Michele Placido recita Dante e punge: s’interpreta e si vive, non si legge
“Dante si vive, s’interpreta col fisico, col cuore e con l’anima. Non si legge, come si fosse a scuola”. Michele Placido lo ha dichiarato a gran voce al Castello di Celano (Aq) in occasione della prima nazionale di “In viaggio con Dante“, reading messo in scena sulle musiche di Davide Cavuti, Martin Diaz e Antonio Scolletta all’interno di uno dei principali luoghi simbolo d’Abruzzo, capace di richiamare turisti e visitatori provenienti da ogni regione d’Italia. Come noto, quest’anno ricorrono i settecento anni dalla morte del Sommo Poeta e tutto il mondo ha reso omaggio all’Alighieri, massima espressione della storia della letteratura e del pensiero umano e filosofico, infinita fonte di saggezza e ispirazione per l’universo culturale, profondamente devoto alla Divina Commedia, sua opera principale.
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Ci si aspettava un omaggio dunque, uno spettacolo dedicato al poeta fiorentino, ma lo è stato solo in parte. Iniziato con mezz’ora di ritardo, probabilmente a causa delle lunghe file dovute al controllo dei Green Pass, “In viaggio con Dante” si è aperto con la lettura del primo Canto della Divina Commedia. Placido si è soffermato sulla location, definita “seconda solo a piazza della Signoria di Firenze” per contestualizzazione con le parole del Sommo Poeta. Meravigliosamente a suo agio sul palco dal quale trae linfa vitale e forza, l’attore ha descritto e spiegato un estratto dal XXVI capitolo della Vita Nova, soffermandosi sulla bellezza di alcune espressioni, su tutte: “Tanto gentile e tanto onesta pare, la donna mia, quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua devèn, tremando, muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare“.
Da qui in avanti l’omaggio a Dante si è fuso con quello a Pablo Neruda e a Gabriele D’Annunzio, dei quali autori ha recitato “La notte sull’isola” e “La pioggia nel pineto“, poesie che, per trasversalità, hanno ricondotto Placido a Dante e che, anche se omaggiate in modo sublime, hanno distolto l’attenzione del pubblico dall’universo dantesco, quello per il quale si era presenti al Castello Piccolomini di Celano. Nella prima circostanza la direzione ha portato anche a un tributo musicale a Luis Bacalov, autore delle musiche de “Il Postino“, ultimo film di Massimo Troisi ispirato in gran parte proprio alla poesia di Neruda.
Si è tornati, poi, al V Canto con il “femminicidio di Francesca, perché tale è stato. Pochi lo sanno, ma bisogna anche spiegarlo”. Da Cavuti anche l’omaggio musicale a Astor Piazzolla, rovinato dai fuochi d’artificio di sottofondo – ovviamente slegati dallo spettacolo – che hanno leso l’intensità del momento. In poco più di un’ora di di spettacolo, l’omaggio a Dante Alighieri è stato intervallato da incursioni sulle opere di altri autori e da sottofondi musicali mirati ad arieggiare la pièce con atmosfere latine che, per quanto bene incastrate nel contesto e eseguite in maniera impeccabile, non hanno convinto fino in fondo sul connubio con le parole della Divina Commedia. Omaggio, dunque, ma in parte.