Un libro è un bene essenziale: librerie aperte anche nelle zone rosse
Un barlume di civiltà in una fase storica, quella che stiamo vivendo, estremamente buia. La pandemia che ha devastato questo 2020, e che è ancora in itinere, ha arrecato gravi danni al settore della cultura, dello spettacolo e dell’intrattenimento. Tante le attività che hanno chiuso i battenti e migliaia gli appuntamenti dal vivo che sono saltati. Nell’ultimo Dpcm, però, fra le tipologie di commercio al dettaglio che possono restare aperte anche nelle zone rosse (quelle più a rischio), vi sono anche le librerie: “commercio al dettaglio di libri in esercizi specializzati“. In Italia, dunque, a differenza di quanto accaduto in Francia, non chiuderanno. Sono un bene essenziale, appunto.
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“Ringraziamo il governo per aver tenuto conto dei nostri appelli, consentendo l’apertura delle librerie anche nelle zone rosse, e in particolare il ministro Dario Franceschini sempre attento alle esigenze del mondo del libro. I libri sono beni essenziali e, soprattutto in un momento come questo, possono aiutare gli italiani a superare la solitudine e le difficoltà legate alle limitazioni della libera circolazione e della socialità”, dichiarano Paolo Ambrosini, presidente dell’Associazione Librai Italiani (ALI), e Riccardo Franco Levi, il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE)
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“Con la decisione di oggi si sostengono le librerie che stanno subendo una continua erosione di quote di mercato da parte degli store online, un disequilibrio che mette a rischio non semplici negozi, ma presidi sociali e culturali essenziali per le nostre città e, più in generale, per la vita democratica del paese e si rinnova la scelta dello scorso 14 aprile, confermando che quella fu una precisa scelta di politica culturale: l’Italia è cultura e la cultura e il libro possono essere il volano per la ripartenza del paese”.