L’intervista. Mojoshine: il nostro rock di bottega per viaggiare nel profondo dell’anima
“Parto naturale” è il nuovo album dei Mojoshine, band abruzzese con all’attivo dieci anni di esperienza. Un disco profondamente intimo e personale, concettuale sulla condizione dell’essere umano e sulle sliding doors che animano i nostri pensieri più reconditi. Mojoshine significa coinvolgere, conoscere, curare, perdonare, migliorare, stanare e mettere in condizione di evolvere ogni propria forma profonda al fine di farla uscire recuperata, solida, splendente, pronta per accogliere ciò che orbita attorno. Ne abbiamo parlato in questa intervista con Patrizio De Luca, cantante, chitarrista e fondatore della band.
Ciao, ragazzi, benvenuti su The Walk of Fame magazine. Per rompere il ghiaccio, volete presentarvi ai nostri lettori? Chi sono i Mojoshine?
Ciao, noi siamo Mojoshine_ Patrizio De Luca voce e chitarra, Maria Loreta Forgione Voce, Pierpaolo Battista chitarra, Toni Di Marzio basso e Carlo Morgante batteria/percussioni che ha appena sostituito Mattia Sabatini. Siamo una band alternative rock di bottega con brani fatti a mano. Mojoshine è un’entità che vuole significare, coinvolgere, conoscere, curare, perdonare, migliorare, stanare e mettere in condizione di evolvere ogni propria forma profonda al fine di farla uscire recuperata, solida, splendente, pronta per accogliere ciò che orbita attorno.
Per festeggiare i vostri primi dieci anni di attività vi siete regalati un nuovo disco, “Parto Naturale”. Come è avvenuto il processo di songwriting che ha portato alla sua pubblicazione?
Sì…dieci anni di storie interne, line up spesso diverse, esperienze vivide e tante persone intatte negli occhi. Tutto questo è combustibile e inchiostro per la sfera creativa. Siamo molto felici dei risultati. “Parto naturale” è uscito fuori da un’illusione. Abbiamo ipotizzato di poter tornare nel passaggio che va dall’utero all’esterno della nostra creazione, ciò che avviene con un parto naturale appunto…e c’è venuta una domanda: se avessimo mai un’occasione di ripartire da quel momento, dalle prime vibrazioni e sensazioni, che proposte offriremmo alla nuova vita? Avremmo un approccio evoluto in base alle esperienze fatte? Cosa sbatteremmo sul tavolo? E da lì è nato il concept dell’album, una pentola dove abbiamo mescolato antropocentrismo violento, conflitto tra realtà e realtà virtuale, salute mentale, solitudine e natura.
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Sono sei i brani che compongono questo lavoro. Parliamone nel dettaglio…
L’album si apre con “Stella di neutroni“, il testo è di Maria che la descrive così: “l’ultimo stadio di vita delle grandi stelle Supernove, che esplodendo generano stelle di Neutroni. Il collasso del nucleo genera una serie di materiali preziosissimi, unici. In quel momento di annientamento, mi è sembrato un tema di risveglio.” La seconda traccia è “Fuga” e ti dice di prendere le distanze se non ti appartiene, di liberartene il prima possibile. Ti dice che se segui il rigore gentile del cuore, non potrai mai vestire gli abiti anacronistici e urticanti del pregiudizio. Con “Camino spento“, la numero 3, abbiamo parlato di solitudine e di quanto questa sia demonizzata. Credo invece che il suo ‘rallentarci’ voglia far mettere a fuoco ciò che non notiamo. Con “La colpa non è tua“, quarta traccia, c’è un dialogo tra generazioni, dove spingiamo affinché le parti giochino e si stupiscano vicendevolmente. La storia si ripete. Si sta puntando troppo il dito verso le ragazze e i ragazzi che a mio avviso hanno tanto da dare. È un dovere, comprendere e decodificare il loro linguaggio. “Il lupo e il solengo” ci dice che è evidente il nostro ruolo di distruttori su questo pianeta. La Natura(animali compresi) ha altri piani e noi non ce ne faremo mai una ragione. L’album si conclude con “Tutto il resto è oscenità” che parla di sostegno a chi pensa di aver perso il controllo. Una coperta, un abbraccio che interferisce decisamente sull’efficacia degli psicofarmaci. “Parto naturale” oltre ad essere presente in streaming un po’ ovunque, esiste anche in formato cd (è bellissimo…). Ci tenevo a dirla questa cosa…
Il vostro sound fonda su elementi psichedelici e distorsioni grunge, tipiche della scena di Seattle negli anni Novanta, con un perfetto equilibrio tra le due voci che si alternano dietro al microfono. È stato complicato trovare il giusto equilibrio tra le vostre influenze artistiche?
Devi lasciarti contaminare, come fanno i colori quando entrano in contatto tra loro. Una band è un insieme, non sei più ciò che sei da solo. Durante la parte creativa si produce tanta adrenalina che può provocare attriti e caos, ma la canzone finita ti conosce e sa come riportarti a casa.
Il vostro album di debutto, “La colpa non è tua” risale al 2019: quale è stata l’evoluzione dei Mojoshine in questi cinque anni? Chi erano prima e chi sono adesso?
Siamo stati… tante idee libere. Come ti dicevo prima, tante anime/persone hanno fatto parte del progetto e ognuna ha lasciato ferma impressa la sua impronta. “La colpa non è tua “, l’album intendo, ha una sua velocità, corre all’impazzata nel suo deserto, lo si nota anche dagli arrangiamenti. Con Parto Naturale abbiamo tolto gli spigoli, l’idea di suono è diretta, grazie anche ad Andrea Maceroni (Slam Studio Recordings) che ci ha saputo ospitare e guidare. Siamo riusciti ad essere più schietti e masticabili se vuoi. Avevamo bisogno di appartenere meglio a ciò che siamo e stavamo facendo.
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Ognuno di voi viene da altre esperienze musicali nell’underground italiano. Come è cambiata la scena tricolore nel tempo? Quale è, secondo te, il suo attuale stato di salute?
Credo ci sia tanta roba buona in giro che viene osservata in laboratorio e manipolata dai burattinai. Il mercato ha le sue leggi, si sa…ma è cambiato molto (forse troppo) il modo di fruire dell’arte e della musica e questo, vuoi o non vuoi, trasforma anche la nostra capacità di attenzione e di degustazione. Mi piacerebbe che la musica originale avesse più spazio dal vivo, che ci fosse curiosità. Non so dirti quale sia la scena attuale ne so del suo stato, però posso dirti che l’underground ci sarà sempre, ammaccato, smarrito e costante nella sua passione.
Progetti per l’immediato futuro?
La nostra migliore intenzione è quella di vedervi in giro ai nostri live. Cerchiamo locali, situazioni, club, cantine dove poterci esibire e conoscervi.
Lascio a te le ultime parole famose per salutare i nostri lettori e i vostri fans…
Noi Mojoshine giuriamo di dire la verità ma non solo. Grazie per il vostro tempo, ci vediamo in giro.