Musica e parola da Nobel, Bob Dylan a Roma
Il menestrello più famoso del rock a Roma. A distanza di cinque anni dai tre concerti sold out in Sala Santa Cecilia, Bob Dylan torna questa sera all’Auditorium Parco della Musica in occasione del Roma Summer Fest 2023 per presentare dal vivo “Rough and Rowdy Days”, uscito lo scorso giugno 2020.
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Bob Dylan, un poeta e un profeta. “La sua voce giovane allieta i campi bruni infiniti. La sua tenerezza penetra l’etere, preghiera sommersa sulle onde radio”. Queste le parole di Allen Ginsberg genio ribelle della Beat Generation e amico intimo del musicista e cantautore statunitense.
Uno dei maggiori artisti dell’ultimo secolo, e interprete di capolavori assoluti, Bob Dylan (vero nome all’anagrafe Robert Allen Zimmerman) nel corso della sua lunga carriera non conosce battute d’arresto. Una carriera costellata di successi, trentanove album, un premio Nobel, unGolden Globe e un Oscar come miglior canzone originale per Things Have Changed, scritta per il film Wonder Boys.
Icona popolare senza eguali. Impegno politico, autore di versi e prosa sono la miscela perfetta che rendono Bob Dylan un artista che attraversa epoche cambiando generi, registri e influenze, restando però in fondo sempre sè stesso e rifiutando qualsiasi etichetta e stereotipo. Il musicista risveglia il bisogno di rivolta sociale e politica attraverso la musica: opere durature e magistrali Master of War, A hard rain’s a- gonna fall, Knocking on heaven’s door , Mr. Tambourine Man e Desolation Row tradotta anche da Fabrizio De Andrè, risuonano di squillante appello al cambiamento.
Guerra del Vietnam, libertà e pace. “Quanti anni devono esistere alcune persone, prima che sia loro permesso di essere libere? Quante volte un uomo deve guardare in alto Prima di poter vedere il cielo? Blowin in the wind: inno attivista per i diritti civili che trasforma l’artista in leggenda e che quest’anno compie sessanta anni. Famoso è il testo della canzone – contenuta nell’album The Freewheelin – che si interroga sulle cause e sulle conseguenze dei conflitti bellici e suggerisce che la ‘risposta soffia nel vento’.
Lotta all’indifferenza. Intollerante nei confronti del pregiudizio razziale e della società americana, Dylan si schiera a favore delle minoranze confinate ai bordi. Il cantante americano si impegna nel 1975 a raccontare la storia del famoso pugile di colore Rubin Carter, detto Hurricane, processato, condannato e recluso per omicidio, seppur con insufficienza di prove. Dylan difende il pugile innocente, e, senza mezzi termini, accusa la giuria composta di soli membri bianchi di aver condotto un processo burla, in cui Hurricane non ha nessuna possibilità in quanto tutto era stato così designato.
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Nobel alla carriera. Nell’aprile del 2008 i prestigiosi premi Pulitzer per il giornalismo e le arti conferiscono a Bob Dylan un riconoscimento alla carriera, quale cantautore più influente dell’ultimo mezzo secolo. Nel 2016 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, per aver “creato una nuova poetica espressiva all’interno della grande tradizione canora americana”.
Scriverà Fernanda Pivano di Bob Dylan: “Ci ha fatto tremare nel sogno di un mondo di comunicazione universale e di non violenza”. Parole che ben descrivono il suo estro e il suo acume intellettuale. Uomo, predicatore, musicista: un’artista a tutto tondo, poliedrico e incisivo. Il respiro della sua opera è così ampio che ancora oggi, infiamma i palchi di tutto il mondo.
Articolo di Sara Rotondi