L’intervista: tenacia e passione, i Folkstone tornano con “Macerie”
“Macerie” è il nuovo singolo dei Folkstone, un brano folk-rock in cui la base ritmica incalzante e l’armonia epica degli strumenti folk creano la giusta cornice di un testo diretto e crudo. Il pezzo è un grido di disperazione che piomba addosso quando si perdono le fondamenta della vita stessa, casa, famiglia, amici, ritrovandosi schiacciati in un ingranaggio che non lascia via d’uscita.
Lo stesso grido che dà la spinta di sopravvivenza per continuare a sperare e combattere per ciò che amiamo. È questa la fotografia della realtà attuale che i Folkstone hanno voluto scattare e condividere con i propri fans. Un messaggio di amore ed unione che vada oltre la guerra, la politica e le mode del momento.
In occasione dell’uscita del singolo “Macerie” e dell’imminente tour “sopra le macerie” che toccherà l’Italia in 4 date abbiamo avuto l’occasione di scambiare 4 chiacchiere con Lorenzo Marchesi, frontman e voce dei Folkstone
Ciao Lore, è un piacere poter scambiare quattro chiacchiere con te. Prima di tutto come stai? Anzi, come state?
Noi stiamo benissimo grazie, tutto nella norma. Anzi ti dirò, meglio del solito e siamo molto contenti
Siete rientrati in attività dopo una lunga pausa, cosa possiamo aspettarci per questo nuovo capitolo della storia dei Folkstone?
Sinceramente non saprei dirti esattamente cosa aspettarti perché non abbiamo mai ragionato a pacchetti già fatti. Stiamo andando avanti. Dopo quattro anni siamo ripartiti con una data tutti insieme che è andata sold-out subito. Quindi abbiamo deciso di agganciarne altre. Diciamo che è un po’ come avere aperto un vaso e aver tirato furi dal cassetto una marea di cose. Ora stiamo cercando di riordinare le idee e ripartire con il piede giusto
Come ci si sente e che emozioni si provano a suonare di nuovo tutti insieme ?
Beh è una figata. La prima data è stata una cosa che ci ha travolto. Dopo quattro anni io e Roby (cantante e polistrumentista, ndr) pensavamo di aver appeso l’ugola al chiodo: era un basta definitivo per noi e da lì non abbiamo fatto più niente, nemmeno progetti paralleli, né abbiamo scritto o cantato. I primi tre anni, sono sincero, non mi è mancato tutto ciò, forse perché venivamo da quindici anni di continui live e lavoro, per cui c’era bisogno di staccare il cervello. Poi dopo, quando ci siamo rimessi insieme, siamo risaliti sul palco ed è stata una botta di emozioni veramente forti.
Una domanda che sicuramente si saranno posti tutti: da dove è nata la spinta per ricominciare?
Sinceramente ci siamo riavvicinati così, un po’ per caso e abbiamo ricominciato a parlarci. Dopo lo scioglimento è anche cambiato il mondo: è scoppiato il Covid ed è successo di tutto e di più e per tre anni ci siamo persi proprio di vista sentendoci veramente di rado. Quando poi abbiamo ricominciato a parlare all’inizio sembrava proprio strano perché prima eravamo come una famiglia. Poi è stato come versare il primo bicchiere… dopo vuoti tutta la bottiglia, per fare un paragone. Nulla di premeditato o di già pensato: tutto è rinato così, piano piano, con una singola data. È successo
Il rapporto con il vostro pubblico è sempre stato stretto e caloroso, da ambo le parti. Quanto vi è mancato questo “abbraccio”?
Beh sì, non me lo ricordavo più. Quando abbiamo smesso ci siamo ritirati anche dal casino e da tutto e non mi ricordavo più l’affetto del pubblico. Non so nemmeno come esprimerlo. Durante la data (di Milano, ndr) mi sembrava di essere tornato tra amici: potevo buttare anche via il microfono perché c’era una “svolumata” di pubblico che cantava. Sembravo superfluo.
Parliamo del vostro nuovo singolo, “Macerie”. Un brano dal significato forte ed esplicito: racconta di dolore e speranza e va oltre guerre e politica, ma che nel periodo attuale è ancora più di impatto. Vuoi dirci qualcosa di più a riguardo?
Purtroppo è ancora attuale perché il testo è stato scritto da Roby più di un anno fa quando era scoppiata la guerra in Ucraina. Ci arrivavano delle immagini forti che non eravamo più abituati a vedere così vicino, perché le guerre le abbiamo sempre viste da lontano. Di botto quindi ha scritto questo testo che abbiamo musicato dopo. Tra l’altro è uscito prima che succedesse tutto questo casino che stiamo vedendo ora anche in Medio Oriente. È un brano drammaticamente attuale ma non è stato scritto per questo. Purtroppo, però, è così. È un grido di disperazione, ma dalle macerie qualcosa rinascerà: non dobbiamo vivere in una bolla, il caos è appena fuori casa. Bisogna stare in campana.
Dalle macerie si rinasce ma sempre con qualcosa di nuovo, un po’ come il vostro ritorno con il “Sopra le macerie Tour”. Cambierà qualcosa rispetto al passato da un punto di vista di approccio al lavoro?
No non cambierà nulla, siamo sempre quelli e il nostro approccio live è lo stesso e non penso cambierà mai. Finché riuscirò a tenere il ritmo di un live sarà sempre così (ride, ndr). Il nostro è un live di contatto e di impatto e così deve essere: è il nostro modo di esprimerci.
Quindi possiamo aspettarci la classica “ricetta Folkstone”?
Assolutamente, al quadrato!
L’ultima è la domanda da un milione di dollari, te la faccio secca. Ci sarà un nuovo album?
È prematuro parlarne, però, come ti dicevo, è come aprire un cassetto: sono saltate fuori tante idee e abbiamo cominciato a ragionare su cosa fare. Dirti di sì? Non saprei nemmeno io, però di sicuro stiamo lavorando e ci piace farlo. Quando ci siamo sciolti eravamo rimasti a secco di energie e voglia di fare. E invece sono tornate alla grande!
Grazie per questa chiacchierata, ora lo posso scrivere: bentornati. Lascio a te le ultime parole per i vostri fan…
Posso solo che ringraziarvi tutti, altro non posso fare. Mi è sembrato di far parte della vita di tante persone, nel mio piccolo è una grande cosa. Grazie mille veramente!
Articolo di Federico Bianchini