Marvel e fantarcheologia, gli Eterni sono gli Annunaki dell’antica Mesopotamia?
Eternals è un film del 2021 diretto da Chloé Zhao. Basato sui personaggi degli Eterni della Marvel Comics, è la ventiseiesima pellicola del Marvel Cinematic Universe. Guardando la pellicola siamo stati molto colpiti dalle ambientazioni orientaleggianti che mostrano una particolare attenzione verso l’antica Mesopotamia, e ci è parso di notare una certa confusione sulla storia di questa particolare area geografica. Anzi proprio sulla storia dell’umanità, in generale.
La trama
Per farla breve, intorno 5000 a.C. dieci Eterni, creature immortali, dalle fattezze umane e dotate di superpoteri arrivano sulla Terra. Partiti dal pianeta Olimpia, vengono inviati con l’astronave Domo dal Celestiale (Titano andrà benissimo per i non addicted dell’universo Marvell) Arishem sul nostro pianeta. Il loro compito è combattere i Devianti, degli esseri mostruosi che divorano gli umani. Nel corso dei millenni gli Eterni proteggono l’umanità dai Devianti, ma sono obbligati a non interferire in nessun caso nel percorso evolutivo della specie umana, lo faranno? No. Ma niente spoiler.
Atterrano da principio in Mesopotamia, dove, stando al film, nel 5000 B.C. vivevano dei Neanderthaliani. Grazie alle cooscenze trasmesse loro dagli Eterni questi poveracci progrediscono, e così tutte le altre civiltà, una dopo l’altra. Infatti da che arrivano in un insediamento di primitivi si ritrovano all’interno delle mura di una splendente Babilonia, con la porta di Ishtar a fare da sfondo alle epiche battaglie tra Devianti ed Eterni. Questi ultimi inoltre, portano i nomi di famosi personaggi della mitologia dell’umanità, tra i più famosi: Icaro, Atena, Gilgamesh.
Chiaramente e come era americanamente inevitabile, si strizza l’occhio a tutta una serie di teorie fantarcheologiche per le quali l’umanità si è evoluta grazie all’arrivo sulla terra di esseri alieni che avrebbero consegnato all’uomo una non meglio specificata “Tecnologia”. Questi esseri sarebbero poi diventati quelli che noi oggi conosciamo come dei o semi-dei, insomma i personaggi della mitologia antica, attraverso cui i nostri antenati spiegavano la creazione del mondo per come loro lo conoscevano.
Ma troppe cose fanno drizzare i peli sulle braccia e per questo noi vogliamo fornirvi un piccolo prontuario che vi aiuti a non cadere nella trappola ufologica e a guardare con occhio critico il film, o qualsia altro contenuto simile. Speriamo di rendervi ben chiaro dove sta la storia e quindi quali siano gli avvenimenti effettivamente accaduti, e dove sta il mito.
Perché proprio la Mesopotamia
La risposta è molto semplice: Gli Annunaki. Oltre ovviamente al fatto che si potrebbe pensare che più la civiltà di cui si parla è antica più le notizie al riguardo sono parziali incerte e nebulose.
Ma partiamo dall’inizio. Gli abitanti della Mesopotamia di 5000 anni prima di Cristo erano già più che “evoluti” e le loro comunità più che mai avanzate per un tempo così antico. Già nel Neolitico, cominciato intorno al 9000 a.C. il Vicino Oriente spiccava per la presenza di siti importantissimi che addirittura possono già essere definiti “città” a seguito di quella che Gordon Childe definirà “rivoluzione urbana” o “rivoluzione Neolitica”. Parliamo di abitati come Gerico nell’odierna Palestina o Çatalhöyük in Turchia, o ancora centri di importanza religiosa come Göbekli Tepe sempre in Turchia. Lo stesso accadeva contemporaneamente in Egitto.
Più i meno intorno al 5000 a.C. entriamo cronologicamente in quello che viene definito in Paletnologia Calcolitico o Età del Rame. In particolare in Mesopotamia siamo nel pieno di questo periodo nel IV millennio prima di Cristo. Qui, in quello che oggi è il sud dell’Iraq, al confine col Golfo Persico, si susseguono numerose “culture” che in senso archeologico sono raccolte sistematiche di manufatti a partire da un tempo e un posto specifico, così da ricostituire i resti della cultura materiale di una società umana passata in particolare. Tra le più famose c’è la cosiddetta “Cultura di Ubaid” e proprio qui sta l’inghippo. A cavallo di questo periodo infatti, i sumeri sarebbero arrivati in Mesopotamia e questo spiegherebbe i cambiamenti nella cultura materiale (soprattutto nella ceramica), il punto è, però, che non si sa bene da dove vengano. Le origine di questa popolazione sono ancora oggetto di dibattito tra gli esperti e nel dubbio allora scusate, perché non possono essere scesi da un’astronave? Comunque, attraverso l’avanzare di tutte queste società si entra nel III millennio, periodo sumero “Classico” o “Protodinastico”. A questo punto le città nella regione di Sumer sono ormai fiorenti, l’aratro e la canalizzazione sono pratiche interiorizzate dalla popolazione, la ruota gira serena lungo le rive dell’Eufrate e la scrittura ha già fatto la sua prima apparizione.
