L’intervista: Daemia presenta l’album di debutto dal titolo Bluedo
Bluedo è il primo lavoro discografico di Daemia contenente 9 brani scritti e composti tra Benevento e Parigi e registrati a Napoli. È un album New-soul e Contemporary R&B con influenze hip-hop, funk ed elettronica. Dal respiro internazionale e contemporaneo, il disco sfugge a una chiara definizione dal punto di vista deigeneri, mentre la parte lirica, e quindi i testi, riveste un ruolo fondamentale, mostrando l’animo cantautorale del progetto.
I temi principali di Bluedo sono la notte, come momento di euforia, ma anche di riflessione e tensione verso qualcuno o qualcosa di lontano. Protagonista è anche la necessità di uscire fuori da se stessi e guardarsi da lontano con l’intento di raggiungere una maggiore consapevolezza. Ma non mancano temi come la nostalgia e la lontananza, l’immortalità, la connessione con la natura e l’amore, analizzati attraverso una voce introspettiva, madre dei pensieri dell’intero lavoro discografico.
Come potremmo presentare Daemia ai nostri lettori? Come nasce questo nome d’arte?
Mi piace scrivere canzoni e fare esperimenti. Questo progetto è espressione di queste passioni. Il nome Daemia è collegato all’origine del mio nome (Damiano). Ho scelto questo nome perché lo sentivo vicino alle caratteristiche che volevo dare al progetto.
L’album d’esordio ha per titolo un neologismo: cos’è la “Bluedo”? (Perché ne parliamo al femminile?)
La Bluedo rappresenta nel mio caso una fase di passaggio artistica e personale e ovviamente anche una sensazione. Si connette al concetto di Blu alchemico, che è proprio una sottofase che si pone tra il buio e la luce, tra la notte e l’alba.
Parliamo della copertina del disco: indossi un’armatura sotto il cappotto?
Sì, è una armatura. Era pesantissima. L’ho indossata per comunicare la sensazione di battaglia con se stessi, anche quando si crea qualcosa. Esprime anche il senso di ricerca, di crescita attraverso l’inizio o il completamento di un percorso.
Mentre sul retro abbiamo un drago, una sorta di labirinto, un occhio…
È un labirinto a forma di drago. Affrontarlo vuol dire raggiungere un nuovo livello di consapevolezza, una nuova visione delle cose. Questo disco ha rappresentato per me un percorso di ricerca interiore. È tutto collegato : L’armatura, il drago, il labirinto. È un concetto.
Tra sfumature new-soul, contemporary r&b, hip-hop, funk ed elettronica, il disco sfugge ad una chiara definizione di generi… ti ispiri a qualcuno in particolare per creare la tua musica?
Mi ispira la musica in tutte le sue forme, non ho limiti in termini di generi musicali. A pensarci bene non amo neanche definire la musica. Mi piace moltissimo James Blake per fare un esempio. Anche il cantautorato italiano è stato importante.
Come nascono i tuoi testi? Ce n’è uno che ti rappresenta più di tutti?
I testi nascono da quello che ho dentro, dalle mie sensazioni del momento, o da quello che mi gira realmente intorno. Sono autentici. In genere vivo e poi scrivo. Poi li metto insieme alla musica, rielaboro. Tutti i brani dell’album mi rappresentano, rappresentano diversi me in diversi momenti o diverse situazioni. In base a come mi sento in questo preciso momento, quindi, un brano mi rappresenta più degli altri. In questo momento è “Estate” , quando questa intervista verrà pubblicata sarà boh … “Dardi” ?
In che senso Bluedo è un album “notturno?”
La notte è un tema ricorrente nell’album e nelle canzoni. Le canzoni sono ambientate di notte. Me ne sono accorto alla fine del processo di creazione del disco. Ed è bello. Sarà che mi piace, sarà che voglio uscirne, non so. Molte delle idee relative alle canzoni sono state vissute di notte comunque, forse è questo.
Nei tuoi brani torna spesso un bisogno di guardarsi da lontano, con “Altri due occhi”, di “uscire da qui”: in un’epoca in cui abbiamo i più innumerevoli dispositivi per vedere la nostra immagine e quella degli altri, abbiamo bisogno dello sguardo altrui per guardarci dentro o per farlo un po’ meno?
Abbiamo bisogno del nostro sguardo prima di tutto. Delle volte è importante fare un passo indietro e guardarsi da lontano per capire meglio noi stessi per poi tornare con una maggiore consapevolezza. Tutto parte da dentro. Poi è importante lo sguardo di alcune persone preziose, solo di quelle che contano davvero. Viviamo nel rumore, spero che “Bluedo” sia invece un bel suono.