Mauro De Candia e la surreale realtà della sua Sundara – l’intervista all’autore
Mauro De Candia, autore per la Edizioni Ensemble di Roma, una penna inclusiva caratterizzata da temi attuali e vivi più che mai. Con l’esordio del 2018 con la silloge “Le stanze dentro” (seconda classificata al Premio Nabokov 2019 e finalista al premio Carver 2020) si è fatto conoscere meglio al pubblico di lettori. Nel 2021 è nato il suo secondo figlio letterario, sempre per Edizioni Ensemble, “Sundara”.
Un’opera straordinaria e molto interessante che ha conquistato il cuore della giuria del Premio Nabokov 2021 ottenendo il secondo posto.
Conosciamo meglio l’autore e la sua poetica.
Ciao Mauro, prima di leggere un qualsiasi testo è importante conoscere l’anima di chi lo ha scritto. Quindi, per amor di coerenza, ti chiederei di descriverti ai lettori, chi è Mauro De Candia?
Ciao Chiara, innanzitutto, sono un insegnante della scuola secondaria di primo grado, insegno lettere e sostegno. Scrivo da quando ero uno studente del liceo scientifico ma, dopo aver interrotto per qualche anno l’attività di scrittura, l’ho ripresa a seguito degli studi universitari in maniera più seria e sistematica. L’attività di autore è nata su una piattaforma WordPress e, a seguito dei primi riscontri positivi, è nato il primo libro per Edizioni Ensemble “Le stanze dentro”. Successivamente, dopo tre anni, è nato il secondo libro dal titolo “Sundara”. Seguo molto la musica, mi diletto a strimpellare. Sono abbastanza presente sui social, in special modo su Instagram. Mi piace scrivere storie ma anche ascoltare le storie degli altri, anche perché credo che senza l’ascolto non possa esserci una crescita e una comprensione del mondo che vada aldilà di ciò che effettivamente noi siamo. Andare oltre, scoprendo un punto di vista differente, senza pregiudizi, significa riuscire ad andare, a volte, anche contro la propria etica personale al fine di comprendere come le ragioni dell’altro siano lecite quanto le nostre.
Ora parliamo di Sundara, già il titolo suggerisce qualcosa di originale. Parlaci della tua opera, nonché seconda classificata al premio Nabokov 2021.
Certo! Allora, farei una premessa: la prima opera, “Le stanze dentro”, è nata da una sorta di contest; infatti, è stata selezionata dai lettori, nel senso che, tra il 2016 e il 2018, ho dato la possibilità ai lettori di scegliere quale testo inserire nel libro. La seconda opera, invece, è stata quasi completamente blindata fino alla pubblicazione. Tra la prima e la seconda opera ci sono differenze dettate dal mio background personale, poiché nel frattempo ho approfondito quelli che sono i poeti dell’Est Europa, poesia polacca, russa del ‘900.
“Sundara” è una parola in sanscrito che, a livello generale, significa bello. È un termine declinabile in più significati. L’ho scelto per definire la sensazione che si prova quando si è finalmente giunti ad una piena realizzazione di sé. Nel libro ci sono tante storie, io scrivo poesia per descrivere storie surreali e vi è sempre questa attenzione verso qualcosa che manca per sentirsi pienamente realizzati. Vi sono tante situazioni che vengono messe sotto esame, ad esempio, il tema della disabilità: da insegnante di sostegno è un qualcosa che mi sta molto a cuore. In questa poesia dal titolo “Un mercato” vi è una signora in sedia a rotelle che si ritrova ad osservare la finta libertà di una coppia che sta litigando. Metaforicamente, la signora vede questi ostacoli concretizzarsi e si sente più libera della coppia che vive la precedente condizione.
Quali sono gli altri temi toccati dal tuo libro?
C’è una poesia a cui tengo molto che si chiama “Noi non ci assomiglieremo mai”: questo è un po’ il tema cardine della mia poetica, ovvero, l’elogio della diversità. Il voler rompere le convenzioni e uscire fuori da quello che gli altri si aspettano da noi, sia a livello di scelte che di comportamento. Questa poesia parte da un contesto casalingo abbastanza povero perché vi è una persona che sta guardando la televisione, per cui la sua fantasia prende il largo e immagina di distinguersi dagli altri. Ad un certo punto, questo sogno ad occhi aperti viene interrotto da un personaggio della sitcom che si volta verso di lui affermando “noi non ci assomiglieremo mai”. Una frase che va a sancire la chiusura della poesia.
E ancora: “Macchiandoci di polverine cardiache”, una poesia di qualche anno fa che analizza i rapporti sentimentali di questi ultimi anni.
In un tuo recente video di presentazione di Sundara hai fatto ricorso al termine “ibridi” riferendoti alla società odierna, quanto è difficile scrivere poesie in una società liquida?
Io penso che si sia un po’ abusato del termine poesia come contenitore di immagini, di sensazioni, di descrizioni. Per cui la risposta può essere: dipende da che tipo di poesia si vuole realizzare e da come si vuole esporre il proprio contenuto. Oggi viviamo in una società molto veloce e legata al contenuto immediato, all’immagine. Posso dire che mi sento un pochino più privilegiato rispetto agli altri autori per quanto riguarda l’utilizzo degli strumenti attuali che mi permettono di farmi conoscere, parlo di post, stories, reels. Tendenzialmente i poeti non sono portati ad esporsi, a rappresentarsi e ad autorappresentarsi. Io stesso non sono estroverso ma, forse per deformazione professionale stando a contatto con tanti adolescenti che fanno domande che implicano risposte, mi sento più allenato degli altri. Bisogna anche selezionare le tematiche, questo significa dover giungere a compromessi. Sui social è necessario evitare di trattare tematiche troppo complesse o magari renderle più appetibili, in modo da farle arrivare a chi guarda.
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È molto importante saper utilizzare i social a fini educativi per poter conquistare l’interesse degli adolescenti.
Sento di dire che gli adolescenti non vanno sottovalutati. Ci sono molte ragazze nelle mie classi che scrivono su Wattpad e che mi chiedono dei consigli. Io stesso, in questo anno scolastico, ho tenuto un laboratorio pomeridiano in cui ho fatto produrre un’antologia ai ragazzi. Anche chi non era particolarmente portato per la scrittura è riuscito a inventare, a scrivere divertendosi. È ovvio che ognuno ha il proprio stile, c’è chi è più ironico, chi più complesso, chi più filosofico, così come avviene tra scrittori. I social sono importanti ma bisogna saper condire la propria scrittura con la giusta modalità comunicativa.
Hai progetti in cantiere? Puoi svelarci qualcosa?
Certo, il terzo libro è concluso e attendo la prefazione da un poeta contemporaneo abbastanza affermato. Inoltre, ho iniziato a scrivere il mio primo libro in prosa; sarà una raccolta di racconti, alcuni dei quali saranno un’estensione narrativa di alcune poesie scelte tra i miei tre libri. Dico tre perché includo anche quello in uscita. Sarà a metà strada tra realtà e fantasia poiché mescolerò notizie storiche, tratte dalle cronache o avvenimenti realmente accaduti, con situazioni surreali. Anche qui ci sarà una grossa impronta metafisica.