In Italia, infatti, è il settore più vivo, quello in cui c’è una profonda collaborazione tra lettori, case editrici e autori, senza considerare le tante associazioni tematiche sparse da nord a sud che contano moltissimi iscritti”.
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Si fatica a credere che a Roma, cioè la Capitale, non una città qualunque, fosse assente una fiera dedicata alla letteratura di genere. Eppure così è stato e così sarà fino a febbraio 2025. Tante le ragioni che hanno generato questo vulnus che Oblivion andrà a colmare, compresi preconcetti e tabù legati alla diffusione e alla centralità dell’argomento nell’interesse dei lettori. E poi c’è la questione spazi. Roma ha un problema di spazi, e non è una notizia. Può sembrare un paradosso, se si guarda alla dimensione dell’Urbe, ma Pilia fa chiarezza: “Roma è una città dove è facile organizzare eventi di dimensione ridotta, magari sotto alle mille persone, e se hai le coperture economiche riesci a organizzare anche eventi molto grandi. Poi però penso al Crack, tra i grandi festival del fumetto underground in Europa, che si tiene in un centro sociale, al Forte Prenestino. Eppure mancano situazioni intermedie, di grandezza diversa dal troppo piccolo o troppo grande. L’interlocuzione con gli uffici amministrativi della Capitale è caotica oltremodo, si esterna in un groviglio tentacolare di posti e persone e così abbiamo preferito fare tutto da soli”.
“Abbiamo trovato un accordo con Citta dell’Altra Economia che proprio in queste ore stiamo formalizzando”, proseguono gli organizzatori. “Puntiamo ad avere quaranta casa editrici, ad ora trenta hanno già accettato. Puntiamo sul modello del botton up, molte scelte, soprattutto economiche, saranno condivise perché ci piace mettere tutto in chiaro, soprattutto le spese che dovremo sostenere”.
E poi c’è il programma: non le classiche presentazioni con intervistatore e intervistato, spesso noiose e prolisse, difficili da seguire quando si ha molta carne al fuoco, specialmente nelle fiere di settore. Un format probabilmente superato, insomma, che può finire tranquillamente in soffitta. A Oblivion ci saranno panel tematici con più partecipanti e interlocutori. “In questa maniera le case editrici saranno loro a creare i programmi e noi, con loro, creeremo i contenuti del festival. Loro stesse dovranno collaborare, non c’è e non ci sarà alcuna competizione”.
La domanda viene spontanea, però, ed è relativa allo stato di salute della letteratura di fantascienza, horror e fantasy tricolore. Non solo, come viene vista all’estero? Se da un lato Emmanuele ci conferma che in Italia abbiamo tanti validi scrittori e quindi numerose opere di alto livello, dall’altro tasta la nota dolente rappresentata da uno scoglio linguistico. “Abbiamo difficoltà a esportare i nostri libri per una barriera linguistica infrangibile. Dobbiamo mostrare una forza di mercato che in Italia non c’è. Quando si stampano quattromila copie a volte sembra un successo straordinario, mentre all’estero quei numeri sono a malapena soddisfacenti. Non generiamo numeri appetibili. C’è un problema di lingue e un problema di numeri relativi alle vendite”.
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Alla prima edizione di Oblivion parteciperanno scrittori emergenti e altri più affermati, troveranno spazio anche collettivi di scrittori e case editrici particolarmente ambiziose. L’unico filtro sarà sulla qualità e sui progetti ritenuti interessanti. Qualità, passione e idee prima di ogni altra cosa. Prima di concludere la nostra chiacchierata, Emmanuele, che fatica a non sbilanciarsi, ci fa una piccola rivelazione. “Chissà che oltre alla fantascienza, anche la scienza in senso accademico non trovi spazio…”. E chissà, quindi, che noi, non ci ritroveremo su una sedia o in piedi a tartassare di domande lo scienziato di turno. Perché in fondo la fantascienza è anche questo: domande e curiosità, esplorazioni e ricerca di risposte. Benvenuti a Oblivion. Finalmente!