“Nuova Luce da Pompei a Roma”: Villa Caffarelli ospita la prima mostra sugli antichi sistemi di illuminazione
Dal 5 luglio all’8 ottobre i Musei Capitolini, nella sede di Villa Caffarelli, ospitano “Nuova luce da Pompei a Roma”. Si tratta della prima mostra sui sistemi di illuminazione dell’epoca romana con 170 opere originali in bronzo.
Le luci di Pompei e Roma
Un viaggio nelle atmosfere e nelle luci che illuminavano le notti dei Romani: è questa l’audace proposta della mostra di Villa Caffarelli a Roma che intende “fare luce” sugli impianti di illuminazione dei nostri antenati. Il gioco di parole è oltremodo efficace poiché non ci si è mai soffermati a fondo su questo aspetto fondamentale della loro vita quotidiana.
Il progetto prende spunto da un programma di ricerca multidisciplinare sulla luce artificiale in età romana, dedicato per la prima volta all’analisi scientifica degli oggetti di illuminazione in bronzo delle città di Pompei ed Ercolano; soprattutto Pompei ha suscitato particolare interesse poiché ha restituito alla comunità reperti pressoché integri, alcuni dei quali annoverabili come vere e proprie opere d’arte. Candelabri, fiaccole, torce, lampade scolpite a mo’ di scultura, lucerne provengono dai più prestigiosi siti culturali come il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Parco Archeologico di Pompei, lo Staatliche Antikensammlungen di Monaco e ovviamente i Musei Capitolini a Roma.
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Il valore sociale della luce
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con l’Università Ludwig-Maximilian di Monaco di Baviera, l’esposizione è a cura di Ruth Bielfeldt. La docente di Archeologia Classica dell’Università Ludwig-Maximilian di Monaco, insieme al collega Johannes Eber, intende riportare l’attenzione sul significato sociale della luce nella Roma imperiale. L’illuminazione svolgeva un ruolo fondamentale negli eventi collettivi come feste, celebrazioni o funzioni religiose, ma assumeva anche una connotazione più intima, al calar della notte, silente testimone di sogni, erotismo e rituali magici. In una tale moltitudine di eventi, era la luce a fare da collante, a garantire cioè il valore universale della condivisione.
In questa prospettiva il percorso espositivo viene diviso in nove sale nelle quali gli oggetti vengono messi in dialogo con fonti letterarie che ripercorrono la storia della luce.
Nella prima sala un video introduttivo spiega il progetto scientifico “Nuova Luce da Pompei a Roma” e segue il percorso della pregiata lucerna con pipistrello scoperta nei pressi della Villa di Arianna di Stabia nel 1761, sino alla riproduzione e all’uso sperimentale nel 2022.
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Nove sale da esplorare
Nella terza sala Il modello della Casa del Poeta Tragico offre un’idea delle condizioni di luce della domus romana, luogo caratterizzato dalla semioscurità. A tal proposito, ricerche condotte da Danilo Marco Campanaro (Università di Lund) rivelano la scarsa quantità di luce disponibile e la conseguente abitudine a cadenzare la giornata in base al sole.
La quarta sala dona ai visitatori la possibilità di scoprire i meccanismi della fonderia e gli effetti della luce sul bronzo, materiale che offre infiniti riflessi e numerose sfumature. Inoltre si invita il pubblico a toccare una fedele replica della grande lampada con pipistrello, oggetto iconico della mostra.
La quinta e la sesta sala propongono una accurata ricostruzione di momenti legati alla convivialità, al riposo e al consumo collettivo di cibo. Qui i visitatori possono ammirare giocose lucerne e scaldavivande.
La settima è definita “sala delle atmosfere” e allude al ruolo intimo della luce in ambiti come religione, magia ed erotismo. Gli arredi del larario della Casa della Fortuna di Pompei testimoniano il senso di religiosità dell’epoca. Qui troviamo reperti di varia fattezza: statuette bronzee, un’elegante lampada a forma di piede umano (esposta per la prima volta nella sua integrità), lucerne falliche provenienti da taverne e botteghe, (testimoni dell’importanza data alla magia), lanterne dionisiache votate all’erotismo e ai sensi.
L’ottava sala espone utensili in bronzo pompeiani, tornati a splendere tramite pratiche di restauro creativo tipiche del XVIII e XIX secolo.
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Antichità e tecnologia a confronto
L’ultima sala, la nona, dedicata ai reperti di Roma, propone l’aspetto controverso del rapporto tra uomo e luce. Gli oggetti qui esposti infatti narrano le vicende della città in relazione con gli incendi e con l’organizzazione messa in atto per fronteggiarli.
“Nuova luce da Pompei a Roma”, non è semplicemente un excursus storico, è una sorta di viaggio nel tempo che mira a illuminare – letteralmente – i visitatori sull’indispensabilità della luce dall’antichità fino ai nostri giorni. È per tali motivi che accanto ai preziosi reperti di Pompei e Roma, troviamo riproduzioni 3D, apparati multimediali e alcuni oggetti moderni.
All’ingresso, ad esempio, è presente un’installazione che contrappone il Sileno, una lucerna antica, all’opera contemporanea Remember Yves del light designer Ingo Maurer, una scultura blu di forte impatto estetico che rimanda al salto nel vuoto di Yves Klein (1960) interpretato come incarnazione di luce in movimento. Altre creazioni di Maurer spuntano all’interno del percorso espositivo per evidenziare il rapporto di continuità tra passato e presente. Possono essere cambiate l’estetica, la tecnologia, la funzionalità, ma resta una costante fondamentale: la luce, eterno simbolo di scoperta, progresso, condivisione.
Per avere ulteriori informazioni sulla mostra è possibile collegarsi al sito web www.museicapitolini.org .
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