L’intervista. Filippo Nigro inaugura la stagione dello Zambra di Ortona con “Every Brilliant Thing”
Sarà “Every Brilliant Thing” con Filippo Nigro ad inaugurare la stagione teatrale 2023/24 del Cinema Auditorium Zambra di Ortona. Lo spettacolo, proposto da Unaltroteatro di Arturo Scognamiglio e Lorenza Sorino, andrà in scena il 15 ottobre alle 20.45 e si basa sull’opera teatrale dello scrittore britannico Duncan Macmillan scritta nel 2013 assieme a Johnny Donahoe (che ne è stato anche il primo interprete).
Nel 2021 viene messo in scena in Italia, nella traduzione di Michele Panella con la regia a quattro mani di Fabrizio Arcuri e Filippo Nigro, anche attore protagonista dello spettacolo, per la coproduzione di CSS Teatro stabile di innovazione del FVG e Sardegna Teatro.
Nello specifico Filippo Nigro, uno dei più interessanti attori del cinema e del teatro italiano, porta in scena un racconto di autofiction scandita da “liste di cose per cui vale la pena vivere”, nel tentativo di fornire alla madre un inventario di possibilità per cui valga la pena vivere; una lista che si allunga con il tempo, dall’infanzia alla vita adulta, fino ad enumerare un milione di valide ragioni.
La lista che ne esce, e che il protagonista condivide con chi lo ascolta, con tono confidenziale, coinvolgente, intimo, è imprevedibile, emozionante e personalissima, fatta di episodi e aneddoti catturati al volo: Every Brilliant Thing dà vita a un racconto/confessione umano e informale di momenti speciali, illuminazioni, piccole manie, incontri, emozioni e attimi indimenticabili, durante il quale viene messo sempre più a fuoco il rapporto con il padre, con il primo amore, il fallimento del matrimonio, la ricerca di aiuto nei momenti di difficoltà.
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Alla fine, la lista, più che alla madre, sarà stata utile a se stesso almeno a comprendere che “…se vivi tanto a lungo e arrivi alla fine dei tuoi giorni senza esserti mai sentito totalmente schiacciato, almeno una volta, dalla depressione, beh, allora vuol dire che non sei stato molto attento!”.
Con la complicità di alcuni spettatori chiamati a dare un piccolo contributo per far sì che i ricordi del passato prendano vita e, attraverso una scrittura dal ritmo sempre serrato e divertente, Every Brilliant Thing riesce a toccare con sensibilità e con una non superficiale leggerezza un tema delicato e complesso come la depressione.
Ne abbiamo parlato con il protagonista, Filippo Nigro.
In che modo si è approcciato al testo di Duncan Macmillan per la messa in scena dell’omonimo spettacolo “Every Brilliant Thing”?
Quando l’ho letto la prima volta mi ha entusiasmato e divertito e ho pensato che era un testo davvero interessante da proporre. La sua caratteristica è che non è un monologo anche se in scena sono da solo e questo me lo ha fatto amare da subito. Prevede molta interazione con il pubblico ed è stato difficile fare le prove senza la controparte che ha un ruolo molto attivo nella vicenda. L’approccio è semplice, sono io che lentamente divento questo personaggio che incontra altri personaggi che però sono gli spettatori. Insomma e’ un’esperienza, per me e per tutti.
Una lista di cose per cui vale la pena vivere per combattere depressione, solitudine, frustrazioni o tristezze che la vita ci pone quotidianamente di fronte. Davvero si ha così il bisogno di ricordarsi giornalmente della bellezza che si ha intorno per stare meglio?
Come si evince dal testo non è una questione di bellezza ma di priorità, spesso molte cose della vita di tutti i giorni ci distraggono dalle priorità e sembra che diventino più importanti e invece non hanno realmente valore anzi ci allontanano da quello che è davvero importante. Questo è un pò il senso della lista, ricordare sempre le cose che ci fanno stare bene e riorganizzare continuamente le priorità.
Della lista che il protagonista stila, in prima istanza per la madre, c’è un motivo o una ragione di vita che sente più vicino, che condivide particolarmente?
La lista è stilata nel corso di più di quarant’anni quindi viene data importanza a cose in base agli anni anagrafici in cui sono state scritte. Certamente hanno tutte valore, ma è relativo: a sette anni si dà importanza a cose molto diverse di quando se ne hanno 30 o 40.
A suo avviso, quanto l’epoca iperattiva e spasmodica in cui viviamo, che ci impone ritmi serrati e veloci, influisce sullo stato d’animo delle persone?
Sul mio sicuramente. Ma col tempo ho imparato a non lasciarmi sopraffare, bisogna trovare delle strategie per non lasciarsi travolgere dalla centrifuga.
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Nel corso delle diverse messe in scena, qual è stata la risposta degli spettatori? Durante lo spettacolo come vengono coinvolti?
La cosa più interessante e divertente è che davvero le reazioni sono sempre diverse e imprevedibili e questo rende ogni replica davvero unica e irripetibile. E’ impossibile in questo poco spazio riassumere le tante occasioni e emozioni che ci siamo scambiati in questi anni e di replica in replica. Ogni cosa successa da quella più piccola a quella più eclatante ha reso prezioso ogni momento dello spettacolo e io sono davvero stupito di quanta generosità e empatia ho avuto in dono nelle tournée.
Se dovesse stilare una lista di motivi per cui vale la pena venire a teatro, cosa scriverebbe?
Beh una su tutte: è un’esperienza. Andare a teatro è la sensazione di star a condividere qualcosa, si sta lì nello stesso tempo e nello stesso spazio, si patiscono le stesse tensioni e si beneficia degli stessi divertimenti, tutti insieme e in tempo reale, ci dà davvero la sensazione, anche se temporanea, di essere in una comunità.
Con la collaborazione di Sara Paneccasio