L’intervista: Matteo Servilio racconta la nascita della biblioteca a Bugnara (Aq)
I piccoli centri, soprattutto delle aree interne, sono spesso i main characters dei discorsi politici, sociali ed economici del Paese. La dispersione giovanile che vola verso le grandi capitali europee o semplicemente verso città dal futuro più agevole, ha reso i borghi d’Italia quasi evanescenti, sorretti da una labile speranza nel turismo culturale. Bugnara, in provincia dell’Aquila, non ha voluto arrendersi alla decadenza e, oltre a varie giovani associazioni, ha dato i natali al Centro Studi e Ricerche “Nino Ruscitti”. L’organizzazione che ha soffiato la sua prima candelina lo scorso dicembre, porta il nome dell’Avvocato Nino Ruscitti prematuramente scomparso nel 2020; un professionista nel suo campo come nella vita e dalla spiccata cultura.
L’impegno profuso nel lavoro di ricerca ha permesso l’Istituzione di una biblioteca comunale, per ora con sede presso la Piazza del SS. Rosario a Bugnara. La biblioteca nasce non solo per conservare volumi di estremo valore di proprietà dello stimato Avvocato Ruscitti ma anche per ospitare libri donati da studiosi e professionisti del territorio.
Il focus dell’Associazione si prefigge due obiettivi: in primo luogo coinvolgere giovani, studenti, scuole e studiosi del territorio per portare avanti ricerche e progetti culturali; in secondo luogo dialogare con le Istituzioni e le Università per creare nuovi spazi di incontro e crescita.
A sostegno di quanto affermato vi è il ventaglio di incontri letterari avvenuti in occasione della rassegna estiva “libri sotto le stelle” che, oltre a promettere una seconda edizione, sta dando il via ad una versione primaverile.
Abbiamo incontrato il presidente del Centro Studi Matteo Servilio.
Ciao Matteo, come nasce l’idea di istituire una biblioteca?
L’iniziativa di istituire un Centro Studi e una biblioteca a Bugnara nasce a seguito della scomparsa di Nino, avvenuta nel febbraio 2020. L’idea, arrivata direttamente dalla famiglia Ruscitti, era quella di condividere e mettere a disposizione della comunità parte del suo patrimonio librario. Al momento la struttura è quasi completamente allestita. È stato realizzato, grazie all’aiuto dei ragazzi del Servizio Civile di Bugnara, un primo inventario e una prima ubicazione dei volumi secondo macro categorie. A seguito di questa prima operazione abbiamo riscontrato la presenza di oltre 1500 volumi derivanti soprattutto da diverse importanti donazioni.
Quale sarà il prossimo passo?
Per poter disporre pienamente del patrimonio e consentire un accesso regolare alla consultazione e soprattutto al prestito, il patrimonio richiede un processo di catalogazione che segua gli standard e che ci consenta di rendere facilmente accessibile l’intero catalogo. Proprio per questo motivo stiamo lavorando, soprattutto attraverso la progettazione, per raccogliere le risorse necessarie alla catalogazione.
Perché una biblioteca in un paese come Bugnara è importante?
Intorno a questa proposta, di per sé già rivoluzionaria per un piccolo paese dell’entroterra abruzzese, abbiamo cercato di strutturare una serie di iniziative indirizzate alla promozione culturale. L’idea è stata da sempre quella di superare la vecchia metafora della biblioteca come deposito di libri che di fatto accompagna il senso comune. Un luogo quindi solitario, silenzioso, e polveroso. Le biblioteche di fatto, in tante realtà, e persino in aree marginali come le nostre, svolgono funzioni che vanno al di là della consultazione o del prestito di libri. Organizzano tra le altre cose attività per i bambini, mostre, concerti, dibattiti e presentazioni di saggi e di romanzi, possono svolgere attività dedicate alle persone anziane, fungere da centro informazioni, garantire momenti di formazione o anche semplicemente di condivisione.
Anche le vostre attività seguono questa mission?
Esattamente, da qui è nata ad esempio l’idea di una rassegna estiva dedicata al libro e alla lettura, o l’idea di dedicare una parte della nostra attività al tema delle aree interne. L’ultima di queste attività è stata il convegno-dibattito sul tema di spopolamento e la contestuale proposta di istituire un osservatorio dedicato alla questione centrale delle aree interne.
Iniziative, dunque, pensate anche per coinvolgere la comunità stessa…
Sì, L’obiettivo è infatti non solo quello di creare nuove forme di turismo, più riflessive, orientate alla partecipazione e alla relazione con la comunità, ma soprattutto quello di garantire un servizio che sia funzionale alle necessità di chi rimane nei paesi durante tutto l’anno.