[L’intervista] – Martino Palmisano porta in scena “Ospiti”
L’8 marzo alle ore 21 sul palco del Castello Orsini di Avezzano andrà in scena “Ospiti”, commedia divertente, cinica e romantica diretta da Martino Palmisano, prodotta dalla compagnia di Milano Baroni Rampanti.
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In “Ospiti” i tre protagonisti, Sara, Leo e Franco – interpretati da Manila Barbati, Francesco Campari e Andrea Bonati – vivono l’amore come la più impegnativa delle loro attività, sia che lo inseguano, sia che lo fuggano, sia che lo sminuiscano. Alla base dei loro comportamenti c’è la convinzione che, quando si è innamorati, ognuno dia contemporaneamente il meglio e il peggio di sé.
Abbiamo approfondito l’argomento in un’intervista con il regista Martino Palmisano.
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L’intervista a Martino Palmisano
Cosa l’ha portata a scegliere di mettere in scena “Ospiti” di Angelo Longoni?
Cercavo qualcosa di contemporaneo, ma prima che il testo, in realtà avevo scelto l’autore: Angelo Longoni, per la sua ironia e la sua eleganza. Gli dissi: “Ho 3 ottimi attori, 2 uomini e 1 donna, che cos’hai per me?” Lui mi mandò il copione, lo lessi, insieme al cast; ci piacque subito… ed eccoci qua.
Qual è stato il suo approccio al testo?
Longoni è a sua volta attore e regista; aveva già scritto il testo pensando alla messa in scena nei minimi dettagli e con un occhio moderno; non era necessario fare adattamenti o personalizzazioni.
Si è ispirato a qualcuno per la caratterizzazione dei personaggi nella messa in scena?
Siamo stati fedelissimi al testo originale, ma ho anche accolto molte gag che gli attori, improvvisando, hanno aggiunto, prova dopo prova. Si parla d’amore, in varie forme. Non occorre andare lontano per trovare una ispirazione, in tema d’amore. Tutti noi, compresi gli attori, abbiamo sperimentato a volte l’egoismo, il disincanto, l’ossessione, altre volte ci siamo lasciati andare senza farci troppe domande.
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Come reagisce il pubblico di fronte alla comicità dell’amore?
Il pubblico ride molto, perché si identifica in Leo, Franco e Sara. A volte ride direttamente, con spensieratezza e allegria; altre volte ride, perché – come dice il personaggio di Leo – “non c’è nulla di più comico dell’infelicità”!
Nello spettacolo vengono presentati diversi aspetti dell’amore, tra cui l’incapacità di scindere la passione dalla molestia. Si può ridere di questo nella società odierna?
Se la risata è veicolo di consapevolezza, assolutamente sì. Il personaggio di Franco, “lo stalker” viene ben descritto, analizzato e, alla fine, ridicolizzato. Il suo esempio perde: questo è chiaro.
In questo senso “Ospiti” può definirsi uno spettacolo “impegnato” oppure si tratta di pura e leggera comicità?
Con pura e leggera comicità ci impegniamo a far riflettere.