L’intervento: l’insostenibile leggerezza del voucher
Nuovo intervento della battaglia legale condotta dall’avvocato Gianluca Spera contro il sistema dei voucher, imposti da alcune major della distribuzione e vendita degli spettacoli live, al posto del rimborso. Queste le sue riflessioni anche alla luce della presa di posizione di Paul McCartney di fronte all’appello dei fan italiani, costretti a battaglie legali per poter riavere indietro i soldi dei tagliandi anziché convertirli in altri biglietti per concerti di altri artisti.
Così Spera sul suo blog: Mr. Hopes Stories
Nella giornata in cui si sarebbe dovuta tenere la prima delle due date italiane di Paul McCartney, quella di Napoli, è arrivata una vera e propria mazzata per l’industria dei concerti e il governo che ha avallato la pratica assurda dei voucher.
A sferrare il colpo lo stesso Sir Paul con un post al vetriolo sulla sua pagina facebook:
“È veramente scandaloso che coloro che hanno pagato un biglietto per uno show non possano riavere i loro soldi. Senza i fan non ci sarebbe musica dal vivo.
Siamo fortemente in disaccordo con ciò che il governo italiano e Assomusica hanno fatto. A tutti i fan degli altri Paesi che avremmo visitato quest’estate è stato offerto il rimborso completo. L’organizzatore italiano dei nostri spettacoli ed i legislatori italiani devono fare la cosa giusta in questo caso.
Siamo tutti estremamente dispiaciuti del fatto che gli spettacoli non possano avvenire ma questo è un vero insulto per i fan”.
Parole durissime che non avrebbero lasciato spazio a repliche di sorta. Invece, come al solito, è intervenuto l’onnipresente Mimmo D’Alessandro, l’ormai noto organizzatore di eventi live, che, invece di prendere atto della reprimenda e incassare il colpo, ha rilanciato da par suo. “Paul e il suo staff erano perfettamente a conoscenza delle normative vigenti in Italia al riguardo: nel momento in cui ha deciso di cancellare i due concerti, avrebbe potuto escogitare e adottare le soluzioni che gli sembravano più idonee”. Come dire: è tutta colpa di Paul, mica nostra o del governo che ha deciso di espropriare i fans dei loro soldi. Intanto, D’Alessandro non si perde affatto d’animo e lancia una proposta alquanto bizzarra per rispondere alle critiche ricevute: rimborsare un voucher a due anni dall’emissione in caso di mancato utilizzo.
Una soluzione geniale: un prestito di ventiquattro mesi a fondo perduto, senza interessi, senza garanzie, insomma una cambiale scritta con l’inchiostro magico. Chissà perché non ci aveva pensato ancora nessuno. Più che un voucher, al malcapitato acquirente resterà tra le mani un inutile souvenir di un concerto solo immaginato.
Peraltro, dai dati forniti dai promoters dei concerti, pare che su 44 mila biglietti venduti per le date di Paul McCartney siano stati emessi poco meno di 18 mila voucher. Questo significa che almeno la metà delle persone si prepara alle inevitabili azioni giudiziarie. A maggior ragione dopo aver letto le dichiarazioni del presidente di Assomusica, Vincenzo Spera, rilasciate alla rivista Rockol: “C’è un settore che sta rischiando di sparire e che non sa quando potrà riaprire”. Cioè, a questo settore che teme il fallimento e non ha nessuna idea di quando sarà in grado di organizzare concerti, può essere mai elargito un prestito senza alcuna garanzia? Si rendono conto i ministri, i parlamentari della maggioranza (ma anche quelli dell’opposizione che si dimostrano quanto meno distratti in questa fase) che guazzabuglio è stato creato con una norma illegittima, contraddittoria, iniqua, arbitraria e molto probabilmente inapplicabile dai giudici investiti dalle domande di rimborso?
Forse, per questo, s’è destato anche il mite ministro Dario Franceschini che ha stretto ulteriormente nella morsa promoters e Assomusica. Il titolare del dicastero per i beni e le attività culturali, scosso dalle dichiarazioni seccate dell’ex Beatles che lascia intendere la sua intenzione di cancellare il Belpaese dai suoi prossimi tour, per contenere l’enorme danno d’immagine e attenuare la figuraccia planetaria, ha fornito un’interpretazione autentica dell’arcinoto e azzeccagarbugliesco art. 88 del Decreto Cura Italia: “È evidente che la ratio della norma è che il voucher valga solo per un concerto dello stesso artista e che se questo non si terrà, lo spettatore avrà diritto al rimborso. Il Parlamento credo potrà intervenire in sede di conversione per togliere ogni dubbio interpretativo sulla norma”. Quindi, fermi tutti: non avevamo capito niente. A dar credito alle parole del ministro, non ci sarebbe alcun titolo per trattenere le somme versate per l’acquisto dei biglietti di concerti cancellati, tra cui quello di Paul McCartney, che andrebbero immediatamente restituite.
Certo, di fronte al muro eretto dall’industria musicale recalcitrante rispetto alle diffide già ricevute e in attesa del quanto mai opportuno intervento del Parlamento, non resta che far partire le azioni giudiziarie rafforzate non solo dalle sempre più solide argomentazioni giuridiche ma adesso anche dalle parole del ministro e da quelle di McCartney che va solo ringraziato per aver rimesso in riga il governo italiano. Questo a conferma che il rock possiede veramente una carica rivoluzionaria nei suoni, nei testi e nei suoi interpreti. Almeno quelli che non hanno paura di sostenere una giusta causa.