L’ombra di Goya: arriva nelle sale cinematografiche il film evento sul grande pittore spagnolo
Al via la nuova stagione de La Grande Arte al Cinema, l’iniziativa targata Nexo Digital che porta sul grande schermo storie di artisti moderni e contemporanei che hanno rivoluzionato la storia dell’arte. Si parte il 6, il 7 e l’8 Marzo 2023 con il suggestivo docufilm “L’ombra di Goya” che approda nelle sale cinematografiche italiane dopo un pieno di consensi al 75° Festival di Cannes.
Goya l’antesignano della contemporaneità
Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 1746 – Bordeaux,1828) è stato uno dei più importanti pittori ed incisori spagnoli. Avendo vissuto a cavallo tra due secoli, la sua produzione artistica subì il delicato momento di passaggio da uno stile prettamente accademico a una sfera più intimista ed emotiva. L’artista passò dalla ritrattistica degli anni giovanili, alle allegorie e alle atmosfere oniriche della maturità, temi molto legati al Romanticismo e ai cambiamenti politici e sociali dell’epoca.
Non dimentichiamo infatti che la fine del Settecento, con lo scoppio della Rivoluzione Francese e i successivi moti sovversivi, gettò i semi per l’avvento di una nuova Europa e di una nuova società. In un simile contesto il dissacrante pittore aragonese utilizzò creature fantastiche ed esseri mitologici per denunciare e ribaltare l’ordine precostituito.
Dalla seducente sensualità della Maja Desnuda, all’intima inquietudine de Il sonno della ragione genera mostri all’ostentata efferatezza di Saturno che divora i suoi figli, Francisco Goya è sempre riuscito a restituire le innumerevoli sfumature delle emozioni umane; nemmeno una precoce sordità lo distolse dall’indagare il mondo e le sue disparità gerarchiche: quelle tra servi e padroni, tra uomini e animali, tra maschile e femminile. Un artista che può considerarsi a tutti gli effetti un antesignano della contemporaneità.
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Dodici esperti raccontano la complessa personalità dell’artista
Diretto da José Luis López-Linares, regista del film campione d’incassi “Bosch. Il giardino dei sogni”, scritto da Jean-Claude Carrière e Cristina Otero Roth, “L’ombra di Goya” indaga le molteplici sfaccettature del geniale pittore e lo fa attraverso una prospettiva inedita ossia intervistando dodici specialisti di varie discipline (persino un otorinolaringoiatra che si cimenta a rintracciare nei quadri le conseguenze della sordità dell’artista). In questo modo molteplici tasselli di un variegato mosaico si accostano tra loro assottigliando il confine tra personaggio e persona, tra cinema e mondo reale.
Esponenti di spicco di tale team di esperti sono senz’altro l’artista contemporaneo Julian Schnabel (che ha diretto il lungometraggio su Vincent Van Gogh “Sulla soglia dell’eternità”) e lo scrittore, attore e regista Jean Claude Carrière. Quest’ultimo si rivela una presenza preziosissima per un duplice motivo: non solo in quanto guida principale dell’intero docufilm, ma anche quale ultima insostituibile apparizione cinematografica; Carrière infatti è deceduto poco prima del completamento della pellicola, nel mese di febbraio del 2021.
Inizialmente Lopez-Linares aveva proposto all’amico e collega di scrivere la sceneggiatura del docufilm, ma lui rilanciò con una proposta singolare e, se vogliamo, ancor più generosa: visitare insieme i posti della Spagna cari al pittore.
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Il fondamentale contributo di Jean Claude Carrière
“L’ombra di Goya”, pertanto, non è una semplice pellicola cinematografica ma una sorta di viaggio dove l’occhio esperto di Carrière sonda i singoli dettagli dei capolavori del pittore per scavare in profondità l’immagine e andare oltre l’impressione iniziale.
Grande conoscitore non solo di Goya ma anche di Luis Bunuel, lo scrittore non intraprende una narrazione cronologica, bensì spazia tra opere di differenti periodi. Tra una riflessione e l’altra, emergono anche le affinità tra il pittore e il regista di “Un chien andalou”, accostabili per più di un aspetto: la comune provenienza dall’Aragona, la rispettiva produzione di impronta surrealista e l’handicap della sordità.
Riguardo il ricordo di Carriére e l’impostazione del documentario, Lopez Linares ha rilasciato la seguente, toccante dichiarazione: «Jean-Claude Carrière ha condiviso i suoi pensieri su ciò che questi spazi, queste opere e l’atmosfera che regnava in questi luoghi gli ispiravano via via. La sua conoscenza della materia era enciclopedica e le sue riflessioni vivaci. Come regista, mi comporto come un archeologo sensibile, un passante che propone idee, emozioni nascoste dietro ogni scoperta […]. Volevo che lo spettatore percepisse il più fedelmente possibile ciò che la sordità di Goya ha cambiato nella sua vita e nella sua arte. Il nostro approccio è stato quello di cercare di scavare un buco nelle Pitture nere di Goya per vedere cosa c’era dietro».
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