“I Colori del Borgo”: i Poi ve lo dico aprono la rassegna estiva di Moscufo (Pe)
Piazza Umberto I a Moscufo (Pe) si anima con il teatro ed il 30 luglio alle ore 21.30 la Cultour Moscufo, con la sua attività di promozione culturale, inaugura la rassegna estiva di quatto eventi de “I Colori del Borgo” progetto caro all’Associazione di area vestina del presidente Domenico Ferri: gli eventi spazieranno dal teatro alla musica, dalle arti circensi al ballo, divertimento sano e dedicato a diverse fasce d’età.
Si parte dunque con due giovani attori di teatro romano della scuola “Arts” diretta da Enrico Brignano, i Poi ve lo dico, ossia Marco D’Angelo e Manuel Plini, con lo spettacolo “Fuori in 60 minuti”, produzione Uao Spettacoli dell’artista abruzzese Federico Perrotta.
E dunque: quante cose possono succedere in soli 60 minuti? É nella “Sammer Edishon” tutta da ridere di D’Angelo, Plini e Massimiliano Elia che si può trovare la risposta.
In un mondo frenetico dove tutto va di corsa ’60 minuti’ è il nuovo tempo di riferimento. In una sola ora si possono capovolgere le sorti del mondo.
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In un’ora ci si può innamorare, fidanzare e, perché no? ci si può anche lasciare. ’60 minuti’ è il tempo perfetto per una puntata di una qualsiasi serie tv; è proprio il tempo che avranno a disposizione i Poi ve lo dico per lanciarsi in questa nuova avventura. Ma saranno abbastanza per raccontarsi in pieno nonostante i personaggi, le situazioni assurde e i vari disturbatori che si susseguiranno sulla scena? Orologio alla mano, non resta che scoprirlo.
E proprio con uno scambio di battute i Poi ve lo dico fanno riferimento al loro spettacolo.
“Fuori in sessanta minuti- racconta Manuel Plini– è un viaggio tra le generazioni, tra i boomer e i zeta. In mezzo ci siamo noi, i millenial, la generazione ponte. Quelli che dovrebbero guidare la transizione da ieri a domani. Per cui invece di fare lo spettacolo del risveglio della coscienza abbiamo deciso di fare uno spettacolo in linea coi tempi di Netflix in 60 minuti”.
“Solo che non ci va- sottolinea Marco D’Angelo– Siamo una generazione ponte, si. Ma come quello sullo Stretto … quello che non si è mai fatto. Siamo una generazione di pigri. Pigri e nostalgici”.