Macerie, lacrime e speranza: con “The Rising” Bruce Springsteen scaccia i fantasmi dell’11 settembre
“Can’t see nothin’ in front of me, can’t see nothin’ coming up behind
I make my way through this darkness, I can’t feel nothing but this chain that binds me
Lost track of how far I’ve gone, how far I’ve gone, how high I’ve climbed
On my back’s a sixty pound stone, on my shoulder a half mile line” “
Diciannove anni. Tanto è passato dagli attacchi terroristici alle Torri Gemelle di New York. Da quell’11 settembre 2001 il mondo non è stato più lo stesso. Un fatto epocale, in grado di dare una brusca sterzata al nostro modo di vivere e pensare, condizionandoci e costringendoci a rivedere le linee guide del nostro stile di vita. Analogamente a quanto stiamo vivendo in questi mesi con l’emergenza sanitaria da coronavirus. Corsi e ricorsi storici, momenti di rottura col passato, equilibri instabili che emergono e fragilità che richiedono ben più di una semplice cura per essere superate.
“Come on up for the rising, come on up, lay your hands in mine
Come on up for the rising, come on up for the rising tonight”
Bruce Springsteen, “The Boss”, l’anima, il cuore e la voce della working class a stelle e strisce. Il teenager che ha costruito il suo sogno di gloria sulle macerie dell’American Dream, che ha urlato le ingiustizie sociali quando gli effetti del boom economico riempivano i rotocalchi, che ha scavato nella depressione per affrontare il proprio successo. Lui, come molti altri artisti statunitensi, ha cantato la tragedia delle Twin Towers. Lui, come pochi altri, ha lasciato il segno.
“Left the house this morning, bells ringing filled the air
Wearin’ the cross of my calling, on wheels of fire I come rollin’ down here
Come on up for the rising, come on up, lay your hands in mine
Come on up for the rising, come on up for the rising tonight ”
L’11 settembre 2001, per i cittadini americani, non è più un giorno come un altro. Non può esserlo, nonostante gli sforzi di metabolizzare l’accaduto e i tentativi – spesso vani – di voltare pagina per ritrovare quell’armonia che sembra essere sparita. Non potrebbe essere altrimenti, la ferita è ancora troppo profonda per pensare che smetta di sanguinare. Quel dolore, quell’angoscia, quel senso di vuoto sono perfettamente descritti in “The Rising“, singolo che Springsteen ha realizzato pochi mesi dopo l’accaduto.
“Spirits above and behind me, faces gone black, eyes burnin’ bright
May their precious blood forever bind me, lord as I stand before your fiery light”
Il brano, contenuto nell’omonimo album del 2002, non solo è manifeso dello sgomento e della rabbia del popolo statunitense ma esterna anche tutto lo spirito che lo anima e che, se vogliamo, lo contraddistingue: la capacità di reagire, “come individi e come popolo“, esattamente come canta Springsteen. La voglia di riscatto, la necessità di rialzarsi e di ricostruire il futuro dalle macerie del passato. “The Rising” è una canzone dedicata alle vittime degli attacchi terroristici organizzati da Al Qaida. Un omaggio a chi quel giorno è morto, è rimasto ferito o l’ha scampata per miracolo. Ma non tutte le ferite sono evidenti.
“I see you Mary in the garden, in the garden of a thousand sighs
There’s holy pictures of our children, dancin’ in a sky filled with light
May I feel your arms around me, may I feel your blood mix with mine
A dream of life comes to me, ike a catfish dancin’ on the end of the line”
Qualcuno, erroneamente, afferma che per comprendere fino in fondo la portata dell’evento e degli effetti a esso connessi bisogna essere statunitensi. Non è così. L’11 settembre del 2001 sono morte molte delle nostre sicurezze. Assorbire il colpo è stato possibile, metabolizzarne le conseguenze non ancora. Non per la vita di tutti i giorni e non per “i cittadini del mondo”. Con “The Rising” il Boss canta la speranza, il coraggio, la tenacia. Contrasta l’idea di fallimento e mette da parte lo spauracchio della sconfitta.
Sky of blackness and sorrow (a dream of life), sky of love, sky of tears (a dream of life)
Sky of glory and sadness (a dream of life), sky of mercy, sky of fear (a dream of life)
Sky of memory and shadow (a dream of life), uour burnin’ wind fills my arms tonight
Sky of longing and emptiness (a dream of life), sky of fullness, sky of blessed life (a dream of life)
Il brano di Bruce Springsteen è una pietra miliare nella storia artistica post 11 settembre. Rileggere il suo testo, riportato tra le righe di questo articolo, è sempre un colpo a quell’intimità, a quel vortice di emozioni e suggestioni che le immagini del crollo delle due torri, simbolo del cuore economico della Grande Mela, rievocano in noi.
“Come on up for the rising, come on up, lay your hands in mine
Come on up for the rising, come on up for the rising tonight”