La religione era fondamentale nella vita degli antichi sumeri, ogni città infatti si sviluppava intorno al tempio della divinità principale o divinità poliade, il clero era potentissimo e per i re era fondamentale prendersi cura dei luoghi di culto tanto da avere sovente negli epiteti definizioni tipo “riparatore del tempio X” “restauratore del tempio di Y”. Secondo la mitologia sumera, il termine Anunnaki o Annunaku ovvero “figli di An”, indica l’assemblea degli dèi sumeri presieduta da An, il dio del cielo. Questa si componeva dei sette dei supremi, di cui facevano parte i quattro principali creatori: An (dio del cielo), Enlil (dio dell’aria, vento e tempeste), Enki (dio delle acque), Ninhursag (madre terra), con l’aggiunta di Inanna (dea della natura e della guerra), Utu (dio del sole) e Sin (dio della Luna) e di altre decine di dei minori, detti anche Igigi.
Ad un certo punto della storia contemporanea un matto di nome Zecharia Sitchin pur non essendo un traduttore, uno storico, un archeologo, né tanto meno un filologo, interpretò dal sumero le tavolette che si riferivano agli dei, decidendo che gli Annunaki erano degli alieni che provenivano dal pianeta Nibiru, che sarebbe presente nel nostro sistema solare. Gli stessi che nel Vecchio Testamento della Bibbia verranno poi chiamati i Nephilim o Elohim.
Nonostante il punto di vista di Sitchin non sia supportato da alcuna prova scientifica, anzi è da sempre considerato mera speculazione alle persone sane di mente, le sue teorie hanno avuto un seguito assurdo. Ad oggi sono migliaia le persone che credono che le più grandi civiltà del mondo antico si siano improvvisamente sviluppate e abbiano costruito le grandi opere meravigliose che sono il lascito e l’eredità degli esseri umani, solo ed esclusivamente in seguito all’incontro con civiltà aliene che le hanno fatte “evolvere”.
Oltre alle allusioni sulle teorie sugli Annunaki nel film si parla di due figure mitologiche in Particolare: Tiamat e Gilgamesh. La prima è una “Titana” che fa parte della mitologia Babilonese, praticamente identica alla sumera Nammu, madre di tutto il cosmo, la dea primordiale dell’oceano delle acque salate. Raffigurata nell’iconografia tradizionale come un serpente marino, il Cetus greco, rappresenta l’incarnazione del caos primordiale e di lei si parla nel poema babilonese della creazione Enûma Eliš. Resta però sullo sfondo della pellicola. Pellicola che vede invece come uno dei protagonisti il guerriero più forte della misteriosa Mesopotamia.
Gilgamesh
Eroe divinizzato o semi-dio, le sue gesta sono narrate nel primo poema epico denominato Epopea di Gilgameš. Si tratta di un testo babilonese che riprende antichi racconti mitologici sumeri, rielaborati e trascritti successivamente nelle corti semite ovvero assire e babilonesi. Gilgamesh è uno dei divini sovrani della città di Uruk, uno dei più importanti centri di Sumer. Per alcuni esistito davvero e divinizzato solo in seguito, per altri completamente inventato per scopi mitologici.
Gilgameš è un sovrano dispotico, tanto che i suoi sudditi arrivano a lamentarsene con gli dei. Dei già infastiditi da tempo dalla lussuria sfrenata del re, che lo porta a disporre a suo piacimento delle donne della città. Come punizione per Gilgamesh gli dei creano Enkidu, un uomo selvaggio e crudele che deve affrontare e sconfiggere il re. Ma quando i due si trovano uno di fronte l’altro, invece di uccidersi a vicenda diventano amici. Si imbarcano quindi alla volta di pericolose avventure durante le quali Enkidu passerà dall’essere un selvaggio a divenire un uomo civilizzato. Uccidono, come farà Ercole, molti mostri, ad esempio Humbaba o il Toro celeste; sfidano il potere degli dei sempre di più, fino a ritenersi tanto superiori che Gilgamesh rifiuterà l’amore della dea Inanna/Ištar. Per punire la superbia del re gli dei lo privano del suo amico, e fanno morire Enkidu nel fiore degli anni.
Sconvolto dalla scomparsa del suo amico, Gilgameš, un pò come Orfeo, parte per un viaggio ai confini del mondo per cercare di sconfiggere la morte. Incontra il vecchio Utnapishtim e sua moglie, gli unici sopravvissuti al diluvio universale – Utnapishtim è il Noè originale – gli unici due esseri umani ai quali gli dei hanno concesso il dono dell’immortalità. Seguendo le istruzioni di Utnapishtim, l’eroe trova una pianta che restituisce la giovinezza a chi la mangia ma gli viene rubata e Gilgameš deve infine convincersi che l’immortalità è un dono riservato ai soli dei.
Tutto quindi ha origine dall’immaginario religioso dei sumeri che nel corso della storia hanno poi ceduto il passo a regni che sposteranno il proprio epicentro più a nord rispetto alle spiagge del Golfo Persico, come appunto i Babilonesi. Gli stessi Babilonesi che costruiranno la porta di Ishtar, che si vede continuamente nel film, due millenni dopo le vicende del regno di Sumer.
Non fatevi ingannare quindi, Nel 5000 a.C. l’umanità non brancolava nel buio di una caverna, i sumeri e i babilonesi non sono lo stesso popolo e soprattutto, nessuna civiltà aliena è scesa sulla terra per darci la chiave della conoscenza, per ora.