“Maddalena in estasi”: scoperta un’opera inedita di Artemisia Gentileschi
È stata scoperta una nuova opera di Artemisia Gentileschi. La storica dell’arte Delia Somma ha attribuito all’artista romana un prezioso olio su tela raffigurante la Maddalena in estasi.
Artemisia dipinge due versioni di Maria Maddalena
La straordinaria pittrice barocca Artemisia Gentileschi (1593-1653) torna a far parlare di sé attraverso la scoperta di un’opera inedita riconducibile alla sua mano. Si tratta di un pregiato olio su tela raffigurante la Maddalena in estasi, appartenente a un collezionista italiano che a sua volta lo ha acquistato da una famiglia torinese di nobili origini.
Il dipinto era stato inventariato sotto la generica voce di “opera del XVII secolo”, tuttavia l’inconfondibile posa e le linee sinuose, hanno spinto gli esperti del mondo accademico ad approfondire, guidati dall’autorevolezza della dottoressa Delia Somma.
La nota storica dell’arte ha subito colto la quasi totale corrispondenza della tela con un quadro universalmente riconosciuto della Gentileschi ossia la Maddalena in estasi ascrivibile alla seconda decade del Seicento. Anche la storia di questo ormai celebre dipinto è particolare poiché era pressoché sconosciuto sino al 2011, quando inaspettatamente un articolo di giornale ne mostrò l’immagine.
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La Maddalena in estasi di Venezia
A seguito di attente ricerche, gli studiosi attribuirono l’opera ad Artemisia proiettandola in tal modo verso un incredibile successo, non solo per la fama dell’autrice ma anche per la rivoluzionaria iconografia. Fino ad allora infatti la tradizione figurativa sacra aveva sempre optato (in accordo con i racconti biblici) per la rappresentazione di una donna in atteggiamento penitente, non estatico. In questo caso invece la figura ha il capo reclinato, il volto e le spalle scoperte, come se l’artista avesse voluto concentrarsi sul lato prettamente umano e sensuale della Maddalena.
Nel 2014 la tela venne battuta all’asta per il prezzo record di 865.000 euro, ben al di sopra della base di partenza di 600.000 euro. Due anni fa, grazie a un prestito a lungo termine da una collezione privata, è giunta a Venezia per essere esposta a Palazzo Ducale. Ora si può asserire che la celebre Maddalena possiede “una gemella”: la tela scoperta di recente infatti si specchia perfettamente nella precedente, eseguita intorno al 1620.
Attenendosi agli accurati studi di Delia Somma, il dipinto sembrerebbe una replica creata dalla stessa Artemisia alcuni anni dopo, nello specifico all’inizio del soggiorno a Napoli, durante la fase matura della sua carriera.
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La Maddalena in estasi di Napoli
Realizzare copie dei propri quadri era una prassi comune nella bottega di Artemisia e di Orazio Gentileschi, anzi all’epoca la richiesta di repliche era la prova inconfutabile del grande apprezzamento di un’opera.
Ciò che differenziava lo stile della figlia da quello del padre è che Artemisia non replicava mai i dipinti in modo pedissequo, bensì introduceva delle piccole variazioni nei dettagli e nella combinazione dei colori, come dimostra l’opera da poco scoperta. La differenza più evidente rispetto al primo quadro consiste nel colore dell’abito della Maddalena; a tal proposito tra le tonalità è emerso il giallorino, un pigmento tipico delle zone partenopee, che ha fornito un segnale dirimente per la datazione dell’opera.
Le indagini ai raggi X hanno inoltre rivelato la presenza, sotto gli strati pittorici superficiali, di un’ulteriore opera rimasta incompiuta: una tela che avrebbe dovuto avere dimensioni molto più grandi della attuale, come sottolinea la posizione abbastanza evidente di un putto (che potrebbe essere anche Gesù Bambino) in alto a sinistra. Del resto la Gentileschi riutilizzava di frequente tele già dipinte, come si è potuto verificare in altre famose opere quali ad esempio l’Autoritratto come Santa Caterina d’Alessandria della National Gallery di Londra (1615-1617) oppure Ester e Assuero (1628-1635) del Metropolitan Museum di New York.
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Il parere della storica dell’arte Delia Somma
Sulla base di rigorose analisi scientifiche, scrupolose ricerche iconografiche, approfondite indagini filologiche, la storica dell’arte Delia Somma attribuisce con relativa sicurezza ad Artemisia l’opera recentemente scoperta e riporta dettagliatamente i suoi studi nel volume “Artemisia Gentileschi, indagine storico scientifica di un’opera inedita”, pubblicato dalla casa editrice Tab.
Proprio all’interno del libro, l’esperta riassume le varie fasi dell’indagine attraverso le seguenti parole: «Maddalena è soggetto che Artemisia Gentileschi dipinse spesso lungo la sua carriera. Da questo scenario della ‘ripetizione’ si è entrati quasi naturalmente nel tema della replica, tecnica desunta dalla bottega del padre. Attraverso la lente dei risultati delle analisi scientifiche effettuate, in ultimo, si è dato vasto rilievo al tema delle tecniche di esecuzione dell’opera, ai pigmenti utilizzati, con un particolare focus sul giallorino, che è elemento ‘spia’ per la datazione».
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