Martin Lutero, la rivoluzione religiosa
Martin Lutero, frate agostiniano tedesco, il 3 gennaio del 1521 fu scomunicato da Papa Leone X con l’emanazione della bolla “Decet Romanum Pontificem”. Fece seguito a quanto stabilito con la bolla “Exsurge domine”, con la quale furono concessi a Lutero 60 giorni per ritrattare le tesi esposte con le famose “95 tesi” che il frate agostiniano affisse fuori la chiesa del castello di Wittenberg.
La “Disputatio pro declaratione virtutis indulgentiarum” ossia la “Discussione sulla dichiarazione del potere delle indulgenze” viene raccontata da Filippo Melantone, giovane laico umanista, che però nel 1517 però non era presente a questo episodio considerato comunque come l’inizio della Riforma Protestante.
Queste 95 tesi e il “Trattato sulle opere buone” del 1520 valsero a Lutero il ruolo di nemico numero uno per la chiesa di Roma e in particolare del Papa.
Il contesto storico in cui operò Lutero
Sebbene già prima di lui il teologo britannico John Wycliffe e il riformatore boemo Jan Hus avevano aperto delle fratture nel potere pontificio romano, Martin Lutero nel XVI secolo riuscì a diffondere largamente la sua visione della religione cattolica sfruttando il contesto storico e anche le innovazioni tecnologiche come la stampa.
Il monaco tedesco operò nel periodo che vide l’elezione a imperatore del Sacro Romano Impero del giovane Carlo V, nell’età dei risvegli dei sentimenti nazionali contro l’Impero e di avversità nei confronti dell’universalismo medievale del papato.
Si stava passando dal Medioevo, tipicamente teocentrico, trascendentista ed universalista, al Rinascimento, più antropocentrico, immanentista e individualista.
Era perciò da più di un secolo che la Chiesa viveva una situazione di fermento. Dalla “cattività avignonese” del ‘300 si era giunti addirittura all’elezione di tre diversi papi, finché con il Concilio ecumenico di Costanza (1414-1418) con cui furono condannati per eresia proprio Wycliffe e Hus (quest’ultimo finì sul rogo) e fu sancita la superiorità del concilio sul papato. Superiorità che però fu ribaltata dal Concilio di Firenze e che fino al 1517 rimase intaccata.
Lo status quo rimase tale fino a quando in seguito al concilio Laterano (1512-1517) le istanze dell’ala riformatrice non furono accolte. Seguì pochi mesi dopo la famosa affissione dell 95 tesi di Lutero.
L’approccio luterano alla religione
I punti salienti del Luteranesimo, la confessione cristiana della riforma protestante, era un’aperta avversione alla vendita delle indulgenze, il libero esame delle scritture e il sacerdozio universale dei credenti.
Lutero propose un approccio del tutto nuovo alla religione, senza intermediazione. L’uomo del ‘500 doveva poter accedere autonomamente alle sacre scritture, avere un proprio rapporto con Dio ed essere giudicato e salvato per grazia divina non per le opere guidate dalla Chiesa. Ciò ovviamente allontanava l’uomo dall’idea di dover seguire alla lettera le parole della Santa Sede a favore di un individualismo, del rifiuto dei sacramenti.
Per questo motivo Lutero tradusse la Bibbia in tedesco, opera per la quale è considerato uno dei padri della lingua tedesca, alla pari di quello che fu Dante per la lingua italiana.
Per la traduzione della Bibbia si avvalse del testo greco redatto da Erasmo da Rotterdam e iniziò l’opera durante il soggiorno, fatto passare per rapimento, nel castello di Wartburg sotto la protezione del principe Federico il Saggio che de facto gli salvò la vita in seguito al rifiuto di abiurare le sue tesi durante la Dieta di Worms del 1521 presieduta da Carlo V. L’Imperatore davanti a tale rifiuto il giorno seguente condannò Lutero come nemico della cristianità tedesca ed eretico, dando praticamente l’impunità a chi lo avesse ucciso.
Ancora oggi la sua attività rimane un punto di svolta nella storia dell’Europa e della Chiesa, da taluni indicato anche come il passaggio dall’età medievale a quella moderna.
Il “monaco impossibile”, come lo definì Nietzsche, ha tracciato comunque un solco importante in un’età in cui il nepotismo la faceva da padrone. Una missione, quella di Lutero, scevra da qualsiasi obiettivo di carriera, di arricchimento, che ebbe la capacità di riaprire il dibattito sul ritorno ad una Chiesa povera, al ritorno del messaggio evangelico delle origini.
Proprio lo sfarzo in cui viveva una parte della curia lo portò ad intraprendere un viaggio verso Roma, per porre alla Santa Sede il problema che stava portando alla divisione interna all’ordine tedesco.
Ma l’impressione che ebbe dell’Urbe fu quella di una nuova Babilonia guidata addirittura dal demonio, e tornato in patria ebbe modo di elaborare questa sua riluttanza nei confronti dell’Italia e dei papisti, secondo lui troppo succubi della superstizione e dell’opportunismo.
La diffusione delle idee di Lutero
La riforma guidata da Lutero ebbe dunque un ruolo nella formazione della nuova coscienza europea, in cui si stava facendo largo l’idea di Stato nazionale. Il pluralismo religioso, nel corso dei decenni, accompagnò quello politico e segnò la fine del monopolio della Chiesa di Roma.
Il Protestantesimo ebbe larga diffusione grazie al sostegno avuto da principi e rappresentanti politici che, sebbene in molti casi per tornaconti personali, permisero la propagazione delle idee luterane in Svizzera, Francia, Prussia, Fiandre e in Inghilterra.
Lutero, a più di 500 anni dalla sua scomunica, rimane ancora oggi uno degli artefici del cambiamento degli equilibri religiosi e politici dell’Europa, condizionando profondamente le relazioni fra gli Stati.
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