Lino Guanciale e l’elogio dell'(anti)eroe: sold out per Itaca al TSA
Una stagione, quella del TSA dell’Aquila, che chiude con un altro sold out. Il capoluogo ha ospitato Lino Guanciale con “Itaca” per ben due appuntamenti. Lo spettacolo, della Stefano Francioni Produzioni con la regia e le musiche di Davide Cavuti, è un vero e proprio viaggio attraverso aneddoti, luoghi, personaggi del cinema e del teatro e colonne sonore indimenticabili.
Il fulcro su cui ruota l’opera è l’eroe (o antieroe, a seconda dei punti di vista) epico, Ulisse. Il componimento di Kavafis ,“Itaca”, segna l’inizio di un percorso prossemico che disegna distanze tra mare e sentimenti, luoghi e persone. L’attore abruzzese calca il palco come se fosse l’azione più naturale al mondo, dipinge le emozioni con una spontaneità disarmante, inserendo, tra un canto XXVI Dantesco ed un elogio a Ennio Flaiano, passando anche per Totò, racconti autobiografici.
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La normalizzazione della figura di Ulisse ha la meglio sul pubblico che viene esortato alla riflessione, quella vera e non meramente letteraria. Il mare fa da sfondo nella trasposizione di immagini poetiche, nella lettura di opere di Ungaretti, Pascoli, Pasolini e altri illustri autori.
Siamo tutti un po’ come Ulisse, viaggiatori insistenti con la paura di naufragare in un Oceano di verità scomode, di realtà opprimenti. Siamo tutti un po’ come la flotta che segue l’eroe in mare, dimenticati o poco considerati, attori dagli immensi sforzi relegati a ruoli che non ci rendono la giustizia che meritiamo. Ecco, Lino Guanciale apostrofa egregiamente il sentimento comune, restituendo agli spettatori l’essenza pratica della poesia. Non si tratta di pragmatica o di volgarizzazione dell’arte ma dell’esatto contrario. Un’artista ha il compito di descrivere attraverso l’arte i pensieri dell’essere umano restituendone un senso condiviso e alto.
Ogni parola pronunciata dall’attore è un brivido, un graffio al cuore, una carezza dell’anima. Una riscoperta culturale che risveglia dall’intorpidimento causato dalla frenesia quotidiana, la meraviglia dell’attesa. Quell’attesa che ha contraddistinto Penelope durante il viaggio di Ulisse, quell’attesa che si avverte proprio sulla bocca dello stomaco l’esatto secondo prima che un’emozione colpisca il cuore. E così accade con la poesia, un climax mai scontato che vale tutte le attese della vita.
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Protagonista di “Itaca” anche la musica di Davide Cavuti che, è il caso di dirlo, lascia a bocca aperta. Le melodie non abbandonano mai la scena e tengono per mano le parole recitate dall’attore in una danza che fa trattenere il respiro. L’apice artistico è toccato dalle note di Itaca di Lucio Dalla, testo di Baldazzi e Bardotti.
“Capitano, che hai negli occhi
Il tuo nobile destino
Pensi mai al marinaio
A cui manca pane e vino?”
Non è semplice rendere per iscritto le emozioni date da un palcoscenico, eppure la tastiera è rovente, indice di un forte coinvolgimento da non sottovalutare.
Il mare, la libertà senza confine, la paura dell’ignoto, la trepidazione della scoperta, tutto questo e molto altro in soli 80 minuti.