Il debutto di Nuvole al Caniglia di Sulmona: parla Adriano Evangelisti
Quando si incontrano personalità che emanano cultura e arte, il primo pensiero che salta alla mente è quello di non pensare. Ci si ritrova in un vortice di emozioni trasmesse, di voglia di studiare, di impegnarsi, cadere e rialzarsi senza chiedersi il perché. Le passioni producono questo effetto, sono immotivate poiché connaturate alla nostra identità.
Dopo quasi due anni di teatri vuoti, di palchi senza luci, questa mattina si è voltato pagina. Il Comune di Sulmona, il Centro Sapienza Crea- Nuovo Teatro Ateneo- Università degli Studi di Roma La Sapienza e l’Associazione Meta, promotrice dell’iniziativa nell’ambito del suo progetto “Teatro Maria Caniglia – Teatro di Produzione”, hanno concretizzato il patto d’intesa con il debutto in città dello spettacolo “Nuvole” di Aristofane.
Il Maestro Adriano Evangelisti in veste di regista della già menzionata rappresentazione si racconta ai lettori di The Walk of Fame magazine.
L’evento si inserisce nel progetto Theatron, un laboratorio extracurriculare per gli studenti dell’Ateneo romano La Sapienza che si articola in due parti: una dedicata alla traduzione del testo greco e l’altra alla messa in scena dell’opera. Come nasce il progetto?
Il progetto nasce grazie alla professoressa Annamaria Belardinelli, docente ordinario di filologia classica che ha pensato più di dieci anni fa, che fosse molto intelligente far tradurre il teatro e verificare subito la relativa fattibilità. Traduzione condotte dagli studenti di filologia e prontamente comprovate dagli attori per vedere se nella restituzione avesse la stessa forza del testo originale. Questo è stato il motivo che ha portato ogni anno a tradurre un testo di una tragedia o di una commedia e poi a mettere in piedi una compagnia all’interno dell’università, quindi con studenti provenienti da ogni facoltà dell’ateneo.
Arrivando al patto d’intesa con Sulmona, quali sono le motivazioni che hanno portato alla concretizzazione della sigla del protocollo?
L’alleanza è frutto di una stima reciproca nei confronti del direttore artistico del Teatro Maria Caniglia di Sulmona, Patrizio Maria D’artista. È cominciato perché ho chiesto a Patrizio di fare le musiche per lo spettacolo; infatti, quelle che abbiamo appena ascoltato sono le sue. Da lì è nata l’idea di affrontare la situazione in modo più ampio e di attivare un protocollo d’intesa tra la città di Sulmona e l’Università proprio per conoscere ed incentivare gli studenti romani e abruzzesi. Si tratta di uno scambio reale, la mission del nostro ateneo è quella di divulgare la cultura classica. L’intento è anche quello di lavorare con i licei per poter avvicinare i ragazzi ad un’ipotesi futura di ingresso alla Sapienza.
Quanto è importante includere i più giovani in progetti di tale natura?
Sicuramente il teatro andrebbe frequentato fin da adolescenti in modo da poter diventare futuri spettatori consapevoli. È molto difficile entrare in teatro a 40 o 50 anni. Al contrario, se si conoscesse a piccoli passi, ci sarebbe senz’altro la possibilità di un’affezione e poi di una passione, anche solo da spettatore.
Sfatiamo questo mito: c’è chi dice che le lingue classiche siano morte. Invece, direi che questa mattina il palco abbia dimostrato l’esatto contrario.
Io credo che i greci e i grandi tragici abbiano capito molte cose dell’uomo. Nelle tragedie ritroviamo la storia dell’uomo e tutti gli errori che commette continuamente e che continua a perpetrare. Anche in una commedia come quella di Aristofane che tratta l’educazione di un giovane e l’idea del padre contadino di farlo studiare non perché diventi una persona migliore ma perché possa imbrogliare gli altri e non restituire i soldi presi in prestito. Tutto ciò porta, poi, alla violenza contro il proprio padre. Questo è quello che ci insegna Aristofane stesso a prova della sua grandissima attualità.
Quindi, Lo studio del latino e del greco fornisce, in un certo qual modo, un quid in più a chi si interfaccia nel mondo del lavoro?
Faccio parte di quella scuola di pensiero che premia chi studia e penalizza il pressapochismo. Il cercare di fare sempre il meno possibile non porta da nessuna parte. Sono esponente di una generazione che crede nella preparazione. Ai tanti studenti attori che chiedono di lavorare con me consiglio sempre di frequentare una scuola seria di teatro, diplomarsi e continuare sempre a studiare. Non amo molto il filone da grande fratello, per capirci.
Sei un attore e un regista degno di stima, con una preparazione importante. Cosa consigli agli aspiranti artisti di oggi?
Il teatro è una passione e va perseguita, anche a costo di rimetterci le penne, come si suol dire. Questo lavoro è molto complicato e si sa quanto sia difficile vivere del teatro. Ribadisco il concetto dello studio, bisogna salire sul palco essendo preparati. Inoltre, Io ho fatto un po’ di televisione ma mi occupo soprattutto di questo e dico: meglio una vita difficile ma facendo quello che ti piace che una vita triste che ti rende perennemente scontento del mondo perché non fai nulla che ti diverta.
Articolo e foto di Chiara Del Signore