“London Calling”: la mostra che porta lo spirito della capitale inglese a Roma
Raccontare lo spirito di una città e le sue metamorfosi, attraverso le opere di artisti che, o perché nati nella capitale inglese, o perché influenzati dalla sua inimitabile atmosfera nella ricerca di un proprio linguaggio espressivo, sono stati in grado di coglierne l’essenza più profonda e innovatrice negli ultimi 50 anni. È quello che fa “London Calling”, una mostra-evento che dal 17 marzo fino al 17 luglio a Palazzo Cipolla (Roma, via del Corso 320) ospiterà 30 splendidi lavori di 13 nomi di fama internazionale, da David Hockney a Anish Kapoor, da Jake e Dinos Chapman a Damien Hirst fino ad arrivare al più giovane di tutti, Idris Khan.
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Promossa da Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale con Arthemisia, l’esposizione, curata da Maya Binkin e Javier Molins, si snoda attraverso un percorso “in grado di condensare la storia dell’arte contemporanea europea ed occidentale, sia dal punto di vista delle sperimentazioni stilistiche che da quello delle ricerche di tipo concettuale”, come giustamente sostenuto dal Professor Emmanuele F. M. Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale.
Ma che, soprattutto, è in grado di restituire allo spettatore l’inesauribile fervore attraverso il quale la capitale inglese, partendo dai favolosi anni Sessanta per arrivare fino ad oggi, si è trasformata in una delle capitali indiscusse dell’arte contemporanea, così come lo erano state prima di lei la Firenze del Rinascimento, la Parigi dell’Impressionismo o la New York della seconda metà del XX secolo.
Molte delle opere presenti sono ammirabili per la prima volta nel nostro Paese. Tra loro, non possono non essere citate le sculture di Anish Kapoor, come la celebre Magenta Apple mix, o lo Spot Painting di Damien Hirst (tratta da una delle sue serie più riconoscibili) o ancora i due Interior di Michael Craig-Martin, ispirate dalla pandemia Covid-19 ancora in corso.
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Insomma, non perdetevi per alcuna ragione al mondo questo affascinante “viaggio artistico” in una metropoli in perenne mutamento e fibrillazione creatrice, la cui malia sembra non smettere mai di incantare e ridisegnare i costumi e l’arte nel mondo in cui viviamo.