Mattarella alla Scala: “La cultura russa non si cancella”
“La cultura russa non si cancella, è europea”. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accolto da un’ovazione, ha risposto così alle polemiche che hanno accompagnato la scelta del “Boris Godunov”, capolavoro del compositore russo Modest Petrovič Musorgskij, per l’apertura stagionale al Teatro alla Scala di Milano. Una giornata accompagnata, dunque a proteste da parte della comunità ucraina. In mattinata anche contestazioni ambientaliste: Cinque dimostranti sono stati fermati per aver imbrattato di vernice la facciata dell’edificio. Recavano cartelli con scritto sopra: “Ultima generazione, no gas né carbone”.
Leggi anche: Quando la cancel culture fa più male a noi stessi che alla Russia
Con Mattarella, sul palco reale, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, “incuriosita per la nuova e bella esperienza”, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. “Come è noto io ho una posizione estremamente chiara sul tema dell’invasione dell’Ucraina”, ha affermato la premier, fasciata in un abito nero di Armani, “però noi non ce l’abbiamo con il popolo russo, con la storia russa con la cultura russa, noi ce l’abbiamo con la scelta politica. E i due piani vanno tenuti distanti altrimenti facciamo molta confusione”. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha ricordato da parte sua che “Boris Godunov racconta la storia di uno zar che alla fine cade vittima dei rimorsi per le sue azioni”.
Tredici minuti di applausi dopo l’esecuzione, diretta da Riccardo Chailly con la regia di Kasper Holten, che questa sera ha inaugurato la stagione del Teatro alla Scala di Milano. Un successo, non scontato per un’opera nella sua versione più “aspra, cupa” e difficile. Il pubblico scaligero ha apprezzato tutto il cast, in particolare il basso Ildar Abdrazakov, al suo settimo 7 dicembre.