L’Hallelujah di Cohen non è affar dei repubblicani: gli eredi potrebbero denunciare Trump
Non è andata giù, agli eredi di Leonard Cohen, l’utilizzo della celebre canzone durante l’ultima convention repubblicana. “Hallelujah” è uno dei pezzi più famosi del cantautore statunitense, reso ulteriormente immortale dalla cover di Jeff Buckley contenuta nell’album Grace che ha contributo ad alimentarne il fascino ma anche la popolarità.
Questo giovedì – 27 agosto – una cover del brano, eseguita da Tori Kelly per la colonna sonora del film “Sing”, è stata trasmessa nel corso della serata politica, precisamente nel frangente in cui i fuochi d’artificio spiccavano sopra il cielo del National Mall di Washington dopo che Donald Trump aveva terminato il proprio discorso.
Il problema – se così lo vogliamo chiamare – è che gli eredi di Cohen, anche detentori del patrimonio artistico dello stesso, avevo espressamente vietato che ciò accadesse. Anche se contattati per chiedere l’utilizzo del brano, avevano tassativamente negato il suo utilizzo.
“Siamo sorpresi e sconcertati dal fatto che la convention abbia trasmesso il brano nonostante avessimo specificamente rifiutato la loro richiesta, così come dal tentativo sfacciato di sfruttare e politicizzare Hallelujah, una delle canzoni più importanti del catalogo di Cohen”, ha dichiarato Michelle L. Rice, rappresentante legale della Cohen Estate. “Se avessero chiesto un’altra canzone, You Want It Darker, per cui Leonard ha vinto un Grammy postumo nel 2017, forse avremmo accettato”.
Ma non è andata così e gli eredi dell’artista scomparso il 7 novembre del 2016 a Los Angeles minacciano azioni legali nei confronti dell’attuale presidente degli Stati Uniti. Non è la prima volte che Trump e i repubblicani si vedono vietare l’utilizzo delle canzoni di alcuni artisti internazionali. Bon Jovi, Aerosmith, Rolling Stones, Neil Young, sono solamente alcuni di essi.