L’intervista – Baschira: “I Ratti esprimono il sudiciume di questa società capitalista e della politica italiana”
Ratti è il nuovo singolo del cantautore bolognese Baschira, prodotto da Alka Record Label, disponibile in radio e streaming.
Il brano esplora la complessa storia della politica italiana e vede la collaborazione di un team affiatato di artisti, tra cui il co-autore Filippo Marchioni, il produttore e arrangiatore Michele Guberti, e i musicisti Mauro Rolfini al clarinetto e sax e Angelica Foschi alla fisarmonica.
Con la sua voce unica Baschira offre un’esperienza musicale coinvolgente e testi pungenti. Ratti cattura l’essenza delle dinamiche politiche italiane, esplorando il caos, la corruzione e le vicissitudini che caratterizzano il panorama politico. I versi incisivi, le melodie coinvolgenti e le brillanti produzioni di questo gruppo di briganti creano un brano che stimola la riflessione e invita all’azione.
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L’intervista
Come potremmo descrivere in poche parole Baschira ai nostri lettori?
Baschira è un progetto di condivisione musicale che mira a dar voce alle storie dimenticate e ignorate.
La storia dietro il suo nome d’arte è curiosa: spieghiamola meglio.
Baschira è il nome dialettale di Prospero Baschieri, un brigante vissuto nei primi dell’800. Era un brigante anomalo che non amava la violenza. Difese i contadini dalle angherie dei soldati francesi. Passò alla storia come un brigante perché la guerra la vinse Napoleone, ma fu il difensore dei più deboli finché non l’uccisero.
Come potremmo definire il suo stile?
Il mio stile di scrittura si ispira ai grandi cantautori italiani, specialmente De André, ma anche Modugno e Carosone. I testi di questi ultimi brani in particolare sono stati scritti in collaborazione con il mio amico Filippo Marchioni. Mentre per quanto riguarda la musica prendo spunti dalla musica popolare internazionale, anche se la critica mi ha gentilmente paragonato al genere di Vinicio Capossela. Questi ultimi brani sono stati arrangiati e prodotti insieme a Michele Guberti, che è stato capace di dare questa nuova sonorità anni ’90 alle canzoni.
Vivere l’Italia da lontano ha influenzato il contenuto delle sue canzoni? In particolare la città di Amsterdam influenza la sua musica?
La città di Amsterdam mi consente facile accesso ad una comunità di musicisti internazionale che si distingue in ogni genere musicale. Sicuramente la realtà italiana vista da una prospettiva diversa apre la mente ad una descrizione più libera e distaccata, certamente più sopportabile.
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Freud diceva “Quando l’ispirazione non viene da me, mi porto a metà strada per incontrarla“: cosa fa Baschira per incontrare l’ispirazione?
Leggo Jung.. Scherzi a parte, non faccio nulla di eccezionale, aspetto che qualcosa stimoli la mia immaginazione, che le mie mani si muovano da sole sulla chitarra. Ascolto le storie delle persone che mi circondano, ne traggo le mie riflessioni. La scrittura dovrebbe essere naturale, spontanea, a parer mio ogni forzatura è dovuta a necessità che con il messaggio artistico non hanno niente a che vedere.
Protagonisti del suo ultimo brano sono i ratti. Banksy li ha scelti come icona metaforica “perché esistono senza chiedere il permesso“. Lei invece?
Anche per me sono una metafora, per vari motivi. Mia nonna da bambino mi spiegava che i topi sono ladri eccezionalmente furbi. Non ti accorgi del loro passaggio finché non è rimasto più nulla, solo l’involucro esterno. I ratti in particolare esprimono il sudiciume di questa società capitalista e della politica italiana. In questo senso forse si potrebbe leggere un parallelismo con l’utilizzo che ne ha fatto Bansky.
In questo brano canta “Se hai paura di vivere hai già smesso di esistere“. Come combatte questa paura Baschira?
Provando a vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo.
Nel brano Il Biondo, che sfiora i 20000 ascolti, canta “E attira sempre più attenzione/ ribalta tavoli e poltrone usa/ l’ego-fono piramidale che inchioda Brian sulla croce“. A cosa si riferisce?
Intendo che l’attenzione delle persone è in vendita, per chi se la può permettere. Mi riferisco ai banchi dei mercanti nel tempio, ai tavoli e le poltrone che sono saltate in Italia per ingerenze straniere alcune eclatanti come Mattei. L’egofono è lo smartphone, simbolo della schiavitù moderna, o schiavitù alla moda; che amplifica il nostro narcisismo e desiderio di appartenenza. Smartphone che modella le nostre menti e attraverso il quale si trova sempre un colpevole o un messia, come nel film di Monty Python Brian di Nazareth. Nel videoclip durante questa frase c’è una doppia citazione cinematografica. Oltre a quella dei Monty Python ce n’è una visiva anche al meraviglioso The Wall dei Pink Floyd.
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Come risponderebbe alla domanda che pone a chi ascolta la sua Biglietto: Ma tu quanta voglia hai di conformarti?
Nessuna voglia, infatti veniamo costretti. Ultimamente utilizzando oltretutto biechi ricatti morali. La domanda è ovviamente una provocazione.