Malcolm X, l’amato e discusso “Detroit Red”
Gli anni ‘60 sono passati alla storia per le rivolte studentesche, l’inizio degli anni di piombo, la guerra in Vietnam, la contrapposizione tra USA e URSS, la Cina era ancora saldamente in mano a Mao Tse Tung. In Italia furono gli anni della Prima Repubblica, il periodo delle maggiorate alla Sophia Loren.
In particolare il 1965 fu anno significativo. Pregno di eventi. Gli statunitensi mandarono in orbita i loro primi astronauti. La guerra del Vietnam stava diventando sempre di più un problema, tanto che molti giovani si rifugiarono in Canada per evitare la chiamata al fronte. A partire furono soprattutto giovani ragazzi neri. Proprio quelli che vedevano in Malcolm Little un totem, un guru. Noto anche come El-Hajj Malik El-Shabazz, è passato alla storia come Malcolm X. Uno dei maggiori e discussi leader afroamericani che, il 21 febbraio del 1965, fu assassinato ad Harlem quartiere di Manhattan a New York.
Il giovane politico americano nacque il 19 maggio del 1925 da un predicatore (la cui morte è ancora controversa) e una madre figlia di uno stupro.
Considerato una delle figure più importanti della storia degli Stati Uniti del secondo dopoguerra è, insieme a quello che molti considerano uno dei suoi rivali, Martin Luther King, uno degli esponenti più importanti del movimento dei diritti civili dei neri.
L’ATTIVISMO POLITICO E RELIGIOSO
Ebbe un’infanzia complicata tanto che nel 1946 fu arrestato per alcuni furti e possesso di droga. Nel carcere di Charlestown entrò in contatto con la Nazione Islamica, un gruppo di suprematisti neri che predicavano l’emancipazione degli stessi tramite una lettura alternativa del Corano. Proprio all’uscita dal carcere, nel 1952, aderì all’organizzazione divenendone parte particolarmente attiva.
L’episodio che lo rese famoso accadde nel 1957 quando Johnson Hinton fu picchiato e arrestato dalla polizia di New York. Malcolm X, che nel frattempo aveva abbandonato il suo nome originale, radunò migliaia di persone fuori la stazione di polizia. Gli agenti prima negarono di averlo in custodia, ma vedendo aumentare i manifestanti acconsentirono alla visita in presenza del legale e a trasferirlo in seguito in ospedale.
L’organizzazione, di cui divenne uno dei massimi rappresentanti, predicava la supremazia dei neri sui bianchi e l’idea che tutti i bianchi fossero intrinsecamente malvagi e colpevoli dell’oppressione dei neri. In uno dei suoi più famosi discorsi, Malcolm X dichiarò di dover lottare «con tutti i mezzi necessari».
Continuamente in disaccordo con Martin Luther King si allontanò anche dallo Stato Islamico per le vicende tra il presidente Elijah Muhammed e due segretarie che rivendicavano di aver avuto dei figli da lui.
La sua figura, soprattutto nell’ultimo anno in seguito alla morte di George Floyd, è stata spesso tirata in ballo a proposito dei Black Lives Matter, le proteste dei quali sono spesso sfociate in violenze.
Malcolm X è ancora un personaggio controverso che attira simpatie e forti critiche. A lui è anche dedicato il film del 1992 di Spike Lee basato sull’autobiografia scritta dal leader afroamericano con la collaborazione di Alex Haley. Morgan Freeman interpretandone il ruolo ottenne una nomination per l’Oscar come migliore attore protagonista.
L’afroamericano è anche citato in numerose canzoni nostrane, come Penso positivo di Jovanotti, Il mio nome e Il mio ricordo di Luchè, ma anche da Tupac, Lee Morgan e Beyoncé.
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