[L’intervista] Roberta e Jacopo tra sarcasmo e un pizzico di nostalgia
Roberta e Jacopo: la nuova coppia di attori approdata sul web per raccontare con sarcasmo i disagi della vita di tutti i giorni.
Roberta nasce a Domodossola nel 1992. Intorno ai quindici anni scopre la passione per il teatro e si iscrive a un corso che la aiuta a capire che quella è la sua strada. Per tale ragione, si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia Eutheca (European Union of Theater and Cinema). È qui che incontra Jacopo, nato a Cerveteri nel 1990, anche lui amante della recitazione. Questa è un’arte che incomincia a esplorare per caso nel 2008, durante il periodo scolastico. Dopo tre anni di percorso amatoriale, Jacopo fa la stessa scelta di Roberta.
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Come inizia l’idea di fare video sui social?
R: Cercavamo un pubblico, perché inserirsi nel teatro non è facile. Avevamo molte idee ma nessuno a cui farle vedere.
J: Roberta ha trascinato me nei social. Lei, con grande lungimiranza, avrebbe voluto iniziare nel 2020, ma io sono un po’ controcorrente. Quando ho deciso di darle retta era già il 2023. Potevamo essere i re dell’Instagram, invece ora è tutto in salita per “Roberta e Jacopo”.
Avete preso ispirazione da qualcuno? Ci sono attori a cui vi ispirate?
R: No. Siamo ovviamente fan di teatro-cinema e in una certa misura anche dei social. Sicuramente si percepiscono delle influenze, magari indirette, molte delle quali derivano da Aldo, Giovanni e Giacomo. In fondo ce li abbiamo nel cuore.
J: Per quanto mi riguarda aggiungerei i Monthy Phyton come fonte di ispirazione. Inizialmente l’idea era quella di rimanere monoargomento, ma ci siamo resi conto che non fa per noi perché ci stufiamo facilmente! Abbiamo tante idee e ci piace il fatto che, chi viene sul nostro profilo, possa spaziare e imbattersi in diversi argomenti. Ci lasciamo ispirare dalla quotidianità.
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Come reagiscono le altre generazioni alla vostra comicità?
J: Reagiscono come ti aspetteresti. Sicuramente le persone che più ci seguono sono quelle appartenenti alla nostra generazione (Millenial). Nel tempo abbiamo recuperato un po’ di generazione Z. Ma, in linea generale la fascia d’età 18-45 è la più presente sui nostri profili. Anche se raramente capita di ricevere commenti da gente ancor più grande.
R: In genere abbiamo un riscontro positivo e per questo ci reputiamo fortunati. Ovviamente riceviamo anche commenti negativi, ma non sono tanti e vengono attirati dai video che vanno più virali, in particolar modo se trattano temi divisivi.
È molto ricorrente il tema delle difficoltà giornaliere. Secondo voi perché noi, generazione di oggi, e in questo caso soprattutto voi non riuscite ad essere ascoltati al 100%?
R: A noi sembra che la nostra generazione non abbia i canali per essere ascoltata. Sembra che essa parli a se stessa. Ovviamente ci sono delle zone grigie; ad esempio, al contrario delle altre generazioni la nostra scompare. In tv non c’è, in politica non c’è… noi non esistiamo.
J: Io credo che la nostra generazione sia stata risucchiata da una sorta di buco nero esistenziale. Abbiamo vissuto gli anni ’90 come un periodo di grande ottimismo, in cui si pensava al futuro come una possibilità. Poi l’11 settembre. Poi la crisi economica. Fine delle certezze. Noi che eravamo bambini, siamo passati dal vivere in un mondo che credevamo pacifico ad uno senza sbocchi. Io questa cosa sulla mia pelle l’ho sentita molto. Se guardo indietro mi rendo conto che nella mia vita c’è stato come uno “scalino” e penso sia un fenomeno abbastanza comune. Oltre all’impossibilità di parlare, è come se fossimo rimasti senza voce.
R: Nella nostra fase formativa vedevamo la figura del trentenne come realizzata. Ad oggi il trentenne si ritrova ad affrontare le stesse difficoltà del ventenne. Io non vedo molte differenze.
Solitamente veniamo presi in giro perché siamo ossessionati dai film Disney, da Harry Potter, ecc. Cosa ne pensate?
J: Io in realtà, come tutti i bambini della mia età, sono cresciuto con i film Disney, ma poi non sono diventato un nostalgico, sono nostalgico solo di quelli che piacevano a me. Sono cresciuto senza Harry Potter, l’ho recuperato da grande con Roberta. Forse sono un bambino degli anni ’90 un po’ atipico ma vorrei specificare che sono cresciuto nel Lazio, dove avevamo la possibilità di guardare Super3, un canale che trasmetteva anime sconosciuti altrove. Sono molto affezionato a quei cartoni.
R: Io sono figlia della mia generazione. La Disney ce l’ho nel cuore ma Harry Potter è un tunnel dal quale non sono uscita. Penso di aver iniziato ad appassionarmi alla saga nell’età giusta (11-12 anni) tanto che l’ultimo film è uscito parallelamente al mio esame di maturità. È stata la fine di un’era, quindi mi sono detta “e ora?“.
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Pensate possa esserci un’unione tra Millenial e Gen Z?
Assolutamente sì, proprio perché alla base ci sono problemi comuni. Per quanto riguarda i social possiamo solo imparare da loro, sia da un punto di vista tecnico che artistico. A livello umano sembrano più svegli e reattivi di noi.
La Gen Z è nata nel vivo di questioni importanti e si è subito adeguata ai ritmi del mondo di oggi. L’approccio di noi Millennial, invece, si potrebbe definire più graduale.
In un’Italia ideale quale ruolo vorreste ricoprire?
J: Io vorrei essere il cittadino attivo che non sono attualmente. Non mi sento parte attiva dell’economia, né della politica del Paese. Vorrei sentire di far parte dell’Italia, invece mi sento trascinato in giro come un bagaglio, o peggio, come un bambino che ti porti sul sedile posteriore della macchina e non può dire nulla. Se andrà bene, molti di noi diverranno parte attiva una volta raggiunta la mezza età. Tutto il meglio che avremmo potuto dare in gioventù sarà consumato.
R: Noi saremo parte attiva in relazione alle generazioni future, probabilmente non nella stessa misura in cui lo sono stati i nostri genitori per noi. La speranza a cui possiamo aggrapparci risiede nelle generazioni che ci seguiranno e che forse avranno le possibilità che a noi vengono negate di cambiare il sistema.
Prossimi progetti?
R: Stiamo lavorando ad uno spettacolo che dovrebbe essere pronto per la fine dell’anno. Essendo questo il nostro primo approccio all’ideazione di questo genere di progetto, vogliamo dedicargli il giusto tempo. Non amiamo improvvisarci e ci teniamo a creare un qualcosa di valore. In fondo di spettacoli comici ce ne sono tanti e vogliamo provare a fare la differenza.