Madonna: un’icona senza tempo tra religione e provocazione
Era il 16 agosto 1958 quando nel Michigan Tony Ciccone e sua moglie Madonna Louise Fortin – ferventi cattolici di origini rispettivamente italiane e canadesi – davano alla luce la futura Regina del Pop: la piccola Madonna Louise Veronica Ciccone farà del legame con la religione cristiana trasmessogli dalla sua famiglia un marchio di fabbrica.
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Un futuro già scritto?
Non un nome d’arte, ma di battesimo: la piccola Madonna Louise è stata cresciuta in una famiglia fortemente praticante.
In quarta elementare, pochi anni dopo la prematura scomparsa della madre, la bimba cresciuta troppo in fretta diceva di voler diventare suora o star del cinema. Optò per la seconda dopo aver trascorso nove mesi in un convento.
Senza mai aver perso la fede, anzi autoconsacrandosi ad icona quasi alla pari di quella biblica, la Regina del Pop ha fatto molte volte riferimento al cattolicesimo nelle sue canzoni e videoclip.
A gran sorpresa dei suoi fan, negli anni ’90 Madonna scelse la Kabbale, una corrente minoritaria del giudaismo nata in quel di New York. Tuttavia, ciò non gli ha impedito di continuare a proporre riferimenti cattolici nelle sue opere.
Basti pensare a quante volte la grande star utilizzi l’immagine della croce nei suoi look: tra orecchini o ciondoli, non esita a indossare con orgoglio (o forse solo voglia di trasgressione) questo segno religioso in ogni sua apparizione.
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Like a Virgin
Primo successo mondiale della star nel 1984, Like a Virgin è il primo guilty pleasure di Madonna nella sua capacitò di solleticare e poi irritare la cristianità.
Il video del brano era già controverso all’epoca. La cantante vi appare in abito da sposa, «come una vergine» e maneggia i simboli religiosi inscenando posizioni suggestive.
All’epoca la giovane artista assicurava che la canzone “non ha nulla a che fare con il sesso“, nonostante le parole “Like a Virgin, Touched for the very first time“.
È stato ancora più difficile crederle quando, all’inizio degli anni ’90, interpretò il brano sul palco. Simulava infatti una masturbazione e assumendo pose lascive su un letto.
La reazione della Chiesa non si fece attendere: su pressione del Vaticano, venne annullata la data italiana del tou.
Nel 2008, Madonna ha usato ancora il suo pezzo preferito per stuzzicare Benedetto XVI: in concerto a Roma, dedicò Like a Virgin al Papa, rassicurandolo «di essere figlia di Dio».
Live to Tell
Nel 1986, Madonna pubblicò Live to Tell una ballata apparentemente innocua. Tuttavia, significherebbe sottovalutare l’immaginazione della star se si credesse che non potesse trarne nulla di “ammiccante”.
Infatti, vent’anni dopo, durante il suo tour Confessions Tour (e già il titolo la diceva lunga), Madonna ha interpretato questo brano eretta su una gigantesca croce di diamanti, indossando una corona di spine. Sopra di essa, un contatore indicava 12 milioni, cioè il numero stimato di bambini africani rimasti orfani a causa dell’Aids.
Like a Prayer
Eccoci giunti alla pietra dello scandalo per eccellenza: il titolo a cui ogni lettore avrà inevitabilmente e istintivamente pensato leggendo il titolo di quest’articolo.
Nel 1989 il video di Like a Prayer scosse nuovamente il mondo della musica e quello cattolico. Croci cristiane in fiamme, cori gospel, la statua di Gesù che prende vita in un uomo nero che Madonna bacia, stimmate sulle mani della cantante: tutti gli ingredienti perfetti per una ricetta più che scandalosa.
Eppure la polemica non impedì il successo del brano, anzi: il singolo raggiunse la vetta della classifica mondiale per diverse settimane.
Una scommessa vinta
Infiniti i riferimenti alla religione cattolica: basti pensare a titoli come Devil Wouldn’t Recognize You, Confessions, Isaac, Sanctuary, Oh Father o ancora Papa Don’t Preach.
A prescindere dal nome datogli -e non scelto dalla cantante come in molti erroneamente pensano-, Madonna ha scelto di fare propria la strada preparatagli dai genitori e sfruttarla per il successo. Sempre al confine tra sesso e religione, tra sacro e più-che-profano, la Regina del Pop ha utilizzato un riferimento culturale che quasi tutto il mondo volente o nolente conosce (d’altronde la Bibbia è il più grande bestseller della storia) per far parlare di sé.
Strappa quasi un sorriso il modo in cui la cantante si riferisce al Vaticano, come una sorta di innocente martire che non vede malizia nelle sue azioni e non riesce a farsi capace delle critiche ricevute.
Basti leggere la sua più recente dichiarazione in un’intervista per Vanity Fair lo scorso 18 gennaio 2023:
“Sono stata duramente criticata dal Vaticano. Sono cresciuta in una famiglia cattolica, ed essere attaccata dalla Chiesa è stato uno shock: con il mio lavoro, cercavo solo di fare del bene, ma questo gli sfuggiva. Ho capito subito che il problema era loro, non io. Non avevano capito che le mie canzoni avvicinavano le persone, che davano loro la libertà di esprimersi. Stavo solo mettendo in pratica gli insegnamenti di Gesù“.
Evidentemente il versetto in cui si invita a simulare un rapporto con la sua incarnazione sul pavimento di una chiesa deve essere sfuggito ai più ferventi cattolici.
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Che si tratti di sterile provocazione, necessaria agitazione che celi un messaggio importante (come la mancata attenzione per gli orfani dell’Aids da parte di una Chiesa ricoperta di diamanti) o pura strategia commerciale, è impossibile negare che Madonna abbia vinto la sua scommessa e segnato la storia della musica.
Di fronte alla Regina del Pop e dello Scandalo, ogni tentativo di provocazione con riferimenti alla religione cristiana sembra un nonnulla a confronto. I videoclip di Judas e Alejandro di Lady Gaga (che con le sue mutande a forma di croce ha rischiato di togliere lo scettro a Madonna), del brano I fell in love with the devil di Avril Lavigne o – per tornare in Italia – del matrimonio dei Måneskin o ancora del San Francesco e l’autobattesimo di Achille Lauro.. niente di nuovo, a fare la storia ci ha già pensato Madonna.