Live Report. David Ellefson – FDB Festival, Fabrica di Roma (24/08/2024)
L’FDB Festival, al secolo Festa della Birra, è una garanzia e una certezza. Una realtà che riesce a migliorarsi di anno in anno non senza fatica o sacrificio da parte di coloro che, con tanta passione e altrettanta follia, si cimentano nell’impresa di dare vita a un evento di tale spessore in una cittadina della provincia viterbese. Fabrica di Roma non è certamente famosa per la sua scena alternativa, eppure negli anni è diventata un riferimento estivo per gli appassionati del genere: dal punk all’heavy metal, dal rap al pop meno mainstream e sdoganato, l’FBD Festival è riuscito – e riesce – sempre a calare nomi interessanti e prestigiosi, e sempre con concerti gratuiti. Per dirla alla Roberto Carlino, è un festival che non vende sogni ma solide realtà.
Questi ragazzi e queste ragazze però hanno cuore, coraggio e, soprattutto, idee. Quest’anno, in occasione della ventiquattresima edizione della manifestazione, hanno organizzato una quattro giorni studiata appositamente per accontentare un pubblico trasversale e dai gusti differenti al fine di convogliare sull’evento una platea ogni sera diversa. Un’operazione intelligente e, soprattutto, funzionale alla causa. Giovedì 22 agosto si sono esibite le Bambole di Pezza ed Etta, venerdì 23 Piotta con Gemello, mentre ieri, sabato 24, è stata la volta David Ellefson con Gorilla Pulp e Underball in apertura. Oggi, domenica 25, si esibiranno Hotel Supramonte e Santamarya. Insomma, a ognuno il suo, e va benissimo così.
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Oltre la musica c’è di più, ci sono i servizi. Non è banale sottolinearlo, e neanche scontato poterne usufruire. Nei festival open air sono elementi essenziali, indispensabili per i partecipanti che cercano anche comodità ed esperienze aggiuntive Andando con ordine: nessun problema a trovare parcheggio, ci sono diverse aree dove poter sostare, l’area food è ricca di prelibatezze con anche un occhio alla cucina vegana, l’area beverage è un fiore all’occhiello – d’altronde siamo pur sempre a una festa della birra – e il servizio è rapido ed efficiente, con una lode all’educazione degli addetti ai lavori e del servizio di sgombero ai tavoli. Il personale, gentile e sorridente, sa farti sentire a casa. Per i più curiosi: si può mangiare e bere senza svuotare il portafoglio, credetemi. Ed anche questa è una caratteristica del festival.
E poi c’è la musica, quella con la M maiuscola. David Ellefson è una leggenda vivente del trash metal, co-fondatore dei Megadeth, tra le band più importanti e influenti della storia del genere, altresì annoverate all’interno di quel Big4 che sa tanto di elite, di cerchio magico riservato a pochissimi eletti. Il suo “Bass Warrior Tour” nei mesi addietro ha già toccato l’Italia e il concerto all’FDB Festival è stata un’esclusiva, un ultimo appuntamento prima di una pausa in attesa del tour del prossimo anno.
Ad aprire le danze ci hanno pensato i romani Underball con il loro trash metal ultraveloce e dalle tinte “porno” con richiami a milf, dildo e vizi sessuali vari. Tanta malizia e ilarità, ma anche tanta sostanza. Dopo il loro set di mezz’ora sono saliti sul palco i viterbesi Gorilla Pulp, trio stoner con influenze blues e seventies. Nei cinquanta minuti a loro disposizione hanno eseguito una manciata di brani estratti dalla loro discografia, attingendo a piè mani da un decennio buono di attività. Una band di assoluto livello per precisione, groove e perizia tecnica. Consiglio non richiesto: qualora non li abbiate mai ascoltati, dategli un ascolto. Ben più di uno magari, non ve ne pentirete.
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Un brevissimo cambio palco, giusto il tempo di affinare il settaggio degli strumenti, e mr. David Ellefson è pronto a scaldare il pubblico. Si parte con “Skin on my teeth”, estratto direttamente dall’album Countdown to Extinction dei Megadeth, da cui verranno poi suonate anche la title track, “Sweeting Bullets” e “Symphony of Destruction”, si prosegue con “99 ways to die” – sempre riprendendo dalla sua storica band, dal disco “Hidden Treasures” del 1995 – e “Celebrity Trash”, presa in prestito direttamente dal suo lavoro solista con Jeff Scott Soto.
Carisma, esperienza e presenza scenica non mancano di certo a Ellefson che, con pochi cenni e poche parole, scalda i presenti sotto al palco che, però, si scatenano per davvero solo da metà setlist in poi, ossia da quando i brani dei Megadeth iniziano a essere eseguiti uno dopo l’altro. “Tornado of Souls”, brano straordinario estratto da quel capolavoro che fu “Rust in Peace” fa scatenare le prime vere e violente pogate sotto al palco, replicate poi da “Love me like a reptile”, cover dei Motorhead e da “Anarchy in UK”, (per l’occasione in “Rome”), cover dei Sex Pistols, già presente sull’album “So far, so good…so what”de l 1988.
Una scaletta che, come prevedibile, ha attinto a piè mani dalla discografia dei Megadeth – e ci mancherebbe pure – senza tralasciare qualche spunto extra della carriera solista del bassista che a novembre compirà sessant’anni, anche se non li dimostra affatto. Uno show intenso e privo di fronzoli, dove Ellefson ha chiaramente faccio la voce grossa supportato in maniera magistrale da due chitarristi di livello internazionale come Andy Martongelli (Arthemis, Michael Angelo Batio, Ellefson – Soto) e Walter Cianciusi (Headless, Geoff Tate, oltre a essere fondatore della School of Rock di Avezzano). A completare la line up Roberto Pirami alla batteria e Titta Tani alla voce.
Al prossimo anno, ben consapevoli che l’FDB Festival saprà deliziarci con nuovi artisti di grandissimo livello. Inizia il conto alla rovescia…
Foto: Paolo Cammillucci