Nope è un horror colossale e imperdibile. La recensione
Quando siamo innamorati, è naturale cercare rifugio nelle atmosfere sognanti di un film romantico. Quando siamo tristi, un film drammatico può aprire porte della nostra emotività attraverso l’empatia con personaggi che sperimentano il nostro stesso dolore. Oppure no, e cerchiamo sollievo in una commedia che ci tiri su di morale. Differentemente da ogni altro genere, l’orrore non è ausiliario a nessuna forma di emotività già sperimentata dallo spettatore. La nostra quotidianità non è fatta di efferati omicidi e incubi ad occhi aperti, né finiamo la visione di un horror sperando di ritrovarci nei panni dello sfortunato protagonista.
Le tragedie che possono capitare a un comune mortale non portano, in nessun caso, a cercare nell’orrore una riproduzione fittizia dei nostri sentimenti. Ecco perché scrivere e fare del buon cinema horror è la sfida più complessa per ogni autore. Non si tratta di emulare esperienze già vissute, in cui fa da padrone il trucco dell’immedesimazione e la consumazione istantanea del buon sentimento, né di raccontare un mondo possibile o auspicabile. Si tratta invece di accontentare gli appetiti segreti di un pubblico che nel cinema dell’orrore cerca e pretende un’esperienza elettrizzante, senza rischi.
Jordan Peele è un regista che ho imparato ad apprezzare alla luce del grande vuoto del cinema dell’orrore odierno. “Get out” era una grande storia, un esordio fulminante brillantemente scritto e portato in scena con gusto. Un horror intelligente, ironico, fresco. Il successivo “Us – Noi” era una storia dai toni più craveniani, impregnata poi di un impegno sociale – che ci interessa il giusto, insomma. Benissimo la denuncia della disparità di classe, ma siamo al cinema o in un sindacato?
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“Nope”, l’ultima fatica di Peele, era la prova del nove. O è una nuova, grande promessa del cinema dell’orrore, o è un bluff.
“Nope” parte da una premessa semplicissima: c’è un ranch dove si allevano cavalli da usare per il cinema. Il proprietario del ranch muore colpito da una moneta caduta misteriosamente dal cielo. Il figlio del proprietario eredita il ranch e lo tira avanti. Sua sorella, una fricchettona che vuole solo notorietà, lo incita a lasciare tutto. Un enorme disco volante inizia a volteggiare sui cieli al di sopra del ranch. L’unione fa la forza: i due rimangono nel ranch, ma filmeranno il passaggio del disco volante per conquistare la notorietà. E intascare una cosa di soldi che non ci sputi sopra.
Sono riscontrabili molti dei difetti che ho letto in giro, costanti nella cinematografia di Peele. C’è una voglia matta di essere “impegnato” a tutti i costi, un po’ fighetto, un po’ semplicistico e scontato nei dialoghi. Personaggi neri intelligenti/eroici contro bianchi stupidi/macchiettistici. Tuttavia, al netto di quanto detto, “Nope” è un film magnifico, miracoloso.
Vola dal secondo atto in poi, svela una perizia incredibile nella costruzione dei personaggi, con ironia e sagacia. E ancora una regia che regala alcune delle più belle sequenze dell’orrore mai viste al cinema dal sottoscritto. Se ne potrebbero citare due in modo particolare, da togliere il fiato, ma detesto fare spoiler, soprattutto in casi come questo. C’è anche qualche sottotrama aperta a stimolare l’interpretazione dello spettatore: mi era mancata.
Diciamo allora soltanto che “Nope” riesce dove ogni horror visto al cinema negli ultimi anni fallisce quasi completamente: fa paura. Non parliamo di jumpscare, piccoli spauracchi di passaggio, momenti di lunga tensione. No, parliamo di paura. Di guidare dal cinema a casa con l’ansia di essere osservati, di fare fatica a prendere sonno, di svegliarsi e pensare ancora a quella scena che ieri, in sala, ti ha tolto il fiato. Scene perfette per messa in scena e crudezza spietata, che arrivano allo spettatore come colpi di luce improvvisa negli occhi, ti stordiscono. E in questo senso è cinema allo stato puro, emozioni impresse indelebilmente attraverso il solo potere dell’immagine.
Cercando perfino toni più spielbergiani, tra omaggi e richiami continui, “Nope” è una lunga cavalcata che stupisce per maturità della regia e freschezza della messa in scena. E poco importa delle denunce sociali che molti hanno voluto trovare nel film: siamo di fronte, prima di tutto, a uno dei più colossali horror di questa generazione.
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