Misery: il romanzo claustrofobico di Stephen King
“In un libro, tutto sarebbe andato secondo i piani… ma la vita era così dannatamente disordinata.”
Stephen King, Misery, Hodder, 2019
Beh, dipende tutto dal libro. Di tutte le belle e rasserenanti sensazioni che questi sono in grado di regalarci, oggi esploriamo quelle oscure – quelle emozioni pesanti che spezzano il fiato e agitano il cuore. I romanzi claustrofobici sono quegli scritti che raccontano storie in grado di farti sentire assediato, costretto nell’atmosfera nebbiosa e stantia di una stanza o di uno spazio ristretto e immobile, senza alcuna via d’uscita.
Quali romanzi migliori da leggere in tempi di confinamento?
In occasione di questa combinazione fatale, oggi ci faremo spazio tra le pagine di Misery, uno dei numerosi capolavori dell’acclamato Stephen King. Pubblicato nel 1987 è un racconto ambientato – per la quasi totalità della storia – in una stanza, decisione dall’effetto claustrofobico che contribuisce a costruire la tensione, lasciando i lettori sull’orlo della sedia. Altro che cabin fever! Cosa si può dire che non sia già stato detto prima? Sua Maestà non delude mai.
Il romanzo è definito “uno dei migliori di King“, e lo è per una ragione. È un libro che ha la capacità di farti sentire intrappolato proprio insieme a Paul Sheldon in quella triste stanza degli ospiti; provoca pura ansia e paura nel lettore quando si legge di Paul che sta rischiando la vita (o quantomeno un piede) per cercare di fuggire dalla fattoria di Annie Wilkes, ma provoca anche feroci risate per i dettagli più casuali. Insomma, con questo libro tra le mani si è sempre in uno stato d’allerta!
Misery è il racconto di una fan che ama troppo la sua celebrità. È la raccapricciante storia di una lunga prigionia e tortura, sia fisica che psicologica. È più di un semplice thriller, e King è molto più di un semplice scrittore.
Io non ho paura, è degli uomini che bisogna avere timore. E King fa esattamente questo.
Consapevole del fatto che la condizione umana può essere molto più spaventosa di qualsivoglia mostro, mito o leggenda, Stephen King inizia a scrivere e modella dall’argilla della psicopatia Annie Wilkes, uno dei più spaventosi personaggi della letteratura odierna. Per chi non ricordasse la trama, Misery è la storia di Paul Sheldon, autore di best-sellers che all’inizio scrive per vivere, ma che alla fine scrive per sopravvivere.
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Il romanzo inizia con Paul che, deciso a reinventarsi come scrittore, si ritrova ad essere lo sfortunato superstite di un incidente d’auto. La prima cosa che gli occhi di Paul vedono dopo l’incidente è l’imponente figura di Annie Wilkes, un’ex infermiera – e sua fan numero uno – che lo tiene sott’osservazione non in ospedale, bensì tra le mura della sua camera per gli ospiti. Ed è proprio qui che inizia il vero orrore.
La ciliegina sulla torta di questo romanzo è la maestria con cui King è riuscito a rappresentare in maniera così uniforme la psicotica e paranoica Annie, ma anche la paura e la sensazione di prigionia che prova Paul durante la sua permanenza alla fattoria dei Wilkes; il modo in cui viene descritto il dolore fisico e la tortura mentale di Paul rende questo gioiello letterario ancora più intrigante.
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Grazie al suo genio e alla sua inventiva, Stephen King si aggiudicò con Misery il premio Bram Stoker per il miglior romanzo nel 1987 e fu anche candidato al World Fantasy Award, sempre per il miglior romanzo, nel 1988.
Di Daniele Atza