L’intervista. Roberto Saviano: “Il silenzio sulle mafie è il più grande favore che si possa fare alle organizzazioni criminali”
Il Teatro Maria Caniglia di Sulmona, come ultimo appuntamento della rassegna “Oltre la stagione” di Meta Aps, ospiterà questa sera in anteprima nazionale Roberto Saviano che accompagnerà il pubblico attraverso un viaggio inedito nella vita intima del potere criminale con il recital “APPARTENERE la vita intima del potere criminale” – prodotto e distribuito da Sava’ Produzioni Creative e tratto da “Noi due ci apparteniamo” edito da Fuoriscena-.
Cos’è il sesso per le organizzazioni mafiose? Opportunità di controllo, sopraffazione, strumento per creare nuove alleanze o per distruggerne di vecchie, stigma o vanto, esaltazione o vergogna? Con questo nuovo accecante caleidoscopio di storie, facce, racconti inconfessati, Roberto Saviano disegna un quadro preciso, spesso romantico, talvolta atroce, della criminalità organizzata alle prese con la questione più spinosa e delicata che le si possa presentare: quella del sentimento e del sesso.
Leggi anche: I Subsonica a Roma in un viaggio visionario e musicale senza tempo [Live Report]
La tournée proseguirà poi a Roma presso l’Auditorium della Conciliazione, a Torino presso il Teatro Colosseo, a Genova presso il Politeama Genovese, a Milano presso il TAM Teatro Arcimboldi e a Bologna presso il Teatro Duse.
Ne abbiamo parlato con Roberto Saviano in questa breve intervista
Come nasce l’idea di portare in scena, su un palco, il rapporto tra amore, sesso, sentimenti e il potere criminale, protagonisti già del suo libro “Noi due ci apparteniamo”?
Nasce da una esigenza personale. Nasce dall’esperienza bellissima di Napoli dello scorso ottobre. Sono stato due settimane al Teatro Bellini in scena con Mimmo Borrelli con Sanghenapule: giorni incredibili! Il teatro, merito anche e soprattutto dei fratelli Russo che lo dirigono egregiamente, ha fatto il sold out per tutte le date. Mi è capitato che mi chiamassero amici per venirci a vedere e c’era posto solo nella mitica piccionaia. I giorni in teatro sono stati magici: io avevo bisogno di quel calore. Ero stato da poco in tribunale per il processo Meloni, finito con una condanna particolare: condannato con il riconoscimento della giudice dei «motivi di particolare valore morale» della mia critica. Insomma, la schizofrenia di ciò che mi era accaduto necessitava calore umano, un calore che solo il teatro sa dare. Così, ho pensato che sarebbe stato bello per me ripetere l’alchimia con un tema che mi interessa moltissimo e su cui ho voluto scrivere un libro. Sesso e amore nelle mafie hanno una declinazione che non è assolutamente secondaria nelle dinamiche criminali. So che il tema mafie, per responsabilità politiche e giornalistiche non gode di attenzione, ecco perché ho deciso che fosse arrivato il momento di riproporlo da una prospettiva differente e inedita.
È di qualche giorno fa la notizia del “pentimento” di Sandokan, che peraltro riguarda un carcere qui vicino, quello dell’Aquila: che impatto ha avuto e potrebbe avere questo evento sulle dinamiche della camorra? È preludio a una nuova fase storica dei Casalesi e di una loro evoluzione?
Dopo 26 anni di 41bis è difficile credere che una collaborazione possa davvero essere cruciale, perché è difficile credere che sia avvenuta per necessità diverse dal freddo calcolo. Intendiamoci, dietro ogni collaborazione c’è calcolo, ma a caldo è diverso, dopo pochi mesi o settimane dall’arresto è un conto; dopo 26 anni la sensazione netta è che Sandokan si voglia fare la vecchiaia fuori da una cella. I magistrati che stanno gestendo la sua collaborazione sapranno valutare al meglio.
A Sulmona l’anteprima nazionale del suo recital. Che tipo di reazione e coinvolgimento aspetta dal pubblico su un tema così delicato e importante come quello che porta in scena (e che però in questo periodo storico difficilmente trova spazio sui principali canali della tv italiana)?
Mi aspetto innanzitutto una presa di coscienza sulla gravità della mancanza di attenzione. Non è che se smettiamo di parlare di mafie, i capitali criminali smettono di inquinare l’economia legale. È l’esatto opposto: il silenzio sulle mafie che stiamo vivendo in questi ultimi anni, è il più grande favore che politica e informazione possano fare alle organizzazioni criminali. Soprattutto in tempo di crisi economica, come quello che stiamo vivendo. C’è una tale assuefazione che nemmeno più il sangue versato genera scandalo: a Napoli, nel quartiere del Diego Armando Maradona, Fuorigrotta, qualche giorno fa una donna è stata ferita in uno scontro a fuoco in un parchetto tra scivoli e altalene, in pieno giorno. Una guerra tra clan per il controllo delle piazze di spaccio. La notizia è stata trattata come fosse un fatto del tutto marginale, e parliamo della terza città d’Italia totalmente mangiata dai capitali criminali. Interroghiamoci sul modo in cui esercitiamo pressione sulla politica per capire come ormai l’antimafia sia solo un’arma politica da utilizzare contro gli avversari. E mentre i partiti politici si combattono con le armi del giustizialismo, le mafie sentitamente ringraziano.
Leggi anche: Intervista. Swanz The Lonely Cat e l’influenza di Shakespeare in “Swanz The Lonely Cat’s Macbeth”