Il ritorno del mostro di Loch Ness, tra marketing e leggenda
In tempi di crisi, è risaputo, si cerca di trovare soluzioni in ogni direzione. L’arte dell’arrangiarsi, il marketing, la ricerca della svolta vanno molte volte al di là del bene e del male. Senza scomodare ulteriormente Nietzsche, basta dire, andando ripescare un aforisma del passato (tra chi lo attribuscie a Goebbels e chi ad Aristofane), che una bugia ripetuta mille volte rischia di diventare una realtà.
In particolare nell’era dei social. Dei 50enni e 60enni che su Facebook condividono articoli fermandosi al titolo senza leggere neanche la fonte. Negli anni del “buongiornissimo kaffè” e del numero 1 che accompagna il punto esclamativo.
Ormai sono migliaia i siti di bufale, di fake news, ironici, perculatori, dissacranti. E navigare in questo mare di “stronxxxe” (perché come diceva Funari “se uno è stxxzo, non je posso dì stupidino”) sembra non essere per tutti. Sono pochi, a quanto pare, ad essere buoni marinai e a individuare la terra.
Se ci si ferma alla propria home del social di Mark Zuckerberg, dove tra parenti, zii e nonni alla ribalta, il mondo sembra un posto veramente strano.
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Tra ritrovamenti di nuove Pompei (in giro per il mondo sembra ce ne siano circa 5 milioni), resti di alieni, cure fantomatiche per ogni tipo di malattia, Fedez che litiga con la Ferragni non si sa più a cosa credere. E a cosa dare importanza.
É in questa cloaca di pseudo notizie che si inseriscono geni del marketing. A cui si affidano, talvolta, i tour operator.
Come? Si prende una notizia, da anni ormai smentita, e la si butta in pasto al pubblico. Quelle persone avide di scoop disposte ad inoltrare a tutta la rubrica la nuova sensazionale scoperta.
Come nel caso dell’ultimo avvistamento di Nessy, meglio conosciuto come “Mostro di Loch Ness”. La creatura che leggenda vuole abiti nel lago delle Higlands scozzesi.
Il 26 agosto, come riporta il Daily Record, un radar sottomarino avrebbe individuato qualcosa muoversi sotto la barca del signor Scanlon in gita con la famiglia. A luglio invece il signor Veacock ha affermato di aver visto una non meglio identificata creatura non identificata uscire dall’acqua prima di reimmegersi in profondità.
Il conto degli avvistamenti di questo essere si è ormai perso. Il primo cenno, invece, a questo mostro lo si ritrova in “Vita Colombae” nell’ottavo secolo e scritto da un monaco irlandese di nome Adamnano di Iona. Ma è solo nel ‘900 che la leggenda prende piede favorendo il turismo in quella località. Fu nel 1933 che George Spicer raccontò al “The Inverness Courier” di aver visto un animale, simile alle rappresentazioni delle bestie preistoriche, passargli davanti mentra era in visita al lago di Loch Ness. Il tutto però ricordava il dinosauro del film “King Kong” dello stesso anno e uscito poco prima.
L’anno seguente fu il turno di Robert Kenneth Wilson con la sua foto soprannominata la “foto del chirurgo”. Lo scatto mostrava quello che sembrava essere un corpo sinuoso che usciva dall’acqua. Nel 1994 fu scoperto il trucco. Era un sottomarino giocattolo modificato.
Negli anni sono stati in tanti a dire di aver visto il leggendario mostro. Tutti con il loro quarto d’ora di gloria su vari tabloid.
Le varie teorie però perdono di consistenza con analisi anche banali. A partire dal fatto che questo animale quasi mitologico dovrebbe avere oltre 1500 anni di vita.
E anche vedere tutto giro di soldi, tra merchandising e gite guidate del lago, fa supporre che la realtà dei fatti non sia propriamente l’esistenza di un dinosauro sopravvissuto nel lago di Loch Ness senza lasciare tracce inconfutabili.
Ma è sicuramente più probabile la veridicità di questa leggenda che altre fake circolanti per il web. A meno che non si scopra che il presidente degli Stati Uniti non sia un rettiliano.
Photo credit Kongsberg Maritime/VisitScotland/PA Wire